Aleppo, città chiave per la risoluzione della guerra civile siriana, è stata quasi ormai completamente conquistata dall’esercito del presidente Bashar al-Assad. A quanto riportano infatti i media controllati dal governo di Damasco e gli attivisti, i ribelli controllerebbero ancora solo una piccola porzione della città. L’agenzia di stampa siriana Sana, citando fonti governative, riporta infatti che i quartieri di Sheikh Saad, Shahadin, Karam al-Afandi, Karam al-Daadaa e Saliheen sono stati riconquistati dall’esercito regolare e che i ribelli che occupavano l’area orientale di Aleppo hanno perso il 90% dei territori sotto il loro controllo. Ora, stando alle stesse fonti, l’esercito sta cercando di concludere l’offensiva e sconfiggere definitivamente i ribelli nelle aree di Sukkari, Mashhad, Amariya e Ansari. La notizia della caduta di Sheikh Saad e Saliheen è confermata anche dall’Osservatorio siriano per i diritti umani. Secondo Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio, infatti: «la battaglia per Aleppo è giunta nella sua fase finale, sono pochissimi i territori ancora in mano ai ribelli e potrebbero essere costretti alla resa da un momento all’altro». _92934366_aleppo_corridors_12_12_16_624map-withoutdarkblue Il successo delle truppe di Assad arriva dopo mesi di lotte condotte strada per strada e con raid aerei condotti con il supporto della Russia, alleata del governo, che hanno ridotto la popolazione allo stremo privandola dei beni di prima necessità. Decine di migliaia di persone, a quanto riporta la Bbc, vivrebbero ancora in stato di assedio, senza avere accesso a cibo, acqua e cure sanitarie visto che gli ospedali sono andati distrutti nei raid aerei delle ultime settimane. Fonti russe affermano che a causa dei combattimenti sono stati sfollati già più di 100mila civili, dei quali 13mila solo nelle ultime 24 ore. Ad arrendersi e deporre le armi, sempre secondo fonti russe e quindi vicine ad Assad, sarebbero stati circa 2.200 combattenti ribelli. Prima della guerra Aleppo era una delle principali città della Siria e un polo industriale e commerciale importante, dopo quattro anni di lotte quello che rimane sono per lo più cumuli di macerie e una situazione umanitaria drammatica. «Nella parte orientale si sta scatenando la fine del mondo. Ovunque edifici colpiti dalle bombe, persone ferite, persone che scappano, persone intrappolate sotto le macerie e nessuno che possa riuscire davvero ad aiutarli» racconta Abdul Kafi Alhamado, un insegnante di inglese intervistato da Bbc News. Mentre la crisi umanitaria si aggrava, la Russia si sta consultando con gli Stati Uniti, sostenitori delle forze ribelli, per definire le modalità di ritiro delle milizie insorte contro Assad e i termini di un cessate il fuoco che garantirebbe alla popolazione civile una via di fuga. Al momento nessun accordo è stato raggiunto, intanto, dal 15 novembre ad oggi, i morti nella zona est della città sono stati almeno 415 fra i civili e 365 fra i combattenti ribelli, nella zona ovest invece si contano circa 130 civili uccidi per lo più a causa di colpi di mortaio o razzi lanciati dagli oppositori del governo centrale.

Aleppo, città chiave per la risoluzione della guerra civile siriana, è stata quasi ormai completamente conquistata dall’esercito del presidente Bashar al-Assad. A quanto riportano infatti i media controllati dal governo di Damasco e gli attivisti, i ribelli controllerebbero ancora solo una piccola porzione della città. L’agenzia di stampa siriana Sana, citando fonti governative, riporta infatti che i quartieri di Sheikh Saad, Shahadin, Karam al-Afandi, Karam al-Daadaa e Saliheen sono stati riconquistati dall’esercito regolare e che i ribelli che occupavano l’area orientale di Aleppo hanno perso il 90% dei territori sotto il loro controllo. Ora, stando alle stesse fonti, l’esercito sta cercando di concludere l’offensiva e sconfiggere definitivamente i ribelli nelle aree di Sukkari, Mashhad, Amariya e Ansari. La notizia della caduta di Sheikh Saad e Saliheen è confermata anche dall’Osservatorio siriano per i diritti umani. Secondo Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio, infatti: «la battaglia per Aleppo è giunta nella sua fase finale, sono pochissimi i territori ancora in mano ai ribelli e potrebbero essere costretti alla resa da un momento all’altro».

_92934366_aleppo_corridors_12_12_16_624map-withoutdarkblue

Il successo delle truppe di Assad arriva dopo mesi di lotte condotte strada per strada e con raid aerei condotti con il supporto della Russia, alleata del governo, che hanno ridotto la popolazione allo stremo privandola dei beni di prima necessità. Decine di migliaia di persone, a quanto riporta la Bbc, vivrebbero ancora in stato di assedio, senza avere accesso a cibo, acqua e cure sanitarie visto che gli ospedali sono andati distrutti nei raid aerei delle ultime settimane.
Fonti russe affermano che a causa dei combattimenti sono stati sfollati già più di 100mila civili, dei quali 13mila solo nelle ultime 24 ore. Ad arrendersi e deporre le armi, sempre secondo fonti russe e quindi vicine ad Assad, sarebbero stati circa 2.200 combattenti ribelli.
Prima della guerra Aleppo era una delle principali città della Siria e un polo industriale e commerciale importante, dopo quattro anni di lotte quello che rimane sono per lo più cumuli di macerie e una situazione umanitaria drammatica.
«Nella parte orientale si sta scatenando la fine del mondo. Ovunque edifici colpiti dalle bombe, persone ferite, persone che scappano, persone intrappolate sotto le macerie e nessuno che possa riuscire davvero ad aiutarli» racconta Abdul Kafi Alhamado, un insegnante di inglese intervistato da Bbc News.
Mentre la crisi umanitaria si aggrava, la Russia si sta consultando con gli Stati Uniti, sostenitori delle forze ribelli, per definire le modalità di ritiro delle milizie insorte contro Assad e i termini di un cessate il fuoco che garantirebbe alla popolazione civile una via di fuga. Al momento nessun accordo è stato raggiunto, intanto, dal 15 novembre ad oggi, i morti nella zona est della città sono stati almeno 415 fra i civili e 365 fra i combattenti ribelli, nella zona ovest invece si contano circa 130 civili uccidi per lo più a causa di colpi di mortaio o razzi lanciati dagli oppositori del governo centrale.