Nel corso di una lunga intervista rilasciata a El Pais, il Ministro dell’economia e delle finanze spagnolo, Luis de Guindos, ha parlato apertamente della necessità di un «cambio di passo» nel percorso di integrazione europea.
In particolare, legando il tema della crisi europea alla crescita dei populismi, De Guindos – del Partito popolare spagnolo (Pp) e governa al fianco di Rajoy da 5 anni – ha detto «che è necessario un cambio di politica economica a livello comunitario».
«La crescita economica è debole; la disuguaglianza è elevata; i cittadini hanno la sensazione che i governi salvino soltanto le banche e che non si interessino dei problemi delle persone […] se vogliamo far fronte al populismo, dobbiamo rilanciare la crescita economica. E per proprio questo motivo, c’è bisogno di cambiare politiche economiche», ha specificato il Ministro spagnolo.
De Guindos ha anche ammesso che la politica monetaria [della Banca centrale europea] è arrivata al massimo delle sue possibilità, mentre la politica fiscale può e deve giocare un ruolo chiave nel corso dei prossimi anni: «Appoggiamo lo stimolo fiscale di mezzo punto del prodotto interno lordo proposto dalla Commissione europea», ma Palazzo Berlaymont deve ancora trovare lo strumento adatto per mettere in pratica la misura.
Secondo De Guindos, nell’Eurozona serve una politica fiscale comune che «non sia semplicemente la sommatoria di 19 declinazioni nazionali» ed è necessario che i Paesi che hanno maggiore margine di spesa «facciano di più». Ma come realizzare questa politica fiscale comune?
Il Patto di stabilità e crescita «deve evolvere». «La politica economica deve «essere ancorata di più alle istituzioni» comunitarie, «che non a delle regole», proprio come avviene grazie alla Bce, sul versante monetario. Interrogato sulla reticenza tedesca sul tema, il Ministro spagnolo ha ammesso che ci sono Paesi membri che «non si fidano della Commissione europea», ma ha anche difeso Wolfgang Schäuble, Ministro tedesco dell’economia e delle finanze: «Ha dato prova di essere un europeista».
Sulla Brexit, De Guindos ha chiuso la porta a una negoziazione ad-hoc sulle quattro libertà fondamentali dei trattati europei, negando quindi al Regno Unito la possibilità di rimanere nel Mercato unico europeo, senza rispettare la libera circolazione della forza lavoro.
Riguardo alla Grecia ha detto che «il debito di Atene è insostenibile» e che gli avanzi di bilancio che vengono richiesti al governi di Alexis Tsipras nel corso dei prossimi anni sono «irraggiungibili». Nonostante ciò, De Guindos ha escluso un taglio nominale del debito, definendo la misura una «cura di breve periodo». In altri termini, in cambio di un rinegoziazione ragionevole degli avanzi di bilancio, lo Stato ellenico deve promuovere la «competitività» a suon di riforme.
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