Ha due genitori poveri. Anzi uno: il padre, Lamid, non ha potuto assistere al parto perché durante il viaggio in fuga ha dovuto separarsi da loro.
Sì, perché c’è la fuga. Come in un presepe. Sono scappati dalla violenza di chi al bambinello (come agli altri) avrebbe voluto negargli il futuro. Niente mulo. Qui si scappa sul dorso di una barca e c’è da sperare che non arrivi un’onda troppo affilata che interrompa la storia.
C’è la fatica del viaggio e la solitudine dei fuggitivi: la madre con il bambino in grembo arriva nella terra promessa (minuscola, questa) insieme alla felicità di chi intravede un approdo.
Lei, la donna, si chiama Joy ed è giovanissima. Ha vent’anni anni e quando è arrivata in Italia ha pensato di avercela fatta davvero dopo essere stata curata e rassicurata su quel bambino che sarebbe nato da lì a poco. A vent’anni anche se ti è rimasta la guerra dentro agli occhi speri di poterla cacciare indietro con tutta la vita che ti rimane da vivere.
E invece Joy è rimasta impigliata sulle barricate anche qui, nella terra che non ha mantenuto la promessa. Joy è una delle dodici donne vigliaccamente ricacciate indietro dagli abitanti di Gorino così splendenti nel loro machismo straccione che si è esibito contro una ventenne incinta. Deve aver creduto, Joy, di non avere scampo. Deve aver temuto di essere inseguita dalla sua terra anche nelle terre degli altri. Aveva superato sete, deserto, ricatti per fermarsi alla periferia di un paesino di provincia.
Ma nel presepe, si sa, le storie finiscono bene e così l’altro ieri è nato Michael, il bambinello. In un letto di Ferrara la nascita si è consumata nonostante tutto e nonostante tutti. Madre, figlio e anche il padre, Lamid, che qualche giorno fa è riuscito a contattarla e dirle che sta bene, che sta arrivando. Ora è il tempo della nascita. Il natale, appunto.
Buon giovedì.