Raffaele Marra, insieme al costruttore Sergio Scarpellini, è stato arrestato stamattina per corruzione. Il contestato capo del personale del sindaco 5 Stelle, aveva un passato nell’amministrazione di Alemanno (poi in Regione con la Polverini), e i fatti risalgono ad allora. L’accusa della procura di Roma sarebbe di aver intascato alcune tangenti da parte dei costruttori. Assegni circolari per un valore di 367 mila 850 euro emergono dalla ricostruzione dei giri finanziari effettuata dai magistrati, il pm Barbara Zuin e dall’aggiunto Paolo Ielo.
La vicenda che ha portato all’arresto di Marra è legata all‘inchiesta sulla compravendita delle case Enasarco, e risale al 2013. In quel periodo Marra era a capo del dipartimento politiche abitative del Comune di Roma e del Dipartimento del patrimonio e della casa. Secondo la procura di Roma, Marra avrebbe messo la sua funzione a disposizione del costruttore, in stretti rapporti con gli enti pubblici. La casa dove – fino all’arresto – risiedeva Marra – 150 mq di proprietà dell’Ensarco, la cassa previdenziale degli agenti di commercio – , l’avrebbe acquistata con i soldi dati dagli Scarpellini.
Il vice capo di gabinetto, oggi capo del personale dopo il clamore suscitato dalla sua nomina, 44 anni, ex ufficiale della Guardia di Finanza, al direttorio non era mai andato giù. Anzi, era stato motivo di scissione. “Un virus che infetta il Movimento”, l’aveva soprannominato la senatrice Roberta Lombardi. Eppure, voluto e difeso dalla sindaca (come l’ex assessore all’Ambiente Paola Muraro, oggi indagata), e molto vicino al vicesindaco Daniele Frongia, è rimasto in quello che è stato subito definito “raggio magico”. «Marra non si tocca. Se va via, mi dimetto», aveva dichiarato Virginia Raggi a inizio novembre.
Che le nomine della “signora”, coma la chiama Grillo, a partire dal capo della segreteria politica del sindaco Salvatore Romeo fino a Marra, fossero nel mirino della procura, si sapeva da un po’, ma l'”eminenza grigia” sembrava inamovibile. Così come è stato per la Muraro fino al suo avviso di garanzia. Due giorni fa, la finanza, ha acquisito documenti, pareri e delibere riguardanti gli incarichi di palazzo Senatorio. “«Profili di illegittimità»: non c’è atto, documento o parere
che non arrivi a questa conclusione riguardo ad alcune nomine effettuate dalla sindaca Virginia Raggi”, scrive in prima pagina oggi il Messaggero.
E ora, le acque della giunta pentastellata, si agitano sempre di più. Non è escluso che possa venire contestato l’abuso d’ufficio anche alla prima cittadina pentastellata.
Ieri, Grillo e Davide Casaleggio erano a Roma, ma sull’ennesimo buco della giunta di Virginia non si erano voluti pronunciare. In compenso sul blog era apparso un post dal titolo “la bufala delle perquisizioni in Campidoglio”, che però non entrava nel merito della vicenda. “Contrariamente a quanto riportato dai giornali e dalle tv – si legge – non c’è stata nessuna perquisizione in Campidoglio. Si è trattato di una semplice acquisizione di atti”. “tutto falso”, quello che si legge sui giornali. Oggi però, è probabile che qualcosa cambierà. Perché non è solo un problema di nomine sbagliate, un problema amministrativo, un “problema del sindaco” com’è stato detto. Ma di tutto il Movimento 5 stelle.