Il Mattarellum è stato rilanciato da Renzi (e subito accolto da Salvini). Vi ricordiamo come funziona e perché, però, non è l'unica legge su cui si sta ragionando

Se ne scriveva nei retroscena delle consultazioni per il nuovo governo, non fosse altro che il suo autore ora siede al Colle, presidente della Repubblica e tessitore del governo fotocopia. Il Mattarellum, fatica di Sergio Mattarella approvata nell’agosto del 1993 e rimasta in vigore fino al 2005, sembrerebbe però esser effettivamente la legge elettorale che può sostituire l’Italicum, la legge elettorale più bella del mondo, che tutta Europa avrebbe dovuto invidiarci (come disse Renzi) e che è invece invecchiata prestissimo, resa zoppa dal referendum (che ha mantenuto in vita il Senato, mentre la legge valeva solo per la Camera) e prossima alla bocciatura della Corte costituzionale (con l’udienza fissata per il 24 gennaio)

L’ha proposta ufficialmente Matteo Renzi e già la Lega, per dire, si è detta disponibile (Salvini, come noto, ha detto che andrebbe al voto con qualunque legge, basta che si faccia presto, ma il mattarellum è buono per chi ha radicamento, come la Lega al Nord). Il Mattarellum è dunque in pole position, tra le possibili leggi elettorali. Ed è bene riepilogare come funziona. Schematicamente, però, vi lasciamo un punto anche su un’altra opzione, per altre ragioni, percorribile: porta il nome del deputato dem Lauricella, ed è una modifica all’Italicum, semplice da fare, e con un sostegno potenzialmente bi(anzi tri)partisan.

Il Mattarellum

In vigore finché non è arrivato il Porcellum, il Mattarellum originale (ora si immagina un Mattarellum 2.0, cioè modificato) elegge il 75 per cento dei deputati e dei senatori (475 alla camera e 232 al senato) con il sistema dei collegi uninominali, abbastanza piccoli. Senza doppio turno, però, e sono quindi fortemente incentivati i listoni o (come fu nel caso dell’intesa tra l’Ulivo e Rifondazione nel 1996) gli accordi di desistenza: in alcuni collegi non ci si presenta per favorire un’altra lista, che altrove ti restituirà il favore.

Il resto dei seggi viene assegnato, alla Camera, con un calcolo proporzionale (è l’elettore a votare su una seconda scheda) con soglia di sbarramento al 4 per cento su base nazionale, e al Senato con un meccanismo, noto come “scorporo”, sui resti dell’uninominale (la scheda quindi è una sola). È meno complicato di quel che si pensi. Funziona così: in ogni Regione si sommano i voti di tutti i candidati uninominali perdenti, divisi per simbolo elettorale; i seggi disponibili per la regione di riferimento vengono poi assegnati alle varie liste con il metodo D’Hondt e destinati ai migliori perdenti di ogni partito.

Il Mattarellum, quindi – dando ormai per archiviato lo schema bipolare: i poli sono almeno tre se non quattro – produce governi di coalizione (come quelli Prodi e Berlusconi, d’altronde), senza però esser apertamente una legge proporzionalista. Ecco perché non piace ai 5 stelle (né a Forza Italia, che però potrebbe accontentarsi di qualche correzione). Ed è questo il vero punto in comune con l’altra proposta che vi proponiamo.

La proposta Lauricella

Perché anche la soluzione suggerita dal deputato dem Lauricella (uno della minoranza, ma per il Sì) spinge verso governi di coalizione, smentendo però in maniera più evidente – finalmente, diciamo noi – mesi di retorica sul «sindaco d’Italia». Il parlamento è un’altra cosa, e le alleanze sono cosa normale. E, soprattutto, salvo assegnare mostruosi premi di maggioranza, sono necessarie.

Il Lauricellum, che per ora è dunque una seconda opzione, neanche graditissima a molti renziani, funzionerebbe così. L’Italicum, esteso anche al Senato, prevederebbe sempre un premio di maggioranza assegnato a chi supera il 40 per cento (alla lista) al primo turno. Mentre resterebbero i capolista bloccati e le candidature multiple (anche se dimunuiti) salta però il ballottaggio, e quindi se nessuno – come sembra oggi probabile, ma non è detto – supera il 40 per cento (peraltro in entrambe le Camere) l’iper maggioritario Italicum si trasforma in un proporzionale, con una soglia del 3 per cento alla Camera e del 4 per cento al Senato. Anche in questo caso – visto il sogno del premio di maggioranza – sono incentivati listoni, le coalizioni elettorali con un unico simbolo, ma restano molto probabili i governi di coalizione, con accordi anche post elettorali.

Sono nato a Roma, il 23 febbraio 1988. Vorrei vivere in Umbria, ma temo dovrò attendere la pensione. Nell'attesa mi sposto in bicicletta e indosso prevalentemente cravatte cucite da me. Per lavoro scrivo, soprattutto di politica (all'inizio inizio per il Riformista e gli Altri, poi per Pubblico, infine per l'Espresso e per Left) e quando capita di cultura. Ho anche fatto un po' di radio e di televisione. Per Castelvecchi ho scritto un libro, con il collega Matteo Marchetti, su Enrico Letta, lo zio Gianni e le larghe intese (anzi, "Le potenti intese", come avevamo azzardato nel titolo): per questo lavoro non siamo mai stati pagati, nonostante il contratto dicesse il contrario.