HomeIn evidenzaFormigoni condannato. Sei anni di carcere per corruzione
Roberto Formigoni (Area popolare) della delegazione dei parlamentari promotori del referendum parzialmente abrogativo della legge sulle unioni civili davanti alla Suprema Corte di Cassazione dove il comitato del No ha depositato il quesito referendario. Roma, 26 maggio 2016. Obiettivo del Comitato del No è raggiungere le 500mila firme necessarie per indire il referendum. ANSA/ FABIO CAMPANA
Ha scritto Il buon governo. E invece, ha sperperato 70 milioni di denaro pubblico “con grave danno al sistema sanitario” in “vizi e sollazzi”. Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia, è stato condannato a 6 anni per corruzione. Sei anni di carcere, 6 anni di interdizione dai pubblici uffici e 6,6 milioni confiscati. La sentenza di primo grado per il senatore Ndc è arrivata oggi, dalla decima sezione penale del Tribunale di Milano. Il processo è quello riguardante il caso Maugeri e San Raffaele, per il quale l'ex numero uno del Pirellone (in carica dal 1995 al 2013 initerrottamente) è imputato per associazione per delinquere e corruzione con altre 9 persone. Secondo i pm Antonio Pastore e Laura Pedio, l'ex forzista sarebbe stato il “promotore” di questa “associazione a delinquere”: “un corrotto che ha venduto la propria carica”. Per lui, l'accusa aveva chiesto nove anni.
Tra gli altri condannati, anche il faccendiere Pierangelo Daccò (9 anni e 2 mesi) e l'ex assessore Antonio Simone (8 anni e 8 mesi): per i tre esponenti ciellini, è previsto il versamento di una provvisionale complessiva di 3 milioni di euro alla Regione Lombardia, costituitasi parte civile. Una sorta di acconto in attesa che la corte stabilisca l'entità del risarcimento. Formigoni è stato invece prosciolto dall'accusa di associazione a delinquere.
La vicenda
Secondo la ricostruzione dell'accusa, la Fondazione Maugeri e dal San Raffaele, sarebbero usciti milioni su milioni, confluiti nei conti delle società di Daccò e Simone. Soldi che poi sarebbero serviti a finanziare la lussuosa - e ostentata - vita del Celeste. 61 milioni di euro tra il ’97 e il 2011 dalla prima, 9 milioni tra il 2005 e il 2006 dalla seconda. Tangenti in cambio di atti di giunta, dal valore di 200 milioni di euro di rimborsi. Il “borsellino”, come l'accusa ha epitetato i due sodali, sarebbero non solo serviti per cene di lusso, viaggi ai Cairabi e dintorni, barche “con tanto di champagne a bordo”, e finanziamenti al meeting di Comunione e Liberazione, ma - cosa ancora più grave - sarebbero stati tolti a pazienti e malati della Regione Lombardia. Una corruzione “sistematica” durata quasi 10 anni, che ha tolto fondi destinati a far funzionare il sistema sanitario accorciando liste d'attesa, acquistando farmaci e aumentare posti letti e naturalmente alla cura stessa.
Dai conti di Formigoni, invece, non è uscito un euro, per sostentare il suo ozioso e faraonico stile di vita. Dalle scarpe di coccodrillo allo zucchero del caffè, per 10 anni, è stato finanziato tutto dalla sanità pubblica.
Ha scritto Il buon governo. E invece, ha sperperato 70 milioni di denaro pubblico “con grave danno al sistema sanitario” in “vizi e sollazzi”. Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia, è stato condannato a 6 anni per corruzione. Sei anni di carcere, 6 anni di interdizione dai pubblici uffici e 6,6 milioni confiscati. La sentenza di primo grado per il senatore Ndc è arrivata oggi, dalla decima sezione penale del Tribunale di Milano. Il processo è quello riguardante il caso Maugeri e San Raffaele, per il quale l’ex numero uno del Pirellone (in carica dal 1995 al 2013 initerrottamente) è imputato per associazione per delinquere e corruzione con altre 9 persone. Secondo i pm Antonio Pastore e Laura Pedio, l’ex forzista sarebbe stato il “promotore” di questa “associazione a delinquere”: “un corrotto che ha venduto la propria carica”. Per lui, l’accusa aveva chiesto nove anni.
Tra gli altri condannati, anche il faccendiere Pierangelo Daccò (9 anni e 2 mesi) e l’ex assessore Antonio Simone (8 anni e 8 mesi): per i tre esponenti ciellini, è previsto il versamento di una provvisionale complessiva di 3 milioni di euro alla Regione Lombardia, costituitasi parte civile. Una sorta di acconto in attesa che la corte stabilisca l’entità del risarcimento. Formigoni è stato invece prosciolto dall’accusa di associazione a delinquere.
La vicenda
Secondo la ricostruzione dell’accusa, la Fondazione Maugeri e dal San Raffaele, sarebbero usciti milioni su milioni, confluiti nei conti delle società di Daccò e Simone. Soldi che poi sarebbero serviti a finanziare la lussuosa – e ostentata – vita del Celeste. 61 milioni di euro tra il ’97 e il 2011 dalla prima, 9 milioni tra il 2005 e il 2006 dalla seconda. Tangenti in cambio di atti di giunta, dal valore di 200 milioni di euro di rimborsi. Il “borsellino”, come l’accusa ha epitetato i due sodali, sarebbero non solo serviti per cene di lusso, viaggi ai Cairabi e dintorni, barche “con tanto di champagne a bordo”, e finanziamenti al meeting di Comunione e Liberazione, ma – cosa ancora più grave – sarebbero stati tolti a pazienti e malati della Regione Lombardia. Una corruzione “sistematica” durata quasi 10 anni, che ha tolto fondi destinati a far funzionare il sistema sanitario accorciando liste d’attesa, acquistando farmaci e aumentare posti letti e naturalmente alla cura stessa.
Dai conti di Formigoni, invece, non è uscito un euro, per sostentare il suo ozioso e faraonico stile di vita. Dalle scarpe di coccodrillo allo zucchero del caffè, per 10 anni, è stato finanziato tutto dalla sanità pubblica.