Sul web la sua foto con sotto la scritta “dite la verità, vi manco?” in questi giorni spopola. E in effetti il sindaco Marziano sembra sempre meno marziano e la nostalgia, in molti romani, si fa sentire. Alla guida della Capitale per 28 mesi, poi deposto violentemente dall’attuale dirigenza del Pd, a Ignazio Marino abbiamo chiesto cosa pensa stia accadendo a Roma dopo i primi sei tormentati mesi di giunta Raggi.
Possiamo dire che lei la Capitale e la sua macchina amministrativa la conosce davvero bene. Cosa pensa stia accadendo a Roma?
Roma è ritornata a soffrire di quelle patologie che l’affliggevano fino a quando io fui eletto sindaco. E cioè quelle di una città dove la classe dirigente rappresentata dai consiglieri comunali che siedono in Campidoglio è di fatto assai meno preparata e attenta alle dinamiche della città di quella classe dirigente, in parte visibile e in parte oscura, che ambisce da decenni a gestire tutte le aree strategiche, quelle economicamente e finanziariamente più rilevanti della Capitale d’Italia. In altre parole, fino al mio ingresso, c’era un affermato consociativismo dei partiti che si sorreggevano su una partitocrazia di destra, di centro e di sinistra che rispondeva agli interessi economici di coloro che si sentono i veri padroni della Capitale.Ora è nuovamente così.
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Il governo di Virginia Raggi invece ha introdotto nuovamente la continuità con il passato, e infatti nessuno ne chiede le dimissioni. La sindaca Raggi esegue ciò che la partitocrazia ha sempre voluto a Roma ma lo fa lei, senza che i partiti debbano più sporcarsi le mani. Quando l’ex assessore all’Ambiente della Giunta Raggi, appena nominata, afferma che “forse” bisogna riaprire Malagrotta e comunque bisogna riattivare il tritovagliatore di pro-
prietà privata che io fermai e che fruttava 175mila euro al giorno ai privati, indica con chiarezza una direzione che, appunto, era quella dello slogan utilizzato dal Pd durante le elezioni del 2016, “Roma torna Roma”.
Chi comanda a Roma? Cambiano i sindaci ma le dinamiche di potere no?
Diciamo che il motivo principale del mio allontanamento è stato proprio il fatto che ho interrotto quelle dinamiche. Se l’assessore all’Ambiente della Raggi parla lo stesso linguaggio di Manlio Cerroni (proprietario della discarica di Malagrotta, ndr) e se il governo Raggi tentenna nella costruzione dello stadio che tutti sappiamo essere fortemente criticato sin dalla sua presentazione iniziale dal quotidiano Il Messaggero di proprietà di Francesco Gaetano Caltagirone, io ne traggo delle conseguenze logiche perché non credo che il Movimento 5 Stelle agisca su base illogica. Immagino che prendano delle decisioni sulla base di ragionamenti che tengono in conto i grandi poteri che hanno governato la Capitale negli ultimi decenni.
L’intervista continua su Left in edicola dal 23 dicembre