Qualcuno mi sente? C’è qualcuno laggiù? L’indirizzo skype è quello della linea delle emergenze e questa chat non si dovrebbe usare per richiedere interviste, né per spedire punti interrogativi senza dover risolvere questioni vitali. Perciò lui dietro lo schermo, dall’altra parte, in Siria, dopo due giorni scrive: «Hello, non posso aiutarti. Non c’è nessuno che possa rispondere alle tue domande». La Siria è la storia di chi non risponde. La verità è questa: che non risponde più nessuno ad Aleppo. Era quello che c’era scritto sul foglio e così sarebbe iniziato un altro articolo, un altro elenco di vittime a fine anno 2016. Sarebbe stato schifosamente impreciso e fallace, perché, prima degli altri, dovresti essere tu laggiù a raccontare. Ma non ci sei. E intanto, la morte marcia. Non c’è niente di nuovo da scrivere, da aggiungere, se non che la morte marcia, da Castello Road a Nord, al distretto al Zahraa, ai distretti di Sukkari, Ramussah e Salahhedin a Est mentre un mucchio di veti all’Onu, un numero di polemiche e inerzie sfidano per cifra solo il numero dei missili che cadono da cinque anni sulla Siria. «E va bene, I trust you e ti help. Questo è il numero del capo squadra dei Caschi Bianchi». Chiunque tu sia, dietro lo schermo, grazie e rimani vivo. «Anche tu» dice per salutare l’uomo senza nome di Skype. Poi la Siria è qua dentro, cliccando sull’icona a forma di telefono sulla chat di Whatsapp. Uno squillo solo, forte, veloce come una fucilata. Così nasce la nostra intervista a Ammar Al Salmo, casco bianco, eroe tra gli eroi dell'anno: «Noi non siamo professionisti, siamo volontari», ci spiega, «non abbiamo un vero training e abbiamo anche poca attrezzatura». Ma salvano un sacco di vite, «esattamente non so la cifra adesso, ma i Caschi Bianchi hanno salvato oltre 72mila persone, in 120 città». In Siria, tra le bombe e le macerie. Gli eroi erano 20 nel 2013, ma oggi, che comincia il 2017, Ammar deve rispondere e parlare per mille, anzi 3.000. Anzi: con precisione 3.026. E deve raccontarci che più di 150 Caschi Bianchi sono stati uccisi in the line of duty. Su Left in edicola da venerdì 30 dicembre, insomma, vi raccontiamo ciò che vedrete anche nel documentario diretto da Orlando von Einsiedel e prodotto da Netflix, il lavoro di questi uomini e donne in tre terribili anni di guerra. Il documentario è candidato all’Oscar e George Clooney sta lavorando per capire se, da quel lavoro, si può trarre un film. L’idea, secondo l’attore, è quella di fare qualcosa per far capire meglio il conflitto in Siria. Ci proviamo anche noi. Dedicandogli la nostra ultima copertina del 2016. [su_divider text="In edicola" style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

Left è in edicola dal 30 dicembre con questo ed altri articoli

 

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Qualcuno mi sente? C’è qualcuno laggiù? L’indirizzo skype è quello della linea delle emergenze e questa chat non si dovrebbe usare per richiedere interviste, né per spedire punti interrogativi senza dover risolvere questioni vitali. Perciò lui dietro lo schermo, dall’altra parte, in Siria, dopo due giorni scrive: «Hello, non posso aiutarti. Non c’è nessuno che possa rispondere alle tue domande». La Siria è la storia di chi non risponde. La verità è questa: che non risponde più nessuno ad Aleppo. Era quello che c’era scritto sul foglio e così sarebbe iniziato un altro articolo, un altro elenco di vittime a fine anno 2016. Sarebbe stato schifosamente impreciso e fallace, perché, prima degli altri, dovresti essere tu laggiù a raccontare. Ma non ci sei. E intanto, la morte marcia. Non c’è niente di nuovo da scrivere, da aggiungere, se non che la morte marcia, da Castello Road a Nord, al distretto al Zahraa, ai distretti di Sukkari, Ramussah e Salahhedin a Est mentre un mucchio di veti all’Onu, un numero di polemiche e inerzie sfidano per cifra solo il numero dei missili che cadono da cinque anni sulla Siria. «E va bene, I trust you e ti help. Questo è il numero del capo squadra dei Caschi Bianchi». Chiunque tu sia, dietro lo schermo, grazie e rimani vivo. «Anche tu» dice per salutare l’uomo senza nome di Skype. Poi la Siria è qua dentro, cliccando sull’icona a forma di telefono sulla chat di Whatsapp. Uno squillo solo, forte, veloce come una fucilata.

Così nasce la nostra intervista a Ammar Al Salmo, casco bianco, eroe tra gli eroi dell’anno: «Noi non siamo professionisti, siamo volontari», ci spiega, «non abbiamo un vero training e abbiamo anche poca attrezzatura». Ma salvano un sacco di vite, «esattamente non so la cifra adesso, ma i Caschi Bianchi hanno salvato oltre 72mila persone, in 120 città». In Siria, tra le bombe e le macerie.

Gli eroi erano 20 nel 2013, ma oggi, che comincia il 2017, Ammar deve rispondere e parlare per mille, anzi 3.000. Anzi: con precisione 3.026. E deve raccontarci che più di 150 Caschi Bianchi sono stati uccisi in the line of duty.

Su Left in edicola da venerdì 30 dicembre, insomma, vi raccontiamo ciò che vedrete anche nel documentario diretto da Orlando von Einsiedel e prodotto da Netflix, il lavoro di questi uomini e donne in tre terribili anni di guerra. Il documentario è candidato all’Oscar e George Clooney sta lavorando per capire se, da quel lavoro, si può trarre un film. L’idea, secondo l’attore, è quella di fare qualcosa per far capire meglio il conflitto in Siria. Ci proviamo anche noi. Dedicandogli la nostra ultima copertina del 2016.

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