Ricapitoliamo: ieri su La Stampa (e poi più o meno su tutti i quotidiani) si scriveva che la Corte Costituzionale potrebbe dichiarare illegittimo il referendum sull’articolo 18. Dappertutto si legge (anche nei giornali più vicini al governo) che un eventuale referendum vedrebbe una larga vittoria del sì (quindi una larga maggioranza contraria al jobs act) e fioccano storie di precarizzazione selvaggia.
A proposito: dopo che il governo Renzi ha “corretto” il jobs act il ministro Poletti annunciava felice una maggiore tracciabilità dei voucher come soluzione a tutti i mali. Peccato che a smentirlo sia un suo coinquilino al Ministero, Paolo Pennisi direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro che ha dichiarato che “questo tipo di tracciabilità non solo non risolve in alcun modo il problema dell’esplosione dell’uso dei voucher, ma non è efficace neppure per prevenire gli abusi. Perché potessimo verificare che il numero di ore pagate a voucher sia effettivamente quella comunicata tramite sms dai committenti, ci sarebbe bisogno – dice Pennesi – di controlli in tempo reale. Ma il numero esorbitante di tagliandi staccati ogni giorno c’impedisce di farli. E così per le aziende diventa sin troppo facile truccare i conti”.
Insomma: hanno fatto ciò che sognava Berlusconi, hanno detto che era la legge che avrebbe rilanciato l’occupazione, poi sono stati smentiti dai numeri poi sono stati smentiti dai lavoratori, poi sono smentiti dai loro stessi controllori, sanno di essere in assoluta minoranza nel Paese in caso di referendum. Ma chi lo vuole il jobs act?