Meryl Streep ha fatto notizia per il discorso di ringraziamento per il Golden Globe vinto per l'interpretazione di Florence Foster Jenkins, la miliardaria stonata che voleva cantare l'Opera. In una cerimonia - che annuncia un po' chi saranno i vincitori degli Oscar - in cui La-la-la land, il musical del 31enne regista Damien Chazelle (Whiplash) ha fatto la parte del leone con 7 premi. Il discorso di Streep è stato l'unico momento "politico" della cerimonia e persino Jimmy Fallon, che nel suo show parla spesso di politica, ha evitato battute - salvo dire: «Questo uno dei pochi posti in cui ancora si rispetta il voto popolare», parlando dei Globe e scherzando sull'esito delle elezioni presidenziali. Il discorso di Meryl Streep è piuttosto bello ed elegante, nel senso che non è un attacco diretto, ma il ricordo della pessima retorica anti stranieri e anti media di Trump in campagna elettorale e un attacco ai modi da bullo del presidente che entrerà in carica il 20 gennaio. L'attrice fa riferimento a un momento in cui Trump, durante un comizio, ha imitato un giornalista del New York Times con disabilità. Qui sotto il discorso tradotto, la reazione di Trump è stata, naturalmente, secca: «Si tratta di un ambiente di gente di sinistra che sosteneva Hillary Clinton. E io non ho mai preso in giro il giornalista, non sono nella mia testa e quindi non possono sapere cosa pensassi». I tweet sono più espliciti: «Meryl Streep è una delle attrici più sopravvalutate di Hollywood e una valletta di Hillary, non mi conosce ma mi attacca». Resta il tema delle reazioni dirette e immediate di Trump via Twitter. In questi giorni il miliardario-presidente ha attaccato le agenzie di sicurezza nazionale, protestato per la diffusione di notizie riservate relative all'hackeraggio russo sulle elezioni (ma non detto praticamente nulla sulla cosa in sé), elogiato Rupert Murdoch, la cui FoxNews sarà una colonna della sua presidenza, attaccato NbcNews per aver tagliato parti dell'intervista alla manager della sua campagna Kellyanne Conway. Così facendo Trump riesce a essere sempre in Tv, come ha fatto in campagna elettorale, e a nutrire il suo pubblico, accentuando le divisioni e i timori nei suoi confronti tra coloro che non lo hanno votato. La stragrande maggioranza degli americani. In fondo al discorso di Meryl Streep il video di Trump, a voi giudicare se lo stia prendendo in giro per il fatto che Serge F. Kovaleski, il giornalista del New York Times, non ha l'uso delle braccia o se, come ha detto il futuro presidente, la sua mimica esprima il servilismo del reporter stesso.  

Il discorso di Meryl Streep ai Golden Globes

Grazie, Stampa estera, dovrò leggere perché ho perso la voce urlando questa sera e perso la testa in un momento dell’anno. Giusto per riprendere quel che ha detto Hugh Laurie: Voi (stampa estera) e tutti noi in questa sala apparteniamo ai segmenti più diffamati dalla società americana in questo momento. Pensate: Hollywood, gli stranieri e la stampa. Ma chi siamo noi e che cosa è Hollywood? Siamo solo persone provenienti da altri luoghi. Sono nata e cresciuta e ho studiato nelle scuole pubbliche del New Jersey. Viola è nata nella cabina di un mezzadro in South Carolina ed è cresciuta a Central Falls, Rhode Island; Sarah Paulson è nata in Florida, allevata da una madre single a Brooklyn. Sarah Jessica Parker è una di sette o otto fratelli dell’Ohio. Amy Adams è nata a Vicenza, in Italia. E Natalie Portman è nata a Gerusalemme. Dove sono i loro certificati di nascita? E la bella Ruth Negga è nata ad Addis Abeba, in Etiopia, cresciuta a Londra - o forse in Irlanda ed è qui nominata per aver interpretato una ragazza proveniente da una piccola città della Virginia. Ryan Gosling, come tutte le persone migliori, è canadese, e Dev Patel è nato in Kenya, cresciuto a Londra, e qui ha interpretato un indiano cresciuto in Tasmania. Hollywood è dunque infestata da stranieri e da gente che viene da fuori. E se li cacciassimo tutti a calci non ci rimarrebbe nulla da guardare se non il football e le arti marziali. Che non sono arti.

Mi hanno dato tre secondi per dire queste parole: il lavoro di un attore è quello di infilarsi nella vita delle persone diverse da noi, e far sentire come ci si sente. E nell’anno passato ci sono state molte, molte, molte prove di attore potenti in questo senso. Mozzafiato. Ma ce n’è stata una quest'anno che mi ha stordito. Colpito al cuore. Non perché fosse particolarmente buona; non c'era niente di buono. Ma è stata efficace e ha fatto il suo dovere. Ha fatto ridere l’audience a cui era destinata. È stato il momento in cui la persona che chiedeva di sedersi sulla poltrona più rispettata nel nostro Paese ha imitato un giornalista disabile che superava per privilegi, potere e per capacità di reagire. Vedere quella scena mi ha spezzato il cuore e ancora non riesco a togliermela dalla testa. Perché non era un film. Era vita reale. E questo istinto di umiliare gli altri, quando è usato da qualcuno che ha una grande visibilità, da parte di qualcuno potente, si trasmette nella vita di tutti, perché dà un pò il permesso agli altri di fare la stesse cose. La mancanza di rispetto incoraggia altra mancanza di rispetto, la violenza incita alla violenza. E quando i potenti usano la loro posizione di prevaricare gli altri tutti noi perdiamo. O.K., andare avanti con lui. E questo mi porta alla stampa. Abbiamo bisogno di una stampa capace di esercitare il controllo sui potenti, e farli rispondere per ogni gesto oltraggioso. È per questo che i nostri fondatori hanno inserito la libertà di stampa ed espressione nella Costituzione. Quindi chiedo alla facoltosa Stampa estera e a tutti i presenti di unirsi a me nel sostenere il Comitato per la protezione dei giornalisti, perché ne avremo bisogno nell’immediato futuro, ne avremo bisogno per salvaguardare la verità. Ancora una cosa: una volta me ne stavo sul set a lamentarmi per qualcosa - del tipo che stavamo lavorando troppo o all’ora di cena o qualcosa di simile - e Tommy Lee Jones mi disse: «Non è un già un enorme privilegio, Meryl, solo essere un attrice?». In effetti è proprio così, e dobbiamo ricordarci a vicenda il privilegio e la responsabilità di questo mestiere. Dovremmo essere tutti orgogliosi del lavoro di Hollywood che si onora qui stasera. Come la mia amica, la Principessa Leia, mi ha detto una volta, prendete il vostro cuore spezzato, e fatene arte.

Il video di trump che prende in giro Serge Kowaleski

Meryl Streep ha fatto notizia per il discorso di ringraziamento per il Golden Globe vinto per l’interpretazione di Florence Foster Jenkins, la miliardaria stonata che voleva cantare l’Opera. In una cerimonia – che annuncia un po’ chi saranno i vincitori degli Oscar – in cui La-la-la land, il musical del 31enne regista Damien Chazelle (Whiplash) ha fatto la parte del leone con 7 premi. Il discorso di Streep è stato l’unico momento “politico” della cerimonia e persino Jimmy Fallon, che nel suo show parla spesso di politica, ha evitato battute – salvo dire: «Questo uno dei pochi posti in cui ancora si rispetta il voto popolare», parlando dei Globe e scherzando sull’esito delle elezioni presidenziali.

Il discorso di Meryl Streep è piuttosto bello ed elegante, nel senso che non è un attacco diretto, ma il ricordo della pessima retorica anti stranieri e anti media di Trump in campagna elettorale e un attacco ai modi da bullo del presidente che entrerà in carica il 20 gennaio. L’attrice fa riferimento a un momento in cui Trump, durante un comizio, ha imitato un giornalista del New York Times con disabilità. Qui sotto il discorso tradotto, la reazione di Trump è stata, naturalmente, secca: «Si tratta di un ambiente di gente di sinistra che sosteneva Hillary Clinton. E io non ho mai preso in giro il giornalista, non sono nella mia testa e quindi non possono sapere cosa pensassi». I tweet sono più espliciti: «Meryl Streep è una delle attrici più sopravvalutate di Hollywood e una valletta di Hillary, non mi conosce ma mi attacca».

Resta il tema delle reazioni dirette e immediate di Trump via Twitter. In questi giorni il miliardario-presidente ha attaccato le agenzie di sicurezza nazionale, protestato per la diffusione di notizie riservate relative all’hackeraggio russo sulle elezioni (ma non detto praticamente nulla sulla cosa in sé), elogiato Rupert Murdoch, la cui FoxNews sarà una colonna della sua presidenza, attaccato NbcNews per aver tagliato parti dell’intervista alla manager della sua campagna Kellyanne Conway. Così facendo Trump riesce a essere sempre in Tv, come ha fatto in campagna elettorale, e a nutrire il suo pubblico, accentuando le divisioni e i timori nei suoi confronti tra coloro che non lo hanno votato. La stragrande maggioranza degli americani.

In fondo al discorso di Meryl Streep il video di Trump, a voi giudicare se lo stia prendendo in giro per il fatto che Serge F. Kovaleski, il giornalista del New York Times, non ha l’uso delle braccia o se, come ha detto il futuro presidente, la sua mimica esprima il servilismo del reporter stesso.

 


Il discorso di Meryl Streep ai Golden Globes

Grazie, Stampa estera, dovrò leggere perché ho perso la voce urlando questa sera e perso la testa in un momento dell’anno. Giusto per riprendere quel che ha detto Hugh Laurie: Voi (stampa estera) e tutti noi in questa sala apparteniamo ai segmenti più diffamati dalla società americana in questo momento. Pensate: Hollywood, gli stranieri e la stampa.

Ma chi siamo noi e che cosa è Hollywood? Siamo solo persone provenienti da altri luoghi. Sono nata e cresciuta e ho studiato nelle scuole pubbliche del New Jersey. Viola è nata nella cabina di un mezzadro in South Carolina ed è cresciuta a Central Falls, Rhode Island; Sarah Paulson è nata in Florida, allevata da una madre single a Brooklyn. Sarah Jessica Parker è una di sette o otto fratelli dell’Ohio. Amy Adams è nata a Vicenza, in Italia. E Natalie Portman è nata a Gerusalemme. Dove sono i loro certificati di nascita? E la bella Ruth Negga è nata ad Addis Abeba, in Etiopia, cresciuta a Londra – o forse in Irlanda ed è qui nominata per aver interpretato una ragazza proveniente da una piccola città della Virginia.

Ryan Gosling, come tutte le persone migliori, è canadese, e Dev Patel è nato in Kenya, cresciuto a Londra, e qui ha interpretato un indiano cresciuto in Tasmania. Hollywood è dunque infestata da stranieri e da gente che viene da fuori. E se li cacciassimo tutti a calci non ci rimarrebbe nulla da guardare se non il football e le arti marziali. Che non sono arti.

Mi hanno dato tre secondi per dire queste parole: il lavoro di un attore è quello di infilarsi nella vita delle persone diverse da noi, e far sentire come ci si sente. E nell’anno passato ci sono state molte, molte, molte prove di attore potenti in questo senso. Mozzafiato.

Ma ce n’è stata una quest’anno che mi ha stordito. Colpito al cuore. Non perché fosse particolarmente buona; non c’era niente di buono. Ma è stata efficace e ha fatto il suo dovere. Ha fatto ridere l’audience a cui era destinata. È stato il momento in cui la persona che chiedeva di sedersi sulla poltrona più rispettata nel nostro Paese ha imitato un giornalista disabile che superava per privilegi, potere e per capacità di reagire. Vedere quella scena mi ha spezzato il cuore e ancora non riesco a togliermela dalla testa. Perché non era un film. Era vita reale. E questo istinto di umiliare gli altri, quando è usato da qualcuno che ha una grande visibilità, da parte di qualcuno potente, si trasmette nella vita di tutti, perché dà un pò il permesso agli altri di fare la stesse cose. La mancanza di rispetto incoraggia altra mancanza di rispetto, la violenza incita alla violenza. E quando i potenti usano la loro posizione di prevaricare gli altri tutti noi perdiamo. O.K., andare avanti con lui.

E questo mi porta alla stampa. Abbiamo bisogno di una stampa capace di esercitare il controllo sui potenti, e farli rispondere per ogni gesto oltraggioso. È per questo che i nostri fondatori hanno inserito la libertà di stampa ed espressione nella Costituzione. Quindi chiedo alla facoltosa Stampa estera e a tutti i presenti di unirsi a me nel sostenere il Comitato per la protezione dei giornalisti, perché ne avremo bisogno nell’immediato futuro, ne avremo bisogno per salvaguardare la verità.

Ancora una cosa: una volta me ne stavo sul set a lamentarmi per qualcosa – del tipo che stavamo lavorando troppo o all’ora di cena o qualcosa di simile – e Tommy Lee Jones mi disse: «Non è un già un enorme privilegio, Meryl, solo essere un attrice?». In effetti è proprio così, e dobbiamo ricordarci a vicenda il privilegio e la responsabilità di questo mestiere. Dovremmo essere tutti orgogliosi del lavoro di Hollywood che si onora qui stasera.

Come la mia amica, la Principessa Leia, mi ha detto una volta, prendete il vostro cuore spezzato, e fatene arte.

Il video di trump che prende in giro Serge Kowaleski

Prima di fare il giornalista facevo il campaigner e il ricercatore. Dal 2006 mi occupo molto di Stati Uniti: ci ho vissuto, ho attraversato 35 Stati in auto, visto i comizi di tutti i candidati di cui avete sentito parlare e scritto due libri un milione di articoli. Ho lavorato per molti, troppi giornali e siti