È scomparso all'età di 92 anni il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman. Lo ricordiamo con le parole che ci ha generosamente regalato in occasione di un recente convegno a Trento: «Come esseri umani continuiamo a sognare, viviamo proiettati verso il futuro, la spinta utopica ci caratterizza fin dalle origini dei Sapiens, ma non esistono ricette, mappe che indichino il percorso di realizzazione del sogno utopico che coltiviamo» dice Zygmunt Bauman che il primo febbraio 2016 a Trento è intervenuto sul tema del futuro dell’utopia, in un incontro promosso dalla casa editrice il Margine. «Senza dimenticare -avverte il filosofo polacco - che nella storia abbiamo visto non pochi progetti utopistici degenerare in distopia e totalitarismi». E oggi? La costruzione di un'Europa più giusta e democratica pare sempre più utopica di fronte ai fili spinati di Orban e ai respingimenti anche da parte di Paesi con una lunga tradizione democratica come la Svezia? «Questa Europa ha molte difficoltà legate alla globalizzazione, alla mancanza di lavoro per i giovani e a molto altro. La forma Stato basata sul mito di un progresso illimitato mostra da tempo la corda. Mentre una profonda crisi di rappresentanza affligge le istituzioni democratiche» risponde Bauman che al tema ha dedicato il libro Stato di crisi, pubblicato l'anno scorso per Einaudi e scritto con il sociologo Carlo Bordoni. «Il dramma è che le persone hanno perso fiducia nelle azioni collettive per costruire una società migliore. Nell'Europa liberista l'utopia è stata in certo modo “privatizzata”. È calata la fiducia nelle istituzioni e di fronte ai problemi sociali le persone si sono rinchiuse nel bunker delle questioni individuali e familiari, nel bisogno di sicurezza». Come invertire questa deriva? «Uscendo dal bunker andando verso gli altri, superando l'ignoranza che ci fa avere paura per lo straniero, per lo sconosciuto». In questo scenario globale, complesso ed eterogeneo, rimarca Bauman «bisogna rimettere al centro la dignità umana. Solo così più nascere una comunità che non alza muri contro profughi che scappano da guerre e povertà». Una comunità reale, beninteso, che per il teorico della modernità liquida non è quella virtuale della rete «per sua natura autoreferenziale ed illusoria, in quanto sviluppa un sogno di appartenenza che non si concretizza nelle relazioni». Biografia  Autore di numerosi saggi fra i quali ricordiamo Dentro la globalizzazione,  Consumo dunque sono ( nel 2017 esce in edizione economica per Laterza)il recentissimo Stranieri alle porte, da poco pubblicato in Italia (come la gran parte dei suoi lavori edito da Laterza), Zygmunt Bauman era nato a Poznań nel 1925 da una famiglia di origini ebraiche. Fuggì nella zona di occupazione sovietica dopo che la Polonia fu invasa dalle truppe tedesche nel 1939 all'inizio della seconda guerra mondiale. Diventato comunista si arruolò in una unità militare sovietica. Dopo la guerra, iniziò a studiare sociologia all'Università di Varsavia, con Stanislaw Ossowsky e Julian Hochfeld. Il primo lavoro importante fu la sua dissertazione  sul socialismo britannico, presentata alla  London School of Economics e pubblicata nel 1959.  Da posizioni vicine al marxismo-leninismo, attraverso la lettura dei Quaderni di  Antonio Gramsci e  delle opere di sociologia di Georg Simmel cominciò a elaborare una visione più personale. Erano gli anni  della destalinizzazione cominciata nel 1956.  L'antisemitismo che intossicava la Polonia intorno al '68  lo spinse ad emigrare, avendo perso la sua cattedra all'Università di Varsavia.  Si trasferì in Israele per andare a insegnare all'Università di Tel Aviv per poi cominciare a insegnare sociologia all'Università di Leeds, dove dal 1971 al 1990 è stato professore. Scrivendo in inglese i suoi libri hanno avuto un'ampia circolazione fin dagli anni Settanta, negli anni Ottanta  si è dedicato allo studio del totalitarismo, indagando le radici del nazismo e della Shoah. Spesso presente in Italia, partecipando a numerosi festival, spesso è stato ospite del festivalfiilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo. Il 17 aprile 2015 Zygmunt Bauman ha ricevuto la laurea honoris causa in Lingue moderne, letterature e traduzione letteraria presso il complesso Ecotekne dell'Università del Salento e l'anno scorso ha partecipato a convegni a Pordenone e a Trento. E ancora lo scorso settembre ha partecipato all'edizione del Festivalfilosofia dedicata al tema dell'agonismo. Ecco un breve video della conferenza stampa precedente alla sua lectio magistralis:

È scomparso all’età di 92 anni il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman. Lo ricordiamo con le parole che ci ha generosamente regalato in occasione di un recente convegno a Trento:

«Come esseri umani continuiamo a sognare, viviamo proiettati verso il futuro, la spinta utopica ci caratterizza fin dalle origini dei Sapiens, ma non esistono ricette, mappe che indichino il percorso di realizzazione del sogno utopico che coltiviamo» dice Zygmunt Bauman che il primo febbraio 2016 a Trento è intervenuto sul tema del futuro dell’utopia, in un incontro promosso dalla casa editrice il Margine. «Senza dimenticare -avverte il filosofo polacco – che nella storia abbiamo visto non pochi progetti utopistici degenerare in distopia e totalitarismi».

E oggi? La costruzione di un’Europa più giusta e democratica pare sempre più utopica di fronte ai fili spinati di Orban e ai respingimenti anche da parte di Paesi con una lunga tradizione democratica come la Svezia? «Questa Europa ha molte difficoltà legate alla globalizzazione, alla mancanza di lavoro per i giovani e a molto altro. La forma Stato basata sul mito di un progresso illimitato mostra da tempo la corda. Mentre una profonda crisi di rappresentanza affligge le istituzioni democratiche» risponde Bauman che al tema ha dedicato il libro Stato di crisi, pubblicato l’anno scorso per Einaudi e scritto con il sociologo Carlo Bordoni.

«Il dramma è che le persone hanno perso fiducia nelle azioni collettive per costruire una società migliore. Nell’Europa liberista l’utopia è stata in certo modo “privatizzata”. È calata la fiducia nelle istituzioni e di fronte ai problemi sociali le persone si sono rinchiuse nel bunker delle questioni individuali e familiari, nel bisogno di sicurezza». Come invertire questa deriva? «Uscendo dal bunker andando verso gli altri, superando l’ignoranza che ci fa avere paura per lo straniero, per lo sconosciuto». In questo scenario globale, complesso ed eterogeneo, rimarca Bauman «bisogna rimettere al centro la dignità umana. Solo così più nascere una comunità che non alza muri contro profughi che scappano da guerre e povertà». Una comunità reale, beninteso, che per il teorico della modernità liquida non è quella virtuale della rete «per sua natura autoreferenziale ed illusoria, in quanto sviluppa un sogno di appartenenza che non si concretizza nelle relazioni».

Biografia 

Autore di numerosi saggi fra i quali ricordiamo Dentro la globalizzazione,  Consumo dunque sono ( nel 2017 esce in edizione economica per Laterza)il recentissimo Stranieri alle porte, da poco pubblicato in Italia (come la gran parte dei suoi lavori edito da Laterza), Zygmunt Bauman era nato a Poznań nel 1925 da una famiglia di origini ebraiche. Fuggì nella zona di occupazione sovietica dopo che la Polonia fu invasa dalle truppe tedesche nel 1939 all’inizio della seconda guerra mondiale. Diventato comunista si arruolò in una unità militare sovietica. Dopo la guerra, iniziò a studiare sociologia all’Università di Varsavia, con Stanislaw Ossowsky e Julian Hochfeld. Il primo lavoro importante fu la sua dissertazione  sul socialismo britannico, presentata alla  London School of Economics e pubblicata nel 1959.  Da posizioni vicine al marxismo-leninismo, attraverso la lettura dei Quaderni di  Antonio Gramsci e  delle opere di sociologia di Georg Simmel cominciò a elaborare una visione più personale. Erano gli anni  della destalinizzazione cominciata nel 1956.  L’antisemitismo che intossicava la Polonia intorno al ’68  lo spinse ad emigrare, avendo perso la sua cattedra all’Università di Varsavia.  Si trasferì in Israele per andare a insegnare all’Università di Tel Aviv per poi cominciare a insegnare sociologia all’Università di Leeds, dove dal 1971 al 1990 è stato professore. Scrivendo in inglese i suoi libri hanno avuto un’ampia circolazione fin dagli anni Settanta, negli anni Ottanta  si è dedicato allo studio del totalitarismo, indagando le radici del nazismo e della Shoah. Spesso presente in Italia, partecipando a numerosi festival, spesso è stato ospite del festivalfiilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo. Il 17 aprile 2015 Zygmunt Bauman ha ricevuto la laurea honoris causa in Lingue moderne, letterature e traduzione letteraria presso il complesso Ecotekne dell’Università del Salento e l’anno scorso ha partecipato a convegni a Pordenone e a Trento. E ancora lo scorso settembre ha partecipato all’edizione del Festivalfilosofia dedicata al tema dell’agonismo. Ecco un breve video della conferenza stampa precedente alla sua lectio magistralis: