L'Europarlamentare Marco Affronte cambia gruppo, passando ai Verdi. È il primo effetto della figuraccia sul'adesione all'Alde, dell'improvvisazione. Ma non solo. Perché Affronte non è il solo in uscita, e questi sono dunque anche gli effetti della mutazione dei 5 stelle

Marco Affronte, eurodeputato, divulgatore scientifico, lascia il Movimento 5 stelle, aderendo da indipendente al gruppo dei Verdi europei. Ne dà la notizia prima il verde Angelo Bonelli, tutto contento, e poi lo stesso Affronte, con una comunicazione molto formale. «A partire da oggi», scrive su facebook, «entro a far parte, come indipendente, del gruppo al Parlamento Europeo “Verdi – Alleanza Libera Europea”». «Resterò membro titolare delle Commissioni Pesca e Ambiente», continua Affronte, e «il Gruppo V-ALE conterà così su 51 parlamentari da 18 Paesi diversi». A seguire Affronte, a ruota, è poi però anche la collega Daniela Aiuto (anzi no, ci ha ripensato, dopo aver incassato il voto favorevole dei Verdi) e poi sull’uscio è anche Marco Zanni, che guarda però guarda più all’Enf di Le Pen e Salvini.

La questione dunque, è così tutto fuorché tecnica. E l’addio di Affronte è la prima conseguenza della più che maldestra gestione del passaggio, poi sfumato, del Movimento 5 stelle dal gruppo di Farage a quello dei liberali dell’Alde (quello che in Italia, per capirci, era rappresentato da Scelta Civica e Fare per fermare il declino del mitico Giannino), ma non solo. Anche se Affronte lascia in polemica su quel voto, tirando le conclusioni di quello che aveva scritto, sempre sui social, nel giorno della votazione online. È evidente che c’è qualcosa di più.

Siccome Affronte per primo aveva scritto che «un gruppo vale l’altro se si mantiene autonomia di voto», è probabile che la sua scelta sia dettata soprattutto dai forti attriti dentro il gruppo del Movimento 5 stelle che, secondo l’europarlamentare, sarebbe stato tenuto all’oscuro da tutta l’operazione Alde. Ma Affronte, per dire, sa benissimo che pezzi del gruppo hanno invece preparato il voto sul blog, come l’eurodeputato David Borrelli.

Ad Affronte, poi, potremmo far notare che non è certo la prima volta che il blog, convocando un voto lampo, realizza un disegno già scritto, il piano di Grillo o Casaleggio. Dobbiamo veramente elencare le espulsioni, il caso Pizzarotti, il codice sugli avvisi di garanzia? Ma Affronte queste cose le sa benissimo, lui che è riminese e da sempre considerato vicino al sindaco di Parma. Quella del cambio di gruppo, dunque, sembra più l’occasione buona che lui – da sempre attento ai temi ambientali – e gli altri che lo seguiranno, hanno preso al volo per andare nei Verdi, gruppo che aveva respinto al mittente qualsiasi ipotesi di ingresso in massa dei grillini, o altrove.

Con la mutazione del Movimento alcuni miti stanno crollando, questo è (e non sempre è un male, come nel caso degli avvisi di garanzia). Alcuni ne prendono atto con adii scommettiamo dolorosi (anche perché immancabile parte l’assedio sul web). Lo streaming, ad esempio: Raggi non si fa fare domande durante le conferenze stampa, figurarsi se trasmette online le riunioni con gli assessori – scelti peraltro senza alcuna pubblicità. Anche il cambio di Affronte&co, insomma, ci ricorda che in molti casi, dall’inizio, il Movimento aveva quanto meno abbondato in retorica. Compreso quando ha posto sulla testa dei suoi eletti una penale da 250mila euro in caso di cambio gruppo. Il vincolo di mandato non esiste.