«Se il Fondo monetario internazionale dovesse decidere di tirarsi fuori dal programma di salvataggio greco, l’Eurozona potrebbe trovare una soluzione autonomamente». A dirlo, il Ministro delle Finanze tedesco che apre le porte alla possibilità che l’Europa abbia gli strumenti per far fronte alla crisi economico-finanziaria ellenica

«Se il Fondo monetario internazionale (Fmi) dovesse decidere di tirarsi fuori dal programma di salvataggio greco, l’Eurozona potrebbe trovare una soluzione autonomamente». Sono le parole pronunciate dal Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, venerdì 13 gennaio, durante un’intervista con il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung.

Nell’eventualità appena descritta, gli Stati membri dell’Eurozona dovrebbero però «garantire in maniera più solida il rispetto degli accordi» ha affermato Schäuble. Come? Attraverso il coinvolgimento del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), diretto dal connazionale, Klaus Regling.

È la prima volta che Schäuble apre la porta a un programma di salvataggio senza la partecipazione del Fmi. Su Euractiv si legge che la notizia sarebbe stata presa molto bene ad Atene. Secondo alcune fonti vicino al governo Tsipras, «l’idea che l’Europa abbia gli strumenti istituzionali per far fronte autonomamente alla crisi economico-finanziaria greca non è nuova. Ed è un’opinione che sta prendendo piede a livello istituzionale in Europa, oltre a essere benvenuta in Grecia. Se ci sarà una decisione in questo senso, è importante che venga presa rapidamente».

Ma Schäuble ha anche precisato e ricordato ad Atene che, nel caso di un fallimento del programma in corso, dovrebbe negoziare un altro accordoIn poche parole, il messaggio è il seguente: se il Fmi lascia la presa, la musica non cambierà: pena il fallimento dell’accordo di bailout. A quel punto, qualsiasi nuovo programma dovrebbe passare per il Parlamento federale tedesco (Bundestag) con tutte le complicazioni del caso, soprattutto se il Fmi non sarà della partita. La partecipazione di Washington al salvataggio era infatti stata una condizione “necessaria” per l’approvazione del terzo piano di bailout da parte del Bundestag nell’estate del 2015.

In ogni caso, le parole di Schäuble rappresentano una svolta importante, visti i disaccordi tra istituzioni europee, Paesi membri dell’Eurozona e Fmi che hanno rallentato il progresso del programma durante gli scorsi mesi.

Schäuble ha poi parlato della politica monetaria della Banca centrale europea (Bce). Su questa non ha cambiato idea: «Sarebbe corretto se, durante il 2017, la Bce decidesse di iniziare una graduale ritirata dalla politica monetaria espansiva». Anche altri economisti tedeschi si sono pronunciati allo stesso modo durante le scorse settimane.

Schäuble ha ricordato che i problemi dei risparmiatori tedeschi «cresceranno con il previsto aumento dell’inflazione», ma ha anche ammesso che, ai tempi del marco, «i tassi di interesse eguagliavano appena l’aumento del livello dei prezzi».

Con un occhio alle elezioni del prossimo settembre, ha poi sottolineato che «sarà importante spiegare ai cittadini [tedeschi] che la moneta comune è foriera di vantaggi per la Germania, nonostante tutti i rischi ed effetti negativi annessi».

 

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