Una lunga campagna in rete e in strada. Appelli, petizioni e gli #hugsforChelsea, gli abbracci mandati via Twitter a Chelsea Manning, hanno funzionato. Il presidente Obama, a tre giorni dall’addio alla Casa Bianca, ha deciso di commutare la pena per l’ex soldato Bradley Manning, oggi divenuta Chelsea Elizabeth e in attesa di un cambio di sesso. Manning era stata condannata per aver passato decine di migliaia di documenti riservati a Wikileaks riguardanti le guerre in Afghanistan e Iraq e la prigione di Guantanamo. Tra questi il video di una strage compiuta da due elicotteri Apache in Iraq divenuto famoso come “collateral murder”.
Il video mostra come gli elicotteri abbiano preso di mira fotografi Reuters scambiandoli per uomini armati e poi attaccato un furgone fermatosi per prestare soccorsi, ferendo due bambini e uccidendo il loro padre. Il suo passaggio di documenti ha consentito al mondo di aprire gli occhi sulla guerra attraverso dati reali concreti e reali e non giudizi. Lo stesso è capitato alcuni anni dopo per il programma di sorveglianza della National Security Agency rivelato da Edward Snowden. Ma quello di Manning fu il primo caso, enorme e clamoroso, che in un certo senso ha cambiato la storia americana, quella dell’informazione e il modo in cui i cittadini guardano alla politica internazionale.
Una delle prime reazioni è stata proprio quella di Edward Snowden, che ha twittato ringraziando sia Chelsea, che la gente che si è mobilitata per la sua liberazione e, infine, il presidente Obama.
Let it be said here in earnest, with good heart: Thanks, Obama. https://t.co/IeumTasRNN
— Edward Snowden (@Snowden) 17 gennaio 2017
Un altro è Glen Greenwald, uno dei giornalisti più impegnati nella diffusione e ricerca di notizie riservate e che per primo parlò con Snowden. Stessa cosa fa l’account twitter di Wikileaks il cui fondatore, Julian Assange, aveva promesso di costituirsi se Obama avesse liberato Manning. Vedremo: tutto sommato Assange ha dato una mano a Trump a essere eletto e potrebbe venire perdonato anche lui.
That is awesome. https://t.co/gLbjCEuGc2
— Glenn Greenwald (@ggreenwald) 17 gennaio 2017
Nessuno ha perso la vita per le rivelazioni di Manning, che non riguardano azioni in corso e sono state pubblicate dai grandi quotidiani a cui sono state passate (Guardian, New York Times, El Pais, ecc.) dopo una consultazione con l’amministrazione Obama e una verifica sui nomi e i riferimenti pubblicati per non mettere in pericolo nessuno. Tra le altre cose che abbiamo scoperto ci sono le pressioni sui tedeschi perché non processasero personale Cia coinvolto nelle extraordinary rendition, i rapimenti di sospetti di collusione con al Qaeda in giro per il mondo, un numero impressionante di morti civili in Iraq che non conoscevamo.
In una dichiarazione che accompagnava la sua domanda di grazia, Manning aveva accettato «la responsabilità piena e completa» della sua decisione di passare il materiale a Wikileaks. La whistleblower si è dichiarata colpevole senza cercare di patteggiare perché riteneva che la sua motivazione – rivelare gli orrori ed errori della guerra – sarebbero stati capiti. «Ho sbagliato, ma 35 anni è molto più di quanto mi aspettassi». Ora Obama la rilascia e con lei commuta la pena anche a un piccolo gruppo di persone incarcerate per reati minori collegati all’uso di droga. Tornerà libero, dopo 35 anni anche Oscar Lopez Rivera indipendentista di Puerto Rico per il qale la campagna va avanti da decenni. Potrebbero essercene altri prima di venerdì. Sono buone notizie per la democrazia.