Secondo un’analisi del giornalista Sarantis Michalopoulos, pubblicata su Euractiv, l’elezione di Antonio Tajani alla presidenza del Parlamento europeo, potrebbe portare a un riavvicinamento del Gruppo dei socialisti e democratici europei (S&D) al fronte progressista della Sinistra unitaria europea e della Sinistra verde nordica (Gue/Ngl).
Del resto, il candidato alla presidenza del Parlamento del Gruppo del S&D, Gianni Pittella, aveva già annunciato, prima del voto, la fine della “grande coalizione” con il Gruppo del partito popolare europeo (Ppe). E la sfida delineatasi tra Pittella e Tajani ne è stata una diretta conseguenza.
Michalopoulos ha raccolto alcuni commenti dei deputati europei dell’area socialdemocratica. Secondo questi «la partenza di Martin Schulz ha sollevato la maggioranza dei parlamentari S&D, in quanto permette un percorso di “auto-determinazione” politica». Secondo l’analisi di Michalopoulos, il percorso di avvicinamento del S&D al Gue/Ngl sarebbe in realtà già iniziato in autunno e sarebbe una conseguenza della crescita di consensi della destra radicale in Europa.
Le stesse fonti socialdemocratiche di cui sopra (che però rimangono anonime), avrebbero spiegato che, a livello europeo, «è iniziata una fase nuova, guidata da una coalizione tra popolari e conservatori […] Sebbene non sia nostra intenzione bloccare il processo legislativo, dobbiamo prima confrontarci con le forze progressiste nel Parlamento».
Allo stesso tempo, l’area socialdemocratica sta puntando il dito contro il leader del Gruppo del partito europeo dei liberali, democratici e riformatori (Alde), Guy Verhofstadt, il quale sarebbe responsabile del «viraggio vero destra del Parlamento europeo».
Ma il Gue/Ngl è veramente disponibile a un’alleanza programmatica con il S&D? Difficile crederlo dopo anni di scontri su temi fondamentali. Michalopoulos stesso scrive che «dipenderà molto dalla capacità dei due gruppi di trovare un terreno d’incontro su temi come il Ceta», per esempio.
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