Non tutti i mali vengono per nuocere: la presidenza Trump ha prodotto il successo editoriale di diversi libri di valore. Dopo che il neopresidente si è lasciato andare a dichiarazioni non corrette o indimostrabili e diversi membri del suo staff lo hanno ripreso e rilanciato, è successo che 1984, il romanzo distopico di  George Orwell stia vendendo come non succedeva proprio dal 1984. Al momento è primo nelle classifiche Amazon. Pubblicato la prima volta nel 1949, il classico racconto di Orwell racconta di una società in cui i fatti sono distorti e soppressi e la storia viene riscritta. Il protagonista, Winston Smith, lavora al ministero della propaganda e di mestiere lavora alla riscrittura degli articoli di cronaca sui giornali per riportare la realtà ufficiale. Le foto mostrate dal portavoce della Casa Bianca, Spicer, che spiega che all'inaugurazione non c'è mai stata tanta gente, così come l'idea diffusa da Trump che «se non avessero votato milioni di immigrati illegali», lui avrebbe vinto il voto popolare, sembrano proprio un prodotto del Ministero della Verità, per il quale lavora Smith. La campagna Trump, tramite Kellyanne Comway ha parlato di «verità alternative».  Orwell, ex socialista che aveva raccontato la dura vita dei minatori in "The road to Wigan pier", per poi rimanere scioccato dalla realtà autoritaria della Germania nazista e dell'Unione sovietica stalinista, aveva scritto:  «Il linguaggio politico, con opportune variazioni di questo o quel partito, è vero per tutti i partiti politici, dai conservatori agli anarchici – è progettato per rendere veritiere le bugie e far sembrare l’omicidio rispettabile, e per dare l’aspetto di solidità al vento.” Un po' un'esagerazione, certo, ma una nota interessante in un anno in cui i media si sono fatti abbindolare e utilizzare dalla capacità di Trump di diventare notizia anche quando non era il caso: i media, a volta urlando troppo, a volte normalizzando il messaggio o le figure controverse che stavano attorno al presidente (Steve Bannon, lo stratega di estrema destra è tra queste), hanno lavorato indirettamente per renderlo appetibile. In generale, tra i programmi di controllo della NSA (non voluti da Trump), la manipolazione della realtà e la individuazione di nemici reali o fantomatici (i messicani), la distopia di Orwell non sembra più una fantasia. Ma non c'è solo 1984, anche It can't happen here, romanzo del 1936 di Sinclair Lewis descrive l'ascesa di Berzelius "Buzz" Windrip, che sconfigge Franklin Delano Roosevelt e viene eletto presidente degli Stati Uniti, dopo aver seminato la paura e promesso riforme economiche e sociali drastiche, e rassicurando il popolo su patriottismo e valori tradizionali. Suona familiare? Vendono molto anche Brave New World di Huxley e le  Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt. Il Trailer di 1984 uscito nel 1984, su YouTube trovate anche due vecchi film degli anni '50

Non tutti i mali vengono per nuocere: la presidenza Trump ha prodotto il successo editoriale di diversi libri di valore. Dopo che il neopresidente si è lasciato andare a dichiarazioni non corrette o indimostrabili e diversi membri del suo staff lo hanno ripreso e rilanciato, è successo che 1984, il romanzo distopico di  George Orwell stia vendendo come non succedeva proprio dal 1984. Al momento è primo nelle classifiche Amazon.

Pubblicato la prima volta nel 1949, il classico racconto di Orwell racconta di una società in cui i fatti sono distorti e soppressi e la storia viene riscritta. Il protagonista, Winston Smith, lavora al ministero della propaganda e di mestiere lavora alla riscrittura degli articoli di cronaca sui giornali per riportare la realtà ufficiale. Le foto mostrate dal portavoce della Casa Bianca, Spicer, che spiega che all’inaugurazione non c’è mai stata tanta gente, così come l’idea diffusa da Trump che «se non avessero votato milioni di immigrati illegali», lui avrebbe vinto il voto popolare, sembrano proprio un prodotto del Ministero della Verità, per il quale lavora Smith. La campagna Trump, tramite Kellyanne Comway ha parlato di «verità alternative».

 Orwell, ex socialista che aveva raccontato la dura vita dei minatori in “The road to Wigan pier”, per poi rimanere scioccato dalla realtà autoritaria della Germania nazista e dell’Unione sovietica stalinista, aveva scritto: 

«Il linguaggio politico, con opportune variazioni di questo o quel partito, è vero per tutti i partiti politici, dai conservatori agli anarchici – è progettato per rendere veritiere le bugie e far sembrare l’omicidio rispettabile, e per dare l’aspetto di solidità al vento.”

Un po’ un’esagerazione, certo, ma una nota interessante in un anno in cui i media si sono fatti abbindolare e utilizzare dalla capacità di Trump di diventare notizia anche quando non era il caso: i media, a volta urlando troppo, a volte normalizzando il messaggio o le figure controverse che stavano attorno al presidente (Steve Bannon, lo stratega di estrema destra è tra queste), hanno lavorato indirettamente per renderlo appetibile.

In generale, tra i programmi di controllo della NSA (non voluti da Trump), la manipolazione della realtà e la individuazione di nemici reali o fantomatici (i messicani), la distopia di Orwell non sembra più una fantasia.

Ma non c’è solo 1984, anche It can’t happen here, romanzo del 1936 di Sinclair Lewis descrive l’ascesa di Berzelius “Buzz” Windrip, che sconfigge Franklin Delano Roosevelt e viene eletto presidente degli Stati Uniti, dopo aver seminato la paura e promesso riforme economiche e sociali drastiche, e rassicurando il popolo su patriottismo e valori tradizionali. Suona familiare? Vendono molto anche Brave New World di Huxley e le  Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt.

Il Trailer di 1984 uscito nel 1984, su YouTube trovate anche due vecchi film degli anni ’50