Agli italiani non piace l’Unione europea e neppure la direzione presa dall’Italia. E quasi la metà (il 48,3%, un punto percentuale in più rispetto a un anno fa) non riesce a far quadrare i conti. Del resto c’è un 13,8% di persone, tra quelle che rispondono alle domande di Eurispes, che è tornata a casa a vivere con genitori o suoceri. I capitoli di spesa che rendono difficile arrivare alla fine del mese sono le rate del mutuo o l’affitto. Se intervengono spese mediche, il quadro si complica ancora. Una persona su quattro pensa di essere abbastanza o molto povera e la causa principale dello scivolamento in questa condizione è la perdita del lavoro, seguita dal divorzio e da una malattia all’interno del proprio nucleo familiare. Il dato positivo, in questo quadro non esaltante, è che la maggioranza del campione stratificato Eurispes (1084 persone), non ha perso capacità di spesa da un anno all’altro.
Quanto all’Europa, gli italiani non sono per uscirne. O almeno questo è quanto rileva l’Eurispes nel suo Rapporto 2017. Quello fotografato è un Paese diviso, il presidente Fara parla di «più Italie distanti l’una dall’altra». L’attitudine degli italiani è andata leggermente cambiando tra l’anno scorso e questo: oggi il 48,8% si dice contrario ad uscire dall’Unione, contro il 21,5% di favorevoli (quasi un terzo, però, non si esprime). Gli italiani non vanno neppure pazzi per l’ipotesi di un referendum: evidentemente l’effetto Brexit ha avuto un effetto diverso rispetto ad altri Paesi sull’opinione pubblica italiana: il 39,1% è contrario, meno del trenta favorevole. L’instabilità probabilmente spaventa se è vero che un anno fa il 40% era per uscire dall’euro e oggi tre quarti delle persone sono per rimanere.
Quel che non piace alla stragrande maggioranza degli italiani sono le politiche europee: il 70% pensa che le politiche economiche imposte da Bruxelles siano sbagliate. Anche sui migranti: ad affrontare la crisi siamo stati lasciati soli, è l’idea, non sbagliata. Eppure, nonostante la retorica salviniana, l’Eurispes segnala che gli italiani non ritengono che sia un corso un’invasione: solo il 14,9% pensa che occorra fare qualcosa per limitare gli ingressi. Un numero che cresce molto negli anni, ma che resta molto basso.