«Per prima cosa ringrazio tutti gli elettori di sinistra che hanno partecipato a queste primarie. La vostra mobilitazione è il segno di una sinistra viva e vibrante, che mi dà stasera una forza considerabile per rappresentarvi e vincere queste elezioni presidenziali. Questa sera la sinistra rialza la testa, si volta verso il futuro e vuole vincere. Ringrazio l’alta autorità e il suo presidente Thomas Clay per la qualità del lavoro svolto, e porgo un saluto sincero, caloroso e amichevole a Manuel Valls con cui ho appena parlato a telefono. Durante il nostro dibattito di mercoledì, che è stato sereno, abbiamo spiegato le nostre differenze ma abbiamo saputo dire, credo, che non saranno irriducibili quando dovremo affrontare i nostri veri avversari. Ringrazio con molta emozione quelli che hanno votato per me oggi e le migliaia di persone che si sono mobilitate durante questi mesi di campagna: siete il cuore valente e battente della Francia.
Misuro, cari concittadini e concittadine, con gravità e lucidità la responsabilità che mi avete affidato stasera, la misuro con fiducia, non è un peso ma un impulso. Ho l’onore di poter incarnare, dopo François Mitterrand, Lionel Jospin, Ségolène Royal e François Hollande, ciò che attendete rispetto al progresso e la vostra domanda di giustizia. Ma voglio tracciare un cammino nuovo. Ho la convinzione che davanti ad una destra dei privilegi, una destra conservatrice e un’estrema destra distruttrice, il nostro paese ha bisogno di una sinistra, ma di una sinistra moderna, innovatrice, volta verso il futuro, che pensa il mondo per com’è e non per com’è stato, che sia capace di fabbricare e portare avanti un futuro desiderabile.
Tutta la mia campagna elettorale si è svolta verso questo orizzonte, tutti gli incontri che ho fatto hanno rinforzato la certezza che siamo una nazione che si appassiona alla giustizia, che ama la libertà, che è aperta alle differenze e al mondo ma che si dimentica e si perde quando guarda nostalgicamente al passato, si chiude nei conservatorismi, non riesce a lasciarsi alle spalle le discussioni passate. Bisogna scrivere una nuova pagina della nostra storia che vogliamo tutti. Vogliamo prosperare nel lavoro e nel tempo libero, vogliamo quindi inventare la protezione sociale e il pieno impiego del ventunesimo secolo davanti alle mutazioni del lavoro, alla persistenza della povertà, a una disoccupazione che rimane alta e allo sviluppo delle condizioni di vita e di lavoro precario. Io non mi rassegno alla fatalità.
Il reddito universale di esistenza, permetterà di vivere il lavoro più liberamente, di sceglierlo piuttosto che subirlo. Possiamo vivere anche in un ambiente armonioso e accogliente. La nostra economia ha bisogno di un nuovo modello di sviluppo che non fondi tutto il suo successo sulla crescita della ricchezza economica ma che si impegni risolutamente nella transizione ecologica rispettosa della biodiversità, della nostra salute e del nostro quadro di vita. Vogliamo infine decidere collettivamente del nostro avvenire: grazie alla sesta repubblica restituirò il potere che non avrebbe mai dovuto cessare di essere nelle vostre mani.
Ma vorrei anche fornire i mezzi affinché una politica di eguaglianza nella scuola e nei servizi pubblici sia una realtà e non solo una parola. Il bel principio di laicità sarà il fondamento della coesione della nostra società. Lo dico e lo confermo, non credo all’uomo della provvidenza, non pretendo di detenere la verità, che la lascio ai filosofi e agli uomini di fede. Preferisco sempre il noi all’io, la mia responsabilità di proporvi un cammino che vi invito a intraprendere al mio fianco, lucidamente, seriamente, sapendo che ciò che non impedisce di essere risoluti, positivi e sorridenti.
Domani comincerò a riunire i socialisti, tutti i socialisti, perché i socialisti sono la mia famiglia politica e a loro ho consacrato trent’anni di impegno. So cosa devo a Michel Rocard, alla sua incredibile capacità di percepire e anticipare le mutazioni del mondo e proporre delle risponde sia giuste che innovative; so cosa devo a François Mitterrand e alla sua convinzione che l’unità della sinistra è stata il talismano del suo successo e che i socialisti non devono mai tirarsi indietro davanti alle responsabilità del potere. Sarò fedele a questo doppio impegno.
Bisognerà anche unire la sinistra e gli ecologisti: se esistono delle differenze le idee che condividiamo sono altrettanto numerose , mai le forze progressiste rinunceranno a parlarsi a costruire insieme. Da lunedì proporrò a tutti i candidati di queste primarie, ma anche a tutti quelli che si riconoscono nella sinistra e nell’ecologia politica, e penso in particolare Yannick Jadot e Jean Luc Mélenchon, di non pensare che all’interesse dei francesi anche a scapito di quello personale. A loro proporrò di costruire insieme una maggioranza di governo coerente e durevole per il progresso sociale, ecologico e democratico.
Stasera voglio, infine, parlare alla gioventù francese. Ogni generazione, diceva Tocqueville, è un popolo nuovo. Voglio dirlo a voi che vi siete impegnati in queste primarie al di là di tutti i pronostici: sta a voi decidere che popolo volete essere e in quale Francia volete vivere e fare dei figli. Sono convinto che la vostra energia, la vostra creatività e la vostra solidarietà mostreranno la strada a tutti i francesi. Certo, non mancano ragioni per essere inquieti e il mondo che vi è promesso è più instabile che mai: l’ascesa al potere di Donald Trump negli Stati Uniti, la pressione portata da Vladimir Putin sull’Europa e sulla situazione nel vicino e Medio Oriente, la minaccia del terrorismo islamista alle nostre porte, i pericoli ecologici che accrescono il debito che abbiamo nei confronti della natura. Ma noi sappiamo che se affrontiamo queste sfide con paura finiremo con i candidati della paura. Voglio quindi riunire i francesi, tutti i francesi intorno a un futuro desiderabile: costruiremo una nuova Francia fiera di se stessa, noi siamo sessantasei milioni di cuori che battono, insieme faremo battere il cuore alla Francia. Viva la Repubblica, viva la Francia!»
Traduzione a cura di Francesco Maselli