Lunedì 30 gennaio, Andrea Enria, il Presidente dell’Autorità bancaria europea (Eba), si è espresso in merito alla situazione critica del sistema bancario europeo e ha appoggiato la creazione di una “bad bank” per gestire i crediti tossici in pancia agli istituti finanziari europei.
Come riporta Reuters, secondo Enria, un intervento riguardo ai così detti “non-performing loans” (Npl, “crediti non performanti”, ndr.) è diventato «urgente». Il Presidente dell’Eba ha parlato a Strasburgo nel corso di una conferenza, alla presenza di Klaus Regling, Direttore del Meccanismo europeo di stabilità (Mes).
Nello specifico, Enria ha proposto la costruzione di una “asset management company” (Amc) paneuropea, un veicolo finanziario-istituzionale che possa gestire i titoli tossici, depurando temporaneamente i bilanci delle banche.
L’Amc avrebbe come il compito di valutare il valore economico “reale” dei titoli e creare quindi un mercato per la rivendita. In questo momento infatti le banche non si liberano dei titoli tossici perché “disincentivate” da un livello dei prezzi troppo basso.
Enria ha specificato che «l’Amc avrebbe un tempo limitato – tre anni – per riuscire a piazzare i titoli». Nel caso di un mancata vendita, scatterebbero comunque le regole europee del “bail-in” che chiamano in causa, in primo luogo, gli investitori privati che hanno finanziato l’attività creditizia. Conseguentemente, nell’ottica della creazione dell’Amc non sarebbe comunque previsto alcun tipo di condivisione del rischio fra Stati membri dell’Unione.
Eppure Enria ha specificato, che almeno inizialmente, «dovrebbe essere previsto una sorta di intervento pubblico per la creazione dell’Amc». L’Amc dovrebbe infatti essere in grado di acquisire circa 250 miliardi di titoli Npl dal sistema bancario europeo.
Klaus Regling ha appoggiato la proposta di Enria che, in fin dei conti, cerca di tenere insieme i vari pezzi e attori del quadro istituzionale europeo: dai Paesi più esposti ai titoli tossici, fino alla Germania, passando per la Commissione europea. Questa ultima, negli scorsi mesi, ha sottolineato la necessità di rispettare i criteri delle regole sul “bail in”, soprattutto in relazione alla crisi bancaria italiana.
Il sistema bancario europeo detiene titoli tossici per più di mille miliardi di euro. Il maggior “contribuente” al dissesto finanziario è proprio il sistema bancario italiano, il quale ha in pancia circa un quarto dell’intero ammontare.
In ogni caso, altri dieci Paesi dell’Unione europea sono caratterizzati da un rapporto tra titoli tossici e non, che va oltre il 10 per cento. Nel suo complesso, in Europa il rapporto arriva superare il 5 per cento, un valore tre volte superiore a quello che caratterizza l’economica americana o giapponese.
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