Il capitano giallorosso lancia un appello al primo cittadino con l'hashtag #Famostostadio. E lei risponde. Perché nonostante i guai giudiziari e gli imbarazzi politici che accompagnano l'attuale giunta capitolina, bisogna far vedere che #RomavaAvanti. Dopo il secco no alle Olimpiadi 2024, ecco un'altra partita che il sindaco Raggi deve giocarsi con estrema delicatezza. Perché i romani sono pronti a scherzare su tutto, ma guai a prendersi gioco della "maggica" (o, a seconda de casi, degli aquilotti). E qui s'inserisce la risposta a Francesco Totti: «Ti aspettiamo per parlarne», ha scritto la prima cittadina pentastellata. Sebbene "il Pupone" certo un ingegnere non sia. E sebbene l'idea sia sul tavolo dal lontano 2001, quando Walter Veltroni ancora non era nemmeno sindaco - né candidato presidente alla Lega Calcio. Soprattutto, dietro alla costruzione c'è il mondo delle società calcistiche che si intreccia a quello dei costruttori romani, che di soldi ne fanno girare parecchi. Ma i romani - e non solo - vanno tranquillizzati, e la risposta del sindaco, fa questo. Ci dice che lo Stadio è sul tavolo. O meglio, anche sul suo tavolo (dopo quello di tutte le amministrazioni precedenti), quello a Cinquestelle. Cosa che in realtà - nonostante la sua opposizione quando di Roma era solo una semplice consigliera di opposizione - sapevamo già, come ci racconta la sedia tremolante dell'assessore all'Urbanistica Paolo Berdini, fra i più agguerriti oppositori del progetto. Alla base degli attriti con il sindaco ci sarebbe proprio la sua guerra all'impianto calcistico. Certo, ufficialmente la nuova struttura che l'americano James Pallotta e il costruttore romano (e romanista) Luca Parnasi vorrebbero realizzare a Tor di Valle per ora è stata bocciata dal Comune. Ufficialmente. I contatti con la società, però, continuano assidui. Così come i lavori di Palazzo Senatorio, che ha chiesto una sospensione di 30 giorni rispetto alla data definitiva (1 febbraio 2017) per l'approvazione da parte della conferenza dei servizi - interrottasi a un passo dalla decisione il 31 gennaio scorso: «Sul progetto definitivo dello stadio della Roma c'è la volontà ad andare avanti per analizzare il dossier», spiegano dal Comune in una nota ufficiale. Ma, sebbene Raggi cerchi di dissimulare, spiegando che bisogna «rispettare il piano regolatore» e la conferenza dei servizi perché «la decisione spetta a loro», dagli uffici tecnici del Comune arriva un bel no: «Il parere unico di Roma Capitale sul progetto definitivo dello Stadio della Roma è non favorevole» (si legge sul documento consultabile qui). Il progetto è considerato "non idoneo" da parte di quasi tutte le strutture interessate (dipartimento Pianificazione territoriale, dipartimento Tutela Ambientale, dipartimento Viabilità, quello dello Sviluppo e immancabilmente quello dell'Urbanistica). Ragioni del No "Condizioni di sicurezza non garantite", "pericolosità idraulica dell'area", dubbi sull'approvvigionamento idrico ed elettrico, "carenza di documentazione" ("nonostante le reiterate richieste di integrazione") e una serie di ingenti "problemi di viabilità" sono solo alcune delle lacune individuate.
  • Sicurezza: il parcheggio e la viabilità della struttura non consentirebbero la sicurezza della circolazione (es. uscite in curva con scarsa visibilità e manovrabilità per auto e bus, percorsi pedonali che non ne garantiscono incolumità, etc)
  • Idraulica: l’attuale classificazione dell’area comprende zone a rischio idrico, una pericolosità che determinerebbe la non compatibilità della struttura con l’area in cui vorrebbe essere situata
  • Carenza di funzionalità: verrebbero a crearsi una serie di snodi che aumenterebbero il traffico in zone strategiche come l'ingresso nel Gra e l'inadeguatezza dei trasporti parametrati all'aumento di persone
  • Carenza documentale
Tuttavia, il documento produce anche possibili soluzioni per uscire dall'impasse: ridefinire il perimetro delle zone. In 30 giorni dunque l'As Roma dovrebbe ribaltare quasi completamente il progetto. Parnasi e la Roma si dichiarano fiduciosi: «Il parere unico [...] sebbene scritto in maniera che ingenera dubbi - scrivono in una nota Ansa - riporta solo minime richieste di modifica che i proponenti potranno adempiere facilmente, in modo da ottenere un parere favorevole e quindi procedere con l’approvazione del progetto». Tutto un bluff, dunque? La risposta potrebbe essere contenuta sempre nella suddetta nota, secondo la quale la posizione del Comune sarebbe "solo" «di natura amministrativa e non costituisce posizione politica», assicura l'asse Boston-Trigoria. Dettaglio non da poco. Perché popolo romano, società e costruttore non sono gli unici soggetti da tenere a bada: la prima cittadina capitolina deve anche capire bene come farla ingoiare questa storia ai Cinquestelle. Che certo non sono pro-cemento, e ai quali quel milione di cubature previste per realizzare non solo l'impianto sportivo (che varrebbe solo il 14% del totale), ma tutto ciò che vi è previsto attorno - e che rappresenta il cuore dell'affare, tant'è che alla proposta di Berdini di far saltare il più delle cubature, la società ha risposto che così non se ne sarebbe fatto nulla - non sarà facile da spiegare. E dunque Stadio si, stadio no? Le ragioni del Si Mentre qualche 5 stelle (non tutti: c'è chi allo stadio tiene, come Frongia), Berdini e alcuni comitati locali spiegano che altre zone potevano esser più idonee e che si poteva anche considerare la via dell'adeguamento dell'Olimpico, l'As Roma ha intensificato la sua propaganda di parte. Spalletti, Totti, tutti i campioni giallorossi sono stati impegnati per ripetere i mirabolanti benefici che lo stadio (e il centro commerciale, e gli uffici destinati a Unicredit) porterebbe:
  • Investimento di 1,6 miliardi di euro
  • Conseguente aumento del Pil: si parla di un aumento di 5,7 miliardi di euro nei primi tre anni, 12,5 miliardi entro sei anni e 18,5 miliardi entro il 2026.
  • Aumento di 1,4 miliardi di gettito fiscale nell’arco dei prossimi nove anni - circa 150 milioni di euro all’anno che il comune potrà reinvestire per altre necessità
  • 1500 operai nella fase di costruzione e ulteriori 4000 posti di lavoro man mano che il progetto diventa operativo. Una volta a pieno regime, saranno circa 20.000 le persone che lavoreranno nello stadio e nell’area business
Palla a Raggi.  

Il capitano giallorosso lancia un appello al primo cittadino con l’hashtag #Famostostadio. E lei risponde. Perché nonostante i guai giudiziari e gli imbarazzi politici che accompagnano l’attuale giunta capitolina, bisogna far vedere che #RomavaAvanti.

Dopo il secco no alle Olimpiadi 2024, ecco un’altra partita che il sindaco Raggi deve giocarsi con estrema delicatezza. Perché i romani sono pronti a scherzare su tutto, ma guai a prendersi gioco della “maggica” (o, a seconda de casi, degli aquilotti). E qui s’inserisce la risposta a Francesco Totti: «Ti aspettiamo per parlarne», ha scritto la prima cittadina pentastellata. Sebbene “il Pupone” certo un ingegnere non sia. E sebbene l’idea sia sul tavolo dal lontano 2001, quando Walter Veltroni ancora non era nemmeno sindaco – né candidato presidente alla Lega Calcio. Soprattutto, dietro alla costruzione c’è il mondo delle società calcistiche che si intreccia a quello dei costruttori romani, che di soldi ne fanno girare parecchi.

Ma i romani – e non solo – vanno tranquillizzati, e la risposta del sindaco, fa questo. Ci dice che lo Stadio è sul tavolo. O meglio, anche sul suo tavolo (dopo quello di tutte le amministrazioni precedenti), quello a Cinquestelle. Cosa che in realtà – nonostante la sua opposizione quando di Roma era solo una semplice consigliera di opposizione – sapevamo già, come ci racconta la sedia tremolante dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, fra i più agguerriti oppositori del progetto. Alla base degli attriti con il sindaco ci sarebbe proprio la sua guerra all’impianto calcistico.

Certo, ufficialmente la nuova struttura che l’americano James Pallotta e il costruttore romano (e romanista) Luca Parnasi vorrebbero realizzare a Tor di Valle per ora è stata bocciata dal Comune. Ufficialmente. I contatti con la società, però, continuano assidui. Così come i lavori di Palazzo Senatorio, che ha chiesto una sospensione di 30 giorni rispetto alla data definitiva (1 febbraio 2017) per l’approvazione da parte della conferenza dei servizi – interrottasi a un passo dalla decisione il 31 gennaio scorso: «Sul progetto definitivo dello stadio della Roma c’è la volontà ad andare avanti per analizzare il dossier», spiegano dal Comune in una nota ufficiale.

Ma, sebbene Raggi cerchi di dissimulare, spiegando che bisogna «rispettare il piano regolatore» e la conferenza dei servizi perché «la decisione spetta a loro», dagli uffici tecnici del Comune arriva un bel no: «Il parere unico di Roma Capitale sul progetto definitivo dello Stadio della Roma è non favorevole» (si legge sul documento consultabile qui). Il progetto è considerato “non idoneo” da parte di quasi tutte le strutture interessate (dipartimento Pianificazione territoriale, dipartimento Tutela Ambientale, dipartimento Viabilità, quello dello Sviluppo e immancabilmente quello dell’Urbanistica).

Ragioni del No
“Condizioni di sicurezza non garantite”, “pericolosità idraulica dell’area”, dubbi sull’approvvigionamento idrico ed elettrico, “carenza di documentazione” (“nonostante le reiterate richieste di integrazione”) e una serie di ingenti “problemi di viabilità” sono solo alcune delle lacune individuate.

  • Sicurezza: il parcheggio e la viabilità della struttura non consentirebbero la sicurezza della circolazione (es. uscite in curva con scarsa visibilità e manovrabilità per auto e bus, percorsi pedonali che non ne garantiscono incolumità, etc)
  • Idraulica: l’attuale classificazione dell’area comprende zone a rischio idrico, una pericolosità che determinerebbe la non compatibilità della struttura con l’area in cui vorrebbe essere situata
  • Carenza di funzionalità: verrebbero a crearsi una serie di snodi che aumenterebbero il traffico in zone strategiche come l’ingresso nel Gra e l’inadeguatezza dei trasporti parametrati all’aumento di persone
  • Carenza documentale

Tuttavia, il documento produce anche possibili soluzioni per uscire dall’impasse: ridefinire il perimetro delle zone. In 30 giorni dunque l’As Roma dovrebbe ribaltare quasi completamente il progetto.

Parnasi e la Roma si dichiarano fiduciosi: «Il parere unico […] sebbene scritto in maniera che ingenera dubbi – scrivono in una nota Ansa – riporta solo minime richieste di modifica che i proponenti potranno adempiere facilmente, in modo da ottenere un parere favorevole e quindi procedere con l’approvazione del progetto».

Tutto un bluff, dunque?

La risposta potrebbe essere contenuta sempre nella suddetta nota, secondo la quale la posizione del Comune sarebbe “solo” «di natura amministrativa e non costituisce posizione politica», assicura l’asse Boston-Trigoria.

Dettaglio non da poco. Perché popolo romano, società e costruttore non sono gli unici soggetti da tenere a bada: la prima cittadina capitolina deve anche capire bene come farla ingoiare questa storia ai Cinquestelle. Che certo non sono pro-cemento, e ai quali quel milione di cubature previste per realizzare non solo l’impianto sportivo (che varrebbe solo il 14% del totale), ma tutto ciò che vi è previsto attorno – e che rappresenta il cuore dell’affare, tant’è che alla proposta di Berdini di far saltare il più delle cubature, la società ha risposto che così non se ne sarebbe fatto nulla – non sarà facile da spiegare.

E dunque Stadio si, stadio no?

Le ragioni del Si

Mentre qualche 5 stelle (non tutti: c’è chi allo stadio tiene, come Frongia), Berdini e alcuni comitati locali spiegano che altre zone potevano esser più idonee e che si poteva anche considerare la via dell’adeguamento dell’Olimpico, l’As Roma ha intensificato la sua propaganda di parte. Spalletti, Totti, tutti i campioni giallorossi sono stati impegnati per ripetere i mirabolanti benefici che lo stadio (e il centro commerciale, e gli uffici destinati a Unicredit) porterebbe:

  • Investimento di 1,6 miliardi di euro
  • Conseguente aumento del Pil: si parla di un aumento di 5,7 miliardi di euro nei primi tre anni, 12,5 miliardi entro sei anni e 18,5 miliardi entro il 2026.
  • Aumento di 1,4 miliardi di gettito fiscale nell’arco dei prossimi nove anni – circa 150 milioni di euro all’anno che il comune potrà reinvestire per altre necessità
  • 1500 operai nella fase di costruzione e ulteriori 4000 posti di lavoro man mano che il progetto diventa operativo. Una volta a pieno regime, saranno circa 20.000 le persone che lavoreranno nello stadio e nell’area business

Palla a Raggi.

 

Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.