Alla fine ci è cascato anche Michele Emiliano, l’ultimo aspirante anti-Renzi, in un PD in cui si invoca il congresso per l’occultamento del Matteo segretario senza capire bene poi cosa cambierebbe davvero: dice Emiliano, in un’intervista a Libero, che si immagina una coalizione che tenga insieme la sinistra arrivando fino agli alfaniani (che chissà se esistono davvero degli alfaniani, oltre ad Angelino e al fratellino dirigente per cognome), rivendicando di avere qualcosa di simile già nella sua Puglia. Dice Emiliano (quello che dovrebbe cambiare verso al raglio renziano del post-referendum) che il Nuovo Centro Destra (sì, Alfano, sempre lui) dovrebbe fare un congresso per togliere la parola destra dal proprio nome: è solo quello che gli agita lo stomaco, l’acronimo. La nuova politica di centro destra, del resto, l’hanno già inventata loro.
Dicono in molti che l’Ulivo 4.0 sarà una rivoluzione: una nuova Democrazia Cristiana (che appunto tiene dentro tutti) in cui Renzi pare essere l’unico problema, come se Renzi fosse davvero (ce ne vorrebbero convincere) un inciampo piuttosto che il naturale approdo di una mutazione genetica che il PD ha cercato per anni. Il progetto politico degli antagonisti renziani, in fondo, è cancellare Renzi: le alleanze sono le stesse, le idee programmatiche non si sanno e chissà per quale trascendentale ispirazioni quelli che hanno votato il Jobs act dovrebbero essere gli stessi che lo cancellerebbero. Boh.
Altri, intanto, lavorano per sventolare l’allarme populismo ipotizzando un accordo Lega-M5s che è fantapolitica ma torna utile per fabbricare spettri. Così alla fine staranno tutti insieme per arginare il pericolo e, miracolo già visto, il senso del dovere diventerà la loro giustificazione. Faranno un’accozzaglia, la chiameranno centrosinistra e diranno di averlo fatto per senso di responsabilità. Programmi politici? Ma che ce frega, dei programmi.
Avanti così.
Buon mercoledì.