Nella Die Linke ormai si parla apertamente di Grexit. Ma così l'intesa con Schulz diventa più difficile. Intanto Merkel incontra Lagarde a Berlino per trovare un accordo sull'avanzo primario di Atene per il 2018. E Varoufakis lancia la campagna #theGreekFiles

Sahra Wagenknecht, vice Presidente del partito della sinistra radicale tedesca, Die Linke, ha preso posizione in maniera netta sulla questione greca: «Alcuni elementi fanno pensare che l’economia greca possa riprendersi meglio fuori dall’Unione monetaria». Ma la decisione ultima a riguardo, «spetta al popolo greco». Lo riporta il quotidiano regionale Reinische Post.

Che dalla Germani arrivino voci in favore di una Grexit non è certo una novità. Che provengano da uno dei volti più in vista della Die Linke invece, è una notizia.

Nella Die Linke, Wagenkencht rappresenta l’ala radicale; quella che vedrebbe di cattivo occhio un’alleanza con la Spd di Martin Schulz dopo le elezioni. Parte della mancata sintonia, è dovuta proprio dalla divergenza sulle questioni europee ed internazionali. Oltre alla Grexit, l’area radicale della Die Linke predica lo scioglimento della Nato, o quantomeno, l’inclusione della Russia in qualsiasi ragionamento di politica estera e di sicurezza.

Wagenknecht ha anche accusato Wolfgand Schäuble, il Ministro delle finanze, di aver ingannato il popolo tedesco nel corso degli ultimi anni: «Schäuble sa, o almeno dovrebbe sapere, che la Grecia è uno Stato in bancarotta che riesce ad onorare i propri debiti soltanto attraverso la sottoscrizione di nuovi prestiti». Se c’è qualcosa che è stato salvato, nel quadro del bailout, «sono gli “hedgefond” e le banche», non certo Atene. I crediti elargiti dal governo e, conseguentemente, i soldi del contribuente tedesco, nonché europeo, sono «finiti in una fossa».

Intanto oggi, a Berlino, Angela Merkel ospiterà Chritine Lagarde, Direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi), per cercare di sciogliere i nodi sulla questione greca che persistono tra Washington e Berlino. Il Fmi sostiene che per Atene sia impossibile sostenere un avanzo primario del 3,5 percento dal 2018 in poi. Conseguentemente, Lagarde spinge per una revisione degli obiettivi fiscali finalizzati a un avanzo del 1,5 percento. Ma Berlino rimane l’osso duro da convincere, soprattutto nell’anno delle elezioni federali. Potenzialmente, la partecipazione di Washington al piano di salvataggio potrebbe anche saltare. Soprattutto nel caso in cui non si dovesse trovare un accordo sui numeri. Da mesi ormai, il Fmi chiede lo stop delle misure di austerità per la Grecia.

Intanto, si è rifatto vivo anche Yanis Varoufakis, il quale, con il movimento Diem25 ha lanciato la campagna #TheGreekfiles. La campagna chiede a Mario Draghi, Presidente della Banca centrale europea (Bce), di rilasciare al pubblico alcuni documenti interni, redatti in occasione della chiusura delle banche greche del 2015, nel momento più acuto della crisi del debito ellenico.

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