A cinque anni dalla scomparsa di Lucio Dalla, cantante, scrittore, gallerista, attore, regista teatrale, compositore e pilota, il primo marzo si rincorrono le occasioni per ricordarlo. A Bologna, la sua città natale, le iniziative continuano fino a quel 4 di marzo che era la sua data di nascita con “A Casa di Lucio va in città”, una serie di percorsi attraverso alcuni dei luoghi del cantautore guidate da critici musicali, attori cantanti che danno appuntamento nelle trattorie che amava frequentare per racconti e concerti all’improvviso, che invitano in sale di registrazione, a pellegrinaggi sentimentali fino a via D’Azeglio 15. Già nella giornata di oggi, primo marzo, è il Teatro Comunale di Bologna ad offrire cantautore bolognese, che ha saputo unire la musica colta e quella popolare grazie al suo eclettismo e alla sua passione. Gino alle 20 la musica di Dalla verrà diffusa dal Teatro e risuonerà in Piazza Verdi per ricordare l’artista scomparso in quello stesso giorno del 2012. proprio in rapporto con il Comunale di Bologna erano nati i suoi Pierino e il Lupo di Sergej Prokofiev del 2005, con Dalla voce recitante e Aldo Sisillo direttore; Pulcinella di Stravinskij e Arlecchino di Busoni del 2007, con la regia di Dalla, che ha operato un intervento scenografico su tutte e due le opere, spostandone l’azione a New York, per Pulcinella, e in un paesino delle colline tosco-emiliane, per Arlecchino; The Beggar’s Opera di John Gay del 2008, ancora con la regia di Lucio Dalla.
Ma Bologna è anche e soprattutto la città dove el 1972, Roberto Roversi e Lucio Dalla s’incontrarono e cominciarono a collaborare: lo scrittore e poeta era già molto noto, era amico di Calvino di Sciascia frequentava intellettuali impegnati, Dalla invece era il cantante di Sanremo aveva fatto il botto con il suo 4 marzo 1943, inaspettatamente dopo dieci anni in cui nessuno se l’era filato. A farli incontrare era stato il manager di Dalla, Renzo Cremonini. Così il poeta anomalo che dalla sua libreria antiquaria di Bologna distribuiva versi in ciclostile, cominciò a scrivere testi di canzoni. «Essendo io completamente sprovveduto in questo campo specifico, scrissi alcune canzoni con dei linguaggi diversi: populista, d’amore, epico. Le consegnai aspettando di avere un giudizio critico circa l’opportunità che questi testi, eventualmente corretti, o altri simili potessero poi diventare testi di canzoni» racconta lui stesso in un libro. Dalla cominciò subito a metterli in musica: «Fu una chiave che mosse tutto, per cui mi decisi a lavorare con Roversi e lo decisi seriamente». A sedurlo fu il verso “Nevica sulla mia mano”. Ne nacque un disco, Il giorno aveva cinque teste: bello e difficile,che il pubblicò non capì. Un paio di anni dopo venne Anidride solforosa, un album con brani ispirati dalla cronaca nera e dalla storia del Risorgimento, dall’esplosione del problema ambientale e dal boom della finanza. Ma entrambi stavano già pensando e lavorando al loro gioiellino, uno spettacolo che raccontava le trasformazioni dell’Italia degli ultimi cinquant’anni guardando il mondo dall’automobile. Ad accendere la fantasia di Roversi fu lo sciopero del 1921 alla Fiat, per arrivare poi al Motore del 2000. Dalle Mille Miglia e Nuvolari alla fatuità dell’avvocato Agnelli che blaterava sulle condizioni del lavoro in fabbrica e sullo stato della società. Con un colpo di scena finale, quando arrivò il momento di pubblicare il disco scattò la censura su metà delle canzoni, giudicate politicamente scorrette
Qui l’omaggio di Tutta la città ne parla su Radio 3 a Lucio Dalla E poi l’omaggio di Toffolo dei Tre allegri ragazzi morti, proprio per questa giornata.