Eppure l’avevamo scritto in tempi non sospetti che gli 80 euro di Renzi sarebbero stati utili come un paio di doposcì in un fine settimana nel mezzo del Sahara: oggi i dati (ufficiali, eh) dicono che nel 2016 438000 italiani hanno dovuto restituire il “bonus” che il governo Renzi ci aveva rivenduto come “motore di uguaglianza”. E sapete perché li hanno dovuti restituire? Perché sono troppo poveri.
Sembra una barzelletta, lo so, ma in realtà è il risultato di un provvedimento che non solo tradisce il principio costituzionale della progressività fiscale ma soprattutto che escludeva tutti coloro che guadagnavano meno 7.500 euro considerandoli probabilmente poco interessanti per la mancetta elettorale.
Anche il meccanismo di restituzione è curioso: il ministro Padoan aveva promesso che “modalità per alleviare la restituzione”. Promessa mancata: gli 80 euro vanno ridato allo Stato in un’unica soluzione. Punto.
Chissà se ora qualcuno reciterà il mea culpa riconoscendo che i “bonus” in qualunque forma sono un brutto modo di fare politica puntando sul rastrellamento del consenso a breve termine rilasciando poi scorie nel tempo. Chissà se Renzi, ad esempio, comincerà a capire che il problema non è nella sua “antipatia” ma in una considerevole serie di riforme che puntualmente si sono rivelate sbagliate.
Chissà se davvero gli elettori smetteranno di lamentarsi di non avere una classe dirigente con lo sguardo lungo e proveranno ad allenare il proprio sguardo lungo, per cominciare.
Perché la foto dei troppo poveri in coda per restituire i soldi alle casse dello Stato, ecco, dovrebbe bastare per raccontare dove siamo arrivati.
Buon mercoledì.