Prima di tutto, «ci vuole omogeneità etnica». Sono le parole utilizzate qualche giorno fa dal Primo ministro ungherese, Viktor Orbàn, durante un incontro presso la Camera di commercio ungherese a Budapest.
Orbàn, consapevole della “problematicità” dell’espressione utilizzata, ha addirittura sottolineato: «Non sarebbe stato possibile dire tanto qualche anno fa», ma il corso degli eventi «ha dimostrato che troppa disomogeneità crea problemi». Come riporta Euractiv, il Primo ministro ha poi suggerito che la crescita economica non dipende esclusivamente dalla “competitività”.
Durante il suo intervento,Orbàn ha fatto riferimento alle così dette “società parallele”, «poco desiderabili», e alla necessità – confermata dalla carenza di manodopera nel Paese – di favorire l’immigrazione: «Non voglio che l’Ungheria scivoli verso una situazione in cui i lavori di scarsa qualità vengano eseguiti soltanto dagli stranieri», prima di concludere: «Dobbiamo cavarcela da soli, dalla pulizia dei sanitari, fino alla scienza nucleare».
Intanto, lungo il confine meridionale del Paese, continuano i lavori per la costruzione di una seconda barriera con la Serbia. Ieri, Die Welt ha nuovamente denunciato trattamenti disumani nei confronti dei migranti che cercano di arrivare nel Paese.
Ma l’estrema rigidità nei confronti dei richiedenti asilo non è di casa soltanto a Budapest. Due giorni fa, durante una conferenza stampa che faceva seguito a un incontro fra diplomatici tedeschi e austriaci, il Ministro degli interni austriaco, Sebastian Kurz, ha ribadito la linea dura di Vienna contro i migranti.
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