Il ministro Luca Lotti (diventato ministro per il merito di essere amico d'infanzia di Renzi) perde la pazienza come suo solito lanciando una dura invettiva attraverso il suo profilo facebook. «Se non fosse una cosa seria, ci sarebbe da ridere. Oggi - scrive Luca Lotti - il Movimento 5 Stelle ha presentato nei miei confronti la mozione di sfiducia. Si parla di tangenti, di arresti, di appalti. Tutte cose dalle quali sono totalmente estraneo. Per essere ancora più chiaro: non mi occupo e non mi sono mai occupato di gare Consip, non conosco e non ho mai conosciuto il dottor Romeo. La verità è che due mesi fa mi hanno interrogato su una presunta rivelazione di segreto d'ufficio. Si tratta di un reato che si ripete tutti i giorni in alcune redazioni ma che io non ho mai commesso. Lo ripeto con forza e sfido chiunque oggi dica il contrario ad attendere la conclusione di questa vicenda così paradossale.» In questi anni abbiamo assistito alle reazioni più disparate e scomposte di fronte alle indagini della magistratura e talvolta anche alle giuste dichiarazioni di innocenza poi corroborate dalle sentenze. Resta da capire però perché (e in base a quale criterio) Lotti dovrebbe pretendere che non si parli di un'inchiesta che, se confermata, risulterebbe essere forse una delle più "alte" e gravi della Seconda Repubblica. Il ministro Lotti è lo stesso che nel giorno in cui uscì la notizia dell'indagine a suo carico dichiarò (testuale) «non c'è nessuna indagine a mio carico»; è la stessa persona che promise di chiarire in breve tempo la sua posizione e invece dopo il suo incontro con i magistrati rimane indagato; è lo stesso ministro che apostrofò come bufala un'indagine che evidentemente è poi cresciuta. Non sfuggirà a Lotti (e ai renziani) che una questione di queste proporzioni (che tocca la "politica alta", come si legge nelle carte della Procura) non possa essere superata con una scrollata di spalle. Si preoccupi di dimostrare la propria innocenza e estraneità ai fatti, si renda conto che le accuse non sono di Travaglio e compagnia ma di alti funzionari pubblici. Stia al gioco, insomma. Perché il gioco alla demolizione, del resto, l'hanno usato abbondantemente anche loro. Buon venerdì.

Il ministro Luca Lotti (diventato ministro per il merito di essere amico d’infanzia di Renzi) perde la pazienza come suo solito lanciando una dura invettiva attraverso il suo profilo facebook.

«Se non fosse una cosa seria, ci sarebbe da ridere. Oggi – scrive Luca Lotti – il Movimento 5 Stelle ha presentato nei miei confronti la mozione di sfiducia. Si parla di tangenti, di arresti, di appalti. Tutte cose dalle quali sono totalmente estraneo.
Per essere ancora più chiaro: non mi occupo e non mi sono mai occupato di gare Consip, non conosco e non ho mai conosciuto il dottor Romeo.
La verità è che due mesi fa mi hanno interrogato su una presunta rivelazione di segreto d’ufficio. Si tratta di un reato che si ripete tutti i giorni in alcune redazioni ma che io non ho mai commesso. Lo ripeto con forza e sfido chiunque oggi dica il contrario ad attendere la conclusione di questa vicenda così paradossale.»

In questi anni abbiamo assistito alle reazioni più disparate e scomposte di fronte alle indagini della magistratura e talvolta anche alle giuste dichiarazioni di innocenza poi corroborate dalle sentenze. Resta da capire però perché (e in base a quale criterio) Lotti dovrebbe pretendere che non si parli di un’inchiesta che, se confermata, risulterebbe essere forse una delle più “alte” e gravi della Seconda Repubblica.

Il ministro Lotti è lo stesso che nel giorno in cui uscì la notizia dell’indagine a suo carico dichiarò (testuale) «non c’è nessuna indagine a mio carico»; è la stessa persona che promise di chiarire in breve tempo la sua posizione e invece dopo il suo incontro con i magistrati rimane indagato; è lo stesso ministro che apostrofò come bufala un’indagine che evidentemente è poi cresciuta.

Non sfuggirà a Lotti (e ai renziani) che una questione di queste proporzioni (che tocca la “politica alta”, come si legge nelle carte della Procura) non possa essere superata con una scrollata di spalle. Si preoccupi di dimostrare la propria innocenza e estraneità ai fatti, si renda conto che le accuse non sono di Travaglio e compagnia ma di alti funzionari pubblici.

Stia al gioco, insomma. Perché il gioco alla demolizione, del resto, l’hanno usato abbondantemente anche loro.

Buon venerdì.