Alexander Gauland, figura di primo piano del partito tedesco di estrema destra, Alternative für Deutschland (AfD), ha affermato che il governo tedesco dovrebbe negare l’ingresso in Germania a persone di fede musulmana che non provengono da Paesi in situazione di conflitto.
Dopo le affermazioni rilasciate da Geert Wilders in Olanda qualche settimana fa – l’Islam veniva paragonato al nazismo – anche nei pressi di Berlino si torna quindi ai “commenti spazzatura” in ambito religioso.
Nel frattempo, Martin Schulz, candidato cancelliere del Partito socialdemocratico (Spd) alle prossime elezioni federali di settembre, ha definito l’Afd una «disgrazia per la Germania». «Non offre soluzioni a nessun problema e trova soltanto capri espiatori», ha aggiunto Schulz, parlando ai colleghi di partito a Würzburg. Commentando proprio le parole di Gauland, Schulz ha ribadito che la costituzione tedesca prevede «il rispetto della dignità della persona umana, in quanto tale. Non in quanto “tedesca”».
Non è la prima volta che Schulz lancia un segnale al partito di destra radicale: l’ex Presidente del Parlamento europeo vuole probabilmente giocarsi la carta del “baluardo” democratico di fronte alle tendenze populiste.
Inoltre, Schulz è tornato a parlare di mercato del lavoro, ponendo l’accento sulla necessità di investire nella «formazione» dei lavoratori tedeschi. Si tratta insomma, di una riproposizione di politiche attive. Allo stesso tempo, il leader dell’Spd ha fatto un leggero passo indietro rispetto alla volontà di modificare in maniera sostanziale l’impianto della riforma di welfare, HartzIV.
Nei sondaggi, l’Unione cristiano democratica (Cdu) di Angela Merkel è tornata in testa, superando proprio la Spd. Si tratta in realtà dell’ennesima staffetta in vetta alle preferenze dei cittadini tedeschi nel corso delle ultime settimane
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