«Non basta?», chiede il ministro Valeria Fedeli, riferendosi a ciò che Parlamento e governo hanno fatto fin qui. Evidentemente no, ministro. Non basta. E, evidentemente, non basta nemmeno la sola presenza femminile nei luoghi della politica per femminilizzarla.

«Mah, la piattaforma mi mette in difficoltà», ha risposto la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli al giornalista di Repubblica nell’intervista pubblicata oggi. E per un attimo sembrava voler ammettere che il governo italiano sia in difficoltà davanti alle discriminazioni di genere in ogni luogo d’Italia. Del resto, lei viene dal mondo del sindacato, è una donna, ne avrà viste di discriminazioni.

E invece niente affatto. Per la ministra le questioni che porteranno milioni di donne in piazza e in assemblea in 51 Paesi del mondo, incluso il nostro, si riducono a: «La parità comincia a casa propria, mio marito lava i piatti e fa la spesa». E se una donna non ha il marito? Verrebbe da chiedere a primo impatto. Ma continuiamo a leggere e – andando oltre chi rifaccia il letto al mattino in casa Fedeli – proviamo a capire se la ministra è d’accordo o no con lo sciopero. «Questa piattaforma non ha unito, e mi dispiace. Il Parlamento italiano ha fatto passi concreti. Non riconoscerli non è utile», dice affranta Valeria Fedeli.

Prendiamo uno di questi passi, quello a cui siamo ormai più “affezionati”: il Jobs act che anche la ministra ha votato. «Il Jobs act ha varato una delega contro le dimissioni in bianco: è una conquista importantissima», rivendica. Peccato che abbia contribuito al contempo a precarizzare il lavoro e le vite di tutti, in particolare delle donne. Peccato che il divario salariale sia ancora almeno del 10,9% in meno per le donne, peccato che le donne rappresentino il 51,5% dei destinatari di voucher, peccato che le pensioni delle donne siano in media il 29% inferiori a quelle degli uomini. Peccato.

La ministra Fedeli a un certo punto dell’intervista si chiede: «Non basta?», riferendosi a ciò che Parlamento e governo hanno fatto fin qui. Evidentemente no, ministra. Non basta. E, evidentemente, non basta nemmeno la sola presenza femminile nei luoghi della politica per femminilizzarla.

P.s. Al collega Paolo G. Brera che nel corso dell’intervista chiede e commenta «Ma il tema del lavoro quasi non c’è…», consigliamo l’accurata lettura degli 8 punti della piattaforma. A entrambi consigliamo la lettura di Left, in particolare del n. 48. A tutte le altre e a tutti gli altri, buono sciopero.