"Il ruolo politico che Ipazia esercitava ad Alessandria d'Egitto poneva un freno al fondamentalismo religioso, per questo fu ammazzata." dice la studiosa Silvia Ronchey che oggi parla della filosofa a Tor Sapienza, a Roma, partecipando all' inaugurazione del giardino Ipazia.

A distanza di 15 secoli dal suo barbaro assassinio per mano di fondamentalisti religiosi che la fecero letteralmente a pezzi, cavandole gli occhi, Ipazia ha un riconoscimento a Roma. Nella città della Chiesa le viene intitolato un giardino, in viale Giorgio Morandi 69, non lontano dalla chiesa di San Cirillo, il vescovo che ordinò l’assassinio della filosofa neoplatonica, divenuta simbolo del libero pensiero e della laicità. A lei la bizantinista e filologa Silvia Ronchey ha dedicato qualche anno fa il libro Ipazia. La vera storia, che ha avuto il grande merito di sgombrare il campo da molte fantasticherie che sono circolate sul conto di questa donna straordinaria insegnava e teneva lezioni pubblicamente ad Alessandria di Egitto .Filosofa, matematica e astronoma, docente nell’Accademia platonica,visse tra il 370 e il 415 d.C.

Se la data della sua nascita non è certa, lo è invece quella sua morte, quando fu  massacrata, al culmine di un crescendo di scontri religiosi (è del 391 la distruzione del Serapeo), dopo che  l’editto di Costantino del  313 e poi Teodosio avevano fatto del Cristianesimo la religione di Stato. Con Gabriella Gentile e Valeria Pandinu, Silvia Ronchey oggi dalle 15,30  a Tor Sapienza parlerà di Ipazia inaugurando il giardino che porta il nome della filosofa, una targa che ha un significato simbolico importante, frutto del lungo lavoro collettivo di una serie di associazioni riunite nel Comitato Ipazia per la libertà di pensiero  ( fra le quali Uaar Roma, Anpi Roma, Ipaziaimmaginepensiero onlus).

Professoressa Ronchey, che sia inaugurato un giardino Ipazia nella città del papa che santificò il vescovo e assassino Cirillo, è quanto meno una bella notizia, non crede?
Sì, per altro la storia è molto” curiosa”: Cirillo è sempre rimasto santo del calendario ma alla fine dell’Ottocento Leone XIII lo ha fatto addirittura dottore della Chiesa. Non solo. Ratzinger nel 2007, celebrando Cirillo, lo ha lodato per il suo energico governo della Chiesa, senza spendere una parola su questa gravissima accusa che la storia unanimemente ha emesso su Cirillo a partire dalle fonti della Chiesa contemporanee e senza ombra di dubbio alcuno. Che un assassino sia così celebrato è cosa da inquietare non solo intellettuali cattolici ma anche il mondo della Chiesa.

Lei per prima con una petizione  ha dato il via al percorso che oggi arriva a conclusione.
Ci sono state più petizioni in realtà, questo risultato è il frutto di un lavoro collettivo. Che poi il giardino Ipazia sia  nei pressi della chiesa dedicata a San Cirillo mi pare importante. I fedeli cristiani hanno diritto di sapere anche qualcosa della sua vittima,Ipazia, che Cirillo fece uccidere. Che i fedeli,dopo essere stati a messa nella Chiesa di San Cirillo, portino i bambini al giardino Ipazia, mi pare magnifico. Che Cirillo si rivolti almeno nella tomba!

Tor Sapienza è un quartiere di Roma di cui le cronache hanno parlato per tensionisociali legate al razzismo verso gli immigrati. Nella antica megalopoli Alessandria d’Egitto Ipazia era espressione di una cultura cosmopolita, anche questa coincidenza mi pare interessante.
Ipazia era la tutrice della pluralità, sappiamo che la sua attività di insegnamento comprendeva anche un lavoro politico. Su di lei sono state dette molte cose. Non dobbiamo pensarla come una sorta di Galileo donna, anticipatrici  di chissà quali teorie, come lascia pensare il filme di Amenabar Agorà. Nelle accademie platoniche si insegnavano anche i numeri e la scienza degli astri,  ma lei era principalmente una filosofa. Aveva un ruolo carismatico dovuto alla sua sapienza, all’ascendente che esercitava sugli intellettuali. Era una politica abile, grintosa, aveva libertà di parola  (parresia) era una che diceva lutto in faccia, non si lasciava intimidire in riunioni di tutti uomini.

Dunque Ipazia non era solo una studiosa ma svolgeva un ruolo politico di mediazione, fra gruppi espressione di differenti culture e spesso in conflitto?

Voleva tutelare i vari gruppi che allora si scontravano dalle fasce integraliste che crescevano al loro interno. Perché questo poi è il vero problema. C’erano fasce integraliste cristiane e ebraiche ed è molto probabile che l’assassinio di Ipazia abbia a che fare con la politica da tenere rispetto alla politica di aggressione che il vescovo Cirillo aveva intrapreso con un sanguinosissimo pogrom contro gli ebrei. Ipazia e il prefetto augustale romano che era suo ammiratore e discepolo,  avevano avversato moltissimo la Chiesa. Cirillo era un fondamentalista fanatico e aizzò i monaci parabolani che erano delle vere e proprie miliziani. Una vicenda che il  film di Amenabar rappresenta bene, mostrandoli come talebani, violenti, rozzi. All’epoca c’erano stati molti fatti dii sangue e questo pogrom aveva scatenato un conflitto durissimo, al punto da influenzare le scelte di Teodosio.

Quello di Ipazia fu un assassinio eminentemente politico dunque?

Sì, ne sono profondamente convinta, più difficile farci rientrare altre questioni, che oggi definiremmo femministe o le sue scoperte, come vorrebbero certi romanzi. Nei secoli Ipazia è diventata letteralmente un mito e la sua storia si è arricchita di fatti favolosi leggendari. Fondamentalmente era una filosofa che esercitava in modo coerente un ruolo attivo nella città senza che il suo genere glielo impedisse in quel luoghi e in quel tempo.
La realtà alessandrina era diversa da quella della Grecia del V secolo quando, come dicono gli studi di Eva Cantarella, le donne erano costrette a vivere nascoste nel gineceo e senza diritti?  Purtroppo se di bassa estrazione sociale le donne erano considerate quanto delle capre o altru animali domestici.  Pensiamo per esempio a Socrate e Santippe, l’oggetto di un amore intellettuale non era lei,  semmai  il giovane Alcibiade. Al contempo però  c’era una grande tradizione di insegnamento che coinvolgeva anche le donne delle classi più alte. Studiando Ipazia, Gilles Menage arrivò a stilare un catalogo delle donne filosofe che in certo modo fu l’inizio degli studi di genere. Ci fu un appannaggio femminile a partire dalle scuole pitagoriche, ciniche, platoniche.

il Comitato Ipazia per la libertà di pensiero è costituito da: ANPI Trullo – Magliana Sez. “F.Bartolini”; Ipazia ImmaginePensiero onlus;Donne di Carta; Associazione Filomati-Philomates Associaton; Associazione Toponomastica Femminile; G.A.MA. DI; UDI Monteverde; Circolo UAAR Roma, Civiltà Laica Roma, Adriano Petta.