Nella Puglia laboratorio del caporalato il male è semplice, autoevidente, riconoscibile, per chi lo sa vedere. Eppure, per alcuni è davvero difficile comprendere che c’è un nesso, un rapporto stretto, tra impresa e caporalato. Un sistema criminale, dentro il quale convergono gli interessi di un pezzo rilevante dell’agricoltura pugliese. Un universo di imprenditori figli di una cultura che disumanizza i rapporti di lavoro assoggettandoli alla logica sempre più feroce del profitto a ogni costo. Anche se il costo è quello della vita dei e delle braccianti. C'è chi sul fenomeno e sui suoi luoghi simbolo - i ghetti come quello di Rignano Garganico (Fg), dove pochi giorni fa sono morti due braccianti arrivati dal Mali - non ha mai smesso di tenere i riflettori accesi. Arrivando anche a ottenere l'approvazione di una legge che ora pare non piacere a una parte dell'imprenditoria agricola italiana, al Sud come al Nord. Una “contro-reazione” che si manifesta con cortei, nuove violenze e repressione, come raccontano nei loro documentati contributi sul numero di Left in edicola Leonardo Palmisano e Marco Omizzolo, seguiti da una storia di speranza dalla Calabria a firma di Tiziana Barillà. La mobilitazione contro il caporalato e gli interessi criminali e talvolta mafiosi che lo alimentano, Omizzolo, Palmisano, Giulio Cavalli e Stefano Catone, insieme a tanti altri, hanno lanciato un appello - presto ospitato sul sito di Left per continuare a raccogliere adesioni da tutta Italia - alle forze associative, sindacali, politiche, laiche e religiose, in modo da organizzare insieme una Marcia nazionale contro la mafia del caporalato da realizzare in provincia di Foggia nel mese di aprile. Ecco, in sintesi, i contenuti del servizio sul caporalato sul numero 10 di Left, in edicola da sabato 11 marzo. Nella Puglia del caporalato il “male” è semplice Come si può non capire, facendo un semplice due più due, che se c’è un caporale è perché c’è un’impresa che se ne serve? E come si può non prendere le distanze da un tale sistema, che ha prodotto quest’inverno ben quattro morti in Capitanata? di Leonardo Palmisano Protesti? Prima ti meno poi ti licenzio Da Latina alla Puglia, la reazione alla rivolta di lavoratori, associazioni e istituzioni contro lo sfruttamento spesso è violenta. Mentre in alcune zone del Paese ci sono imprenditori agricoli che addirittura contestano la nuova legge che punisce i caporali di Marco Omizzolo Se la “merce” è umana prima o poi si organizza Dalle tendopoli di Rosarno agli accampamenti di Venosa, i braccianti stranieri hanno intrapreso il cammino della «sindacalizzazione»: «Siamo persone e chiediamo diritti sociali e sindacali», dicono. E sono in migliaia di Tiziana Barillà   [su_divider text="In edicola " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

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Nella Puglia laboratorio del caporalato il male è semplice, autoevidente, riconoscibile, per chi lo sa vedere. Eppure, per alcuni è davvero difficile comprendere che c’è un nesso, un rapporto stretto, tra impresa e caporalato. Un sistema criminale, dentro il quale convergono gli interessi di un pezzo rilevante dell’agricoltura pugliese. Un universo di imprenditori figli di una cultura che disumanizza i rapporti di lavoro assoggettandoli alla logica sempre più feroce del profitto a ogni costo. Anche se il costo è quello della vita dei e delle braccianti. C’è chi sul fenomeno e sui suoi luoghi simbolo – i ghetti come quello di Rignano Garganico (Fg), dove pochi giorni fa sono morti due braccianti arrivati dal Mali – non ha mai smesso di tenere i riflettori accesi. Arrivando anche a ottenere l’approvazione di una legge che ora pare non piacere a una parte dell’imprenditoria agricola italiana, al Sud come al Nord.

Una “contro-reazione” che si manifesta con cortei, nuove violenze e repressione, come raccontano nei loro documentati contributi sul numero di Left in edicola Leonardo Palmisano e Marco Omizzolo, seguiti da una storia di speranza dalla Calabria a firma di Tiziana Barillà.

La mobilitazione contro il caporalato e gli interessi criminali e talvolta mafiosi che lo alimentano, Omizzolo, Palmisano, Giulio Cavalli e Stefano Catone, insieme a tanti altri, hanno lanciato un appello – presto ospitato sul sito di Left per continuare a raccogliere adesioni da tutta Italia – alle forze associative, sindacali, politiche, laiche e religiose, in modo da organizzare insieme una Marcia nazionale contro la mafia del caporalato da realizzare in provincia di Foggia nel mese di aprile.

Ecco, in sintesi, i contenuti del servizio sul caporalato sul numero 10 di Left, in edicola da sabato 11 marzo.

Nella Puglia del caporalato il “male” è semplice
Come si può non capire, facendo un semplice due più due, che se c’è un caporale è perché c’è un’impresa che se ne serve? E come si può non prendere le distanze da un tale sistema, che ha prodotto quest’inverno ben quattro morti in Capitanata?
di Leonardo Palmisano

Protesti? Prima ti meno poi ti licenzio
Da Latina alla Puglia, la reazione alla rivolta di lavoratori, associazioni e istituzioni contro lo sfruttamento spesso è violenta. Mentre in alcune zone del Paese ci sono imprenditori agricoli che addirittura contestano la nuova legge che punisce i caporali
di Marco Omizzolo

Se la “merce” è umana prima o poi si organizza
Dalle tendopoli di Rosarno agli accampamenti di Venosa, i braccianti stranieri hanno intrapreso il cammino della «sindacalizzazione»: «Siamo persone e chiediamo diritti sociali e sindacali», dicono. E sono in migliaia
di Tiziana Barillà

 

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