Domenica più di 40 città della Germania, del Belgio e del Regno Unito hanno visto scendere in piazza migliaia di cittadini che si sono mobilitati per difendere il progetto di integrazione europea. L’iniziativa è stata organizzata dal movimento #PulseofEurope (“Il polso dell’Europa”, tdr.) che, nel suo manifesto, chiede di «non lasciarsi andare alle tendenze nazionaliste».
Il movimento difende i principi della «libera circolazione all’interno dell’Ue» e sottoscrive «il bisogno di nuove riforme» per avvicinare l’Europa alle persone comuni. Allo stesso tempo, viene invocata la difesa delle identità regionali e nazionali. Gli organizzatori di #PulseofEurope hanno chiesto ai propri membri e simpatizzanti di scendere in piazza ogni domenica per dimostrare che esiste una genuina cittadinanza europeista.
Ma, per quanto l’iniziativa si sforzi di dare un segnale di coesione, a livello di relazioni intergovernative l’Unione sembra avviarsi verso divisioni nette. Dopo la conferma di un nuovo mandato per Donald Tusk alla guida del Consiglio europeo, il governo polacco ha fatto sapere che assumerà posizioni intransigenti su alcuni progetti legislativi. Il Presidente del partito di governo Diritto e giustizia (Pis), Jarosław Kaczyński, già settimana scorsa, aveva accusato l’Unione di seguire il diktat di un solo Paese: la Germania. Dopo la rielezione di Tusk, il Ministro agli affari esteri, Witold Waszczykowski, ha affermato che «l’Unione è fatta di doppi standard e menzogne». Insomma, sono parole pesanti quelle che arrivano da Varsavia. Eppure, secondo la maggior parte degli opinionisti europei, durante il Consiglio europeo della settimana scorsa, lo “spettro” di un’Europa a più velocità è stato evocato meno del previsto.
Nel frattempo, a proposito di “menzogne”, Die Welt, ha pubblicato una notizia che scotta sui rapporti tra Germania, Olanda, Turchia e il resto del Continente. Il fatto risalirebbe a un anno fa, periodo nel quale l’Ue e la Turchia stavano negoziando l’accordo per il blocco dei rifugiati. I primi ministri di Germania e Olanda, rispettivamente Angela Merkel e Mark Rutte, avrebbero negoziato autonomamente con il governo turco una quota di rifugiati da far entrare nell’Unione, per convincere – soltanto successivamente – gli altri stati a condividere l’impegno. I media europei, nel marzo del 2016, avevano invece descritto l’accordo tra Ue e Turchia come conseguenza di una proposta spontanea da parte di Ankara. Certo, non si tratta proprio di una menzogna. Ma la notizia, se confermata, non aiuterebbe certo ad aumentare la fiducia tra i governi dell’Ue.
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