Dalle carte dell'inchiesta sui bilanci del Sole24, è venuto fuori che Napoletano e il suo editore avevano uno speciale accordo in caso di licenziamento senza giusta causa. Alla faccia dell'amato jobs act

Roberto Napoletano, per chi non avesse mai visto una puntata di Porta a Porta, è il direttore del Sole24ore. Il Sole24ore è il quotidiano dell’omonimo gruppo editoriale, che è di Confindustria e pubblica anche Radio24 e varie altre testate. Entrambi, gruppo e direttore, hanno sostenuto l’abolizione dell’articolo 18 e l’introduzione del contratto a tutele crescenti (che sarebbe più corretto chiamare “contratto a monetizzazione crescente”), quello che, in caso di licenziamento senza giusta causa, non prevede più il reintegro (salvo discriminazioni) ma appunto un indennizzo, la monetizzazione dell’ingiusto licenziamento: due mesi ogni anno di servizio, per un minimo di quattro e un massimo di 24 mensilità.

Bene. Anzi male.

Dalle carte dell’inchiesta sui bilanci del Sole24, infatti (inchiesta che come sempre bisognerà vedere dove ci porterà) è venuto fuori – qualche giorno fa, ma mi ero distratto – che Napoletano e il suo editore avevano uno speciale accordo in caso di licenziamento del direttore. “In caso di recesso da parte della società non sorretto da giusta causa o da giustificato motivo, la società sarà tenuta a corrispondere al dott. Napoletano, in aggiunta all’indennità sostitutiva del preavviso prevista dal contratto nazionale di lavoro”, dice la scrittura privata, “una somma lorda forfettaria e onnicomprensiva pari a 36 mensilità della sua retribuzione lorda fissa (ad oggi pari a euro 750.000 lordi su base annua)”.

Ora. Stabilire un’indennità aggiuntiva è una cosa che – non solo nei giornali – per le figure apicali, si fa, per via del rapporto tipicamente fiduciario. Due cose però colpiscono. La prima, come nota Francesca Fornario, è che a Napoletano evidentemente non piaceva poi tanto il contratto a tutele crescenti, tant’è che le ha volute maggiorare un bel po’.

La seconda: mi aiutate voi a calcolare quanti precari si assumono con – non dico 750mila, che nessuno pensa che il direttore non possa guadagnare bene – ma 500mila euro? Senza articolo 18, eh, quanti? Quindici? Dieci? Quanto giornalismo (giornalismo sano, per chi lavora e per chi legge, ascolta o guarda) si fa con 500mila euro l’anno?

Sono nato a Roma, il 23 febbraio 1988. Vorrei vivere in Umbria, ma temo dovrò attendere la pensione. Nell'attesa mi sposto in bicicletta e indosso prevalentemente cravatte cucite da me. Per lavoro scrivo, soprattutto di politica (all'inizio inizio per il Riformista e gli Altri, poi per Pubblico, infine per l'Espresso e per Left) e quando capita di cultura. Ho anche fatto un po' di radio e di televisione. Per Castelvecchi ho scritto un libro, con il collega Matteo Marchetti, su Enrico Letta, lo zio Gianni e le larghe intese (anzi, "Le potenti intese", come avevamo azzardato nel titolo): per questo lavoro non siamo mai stati pagati, nonostante il contratto dicesse il contrario.