Ieri, domenica 19 marzo, mentre Martin Schulz veniva eletto Segretario generale del Partito socialdemocratico tedesco (Spd), in Francia Benoit Hamon parlava ai suoi concittadini in occasione dell’appuntamento più atteso della campagna elettorale socialista. Tanti i temi chiave del discorso elettorale di Hamon: dal sociale, all’Europa, passando per il razzismo e il femminismo.
Dal palco di Bercy, Hamon ha parlato alla Francia intera, ma ha menzionato in particolare i giovani. Consapevole delle difficoltà a cui si va incontro nell'odierno mercato del lavoro, Hamon ha chiesto alle nuove generazioni di «non perdere la “speranza”», parola, quest’ultima, al centro dell’intero monologo del politico originario di Brest.
«Non mettete un limite ai vostri sogni […] siate innovatori, esploratori e un modello per le generazioni di domani», ha affermato il socialista, prima di lanciare l’invito ad «allontanarsi dalla semplificazione di una generazione consumista». A tratti commosso, Hamon si è poi rivolto alla «ragazza nel pubblico, o, chissà, lontano, davanti allo schermo televisivo»: «Vorrei che fossi qui al mio posto, perché so che è arrivata l’ora di "una" Presidente della Repubblica francese». Hamon ha incalzato il boato del pubblico e, sempre riferendosi a un'interlocutrice ideale, ha detto: «Ti devo chiedere di avere altri 5 anni i pazienza, perché non possiamo fare posto a questa destra». Ed è per questo che Hamon ha affermato che sarà «un Presidente femminista» che si batterà per l’uguaglianza tra uomini e donne.
[caption id="attachment_96849" align="aligncenter" width="1024"] EPA/IAN LANGSDON[/caption]
Il secondo boato è arrivato invece quando Hamon si è rivolto alla popolazione francese straniera. Quando ha promesso di «battersi per il diritto di voto degli stranieri con 5 anni di residenza». E ha chiesto con veemenza: «Come ricostruire la Francia, senza i polacchi, gli italiani, i portoghesi, i marocchini?», prima di chiudere sul tema: «La particolarità della Francia è data dalla moltitudine di culture che convivono nel Paese».
Il politico di Brest si è poi spostato sul livello internazionale. Ha chiesto ai francesi di essere «fieri» delle battaglie che questa nazione ha portato avanti in favore del rispetto dei diritti dell’uomo; fieri dell’«altruismo», delle «battaglie al fianco degli spagnoli» contro il fascismo. Conseguentemente, ha fatto riferimento alla sfida migratoria e all’apertura di Angela Merkel del 2015: «Non possiamo lasciare la Francia ai xenofobi reazionari che guardano al colore della pelle, o ai neo conservatori che attaccano le istituzioni sociali». E ha specificato: «Noi abbiamo le braccia aperte, tendiamo la mano al prossimo». «Essere di sinistra oggi, vuol dire avere gli occhi aperti su ciò che ci circonda: sul “possibile” e sui rischi globali. Non possiamo rifugiarci in un mondo che, in fondo, non c’è mai stato”.
E quindi si arriva all’Europa, la quale, secondo Hamon, si trova «di fronte a un suicidio politico». Hamon ha citato Stephan Zweig, «perché la situazione attuale, per certi versi, gli ricorda l’alba Seconda guerra mondiale». Poi ha declinato il suo europeismo: «Come gran parte della mia generazione, sono stato segnato dalla caduta del muro di Berlino, da Sarajevo, dall’impegno politico di Mitterrand». Ma è proprio questo europeismo, che lo ha reso «critico nei confronti del presente». «L’Europa fondata sull’austerità costruisce la propria sconfitta», ha affermato il socialista, prima di citare Jacques Delors e ribadire «che Il mondo ha bisogno di un’Europa forte che si batta per più giustizia a livello globale». Poi ha sottolineato che «nessun Paese può sconfiggere il terrorismo, il riscaldamento globale, gli shock deli capitalismo finanziario da solo». Ed è per questo che «la cooperazione internazionale rimane l’unica prospettiva». Più sul concreto, Hamon è tornato a parlare del famigerato «nuovo trattato per un’assemblea democratica dell’Eurozona, emanazione dei Parlamenti nazionali e con una rappresentanza di eurodeputati». Ma soprattutto, ha aperto – e non è poco, quando si tratta della Francia - a «un’Unione di difesa comune», sempre più necessaria «di fronte alla ritirata statunitense».
Infine, Hamon è tornato a parlare di Francia e del ruolo della sinistra: «Voglio essere il Presidente di una nazione, una forza politica, sociale ed ecologista.». Di fronte, ai tagli promessi dalla destra, ha richiamato al «rispetto per il lavoro e la professionalità degli impiegati pubblici». Immancabile, del resto, la difesa del welfare europeo e francese: «Il nostro modello sociale è una forza, non un peso». E sul rapporto fra stato ed economica nazionale, il socialista non ha mostrato dubbi: «Il potere pubblico deve intervenire per equilibrare l’economia”. Inoltre, Hamon ha sottolineato di essere fiero dell’appoggio dei rappresentanti delle forze sindacali, di chi ha condotto le più recenti «lotte operaie». Poi, come da programma elettorale, ha confermato che la «nazionalizzazione è un’opzione a portata di mano se serve a consentire la difesa dell’industria francese e la sua modernizzazione». Infine, c’è stato spazio anche per l’umorismo, quando, parlando di capitale e lavoro, ha perso per un attimo la voce: «Non riesco ancora a pronunciare la parola “capitale”».
[caption id="attachment_96850" align="aligncenter" width="717"] epa05858575 Benoit Hamon (L), the French Socialist Party (PS) candidate for the 2017 French presidential elections, delivers a speech during a political rally as part of his presidential campaign at the Bercy Accord Arena in Paris, France, 19 March 2017. French presidential elections are planned for 23 April and 07 May 2017. EPA/IAN LANGSDON[/caption]
Il Candidato alle Presidenziali del Partito socialista, ha anche voluto dare una descrizione succinta al suo progetto politico: «Voglio creare una nuova democrazia sociale ed ecologica. Un futuro desiderabile». E ha citato Mitterrand: «Quando la Francia incontra una grande idea, insieme fanno il giro del mondo». Come a dire che questa nazione può ancora dettare la direzione giusta. Poi, forse riferendosi alla sinistra di Mélènchon, ha suggerito: «Non dubitate della mia convinzione. Sapete da dove vengo: dalle terre di una Bretagna che non è mai stata conquistare dalla destra. La mia visione del mondo, nel corso del tempo, è cambiata, ma non i principi e i valori che mi ispirano. Bisogna sempre battersi per le proprie idee e, soprattutto, mai scordarsi di coloro per cui ci si batte».
Infine, in barba ai sondaggi, ha ricordato «la storia è fatta di vittorie che sembravano improbabili». E ha chiamato in causa Simone de Beauvoir: «La fatalità vince solo quando ci abbandoniamo a essa. Ma La Sinistra non crede nella fatalità». Poi con voce rotta, ha chiesto ai suoi sostenitori di andare là fuori a parlare con il popolo francese, non solo con quello di sinistra, ma con chi è arrabbiato e disilluso, per «riconciliare la nazione».
Ieri, domenica 19 marzo, mentre Martin Schulz veniva eletto Segretario generale del Partito socialdemocratico tedesco (Spd), in Francia Benoit Hamon parlava ai suoi concittadini in occasione dell’appuntamento più atteso della campagna elettorale socialista. Tanti i temi chiave del discorso elettorale di Hamon: dal sociale, all’Europa, passando per il razzismo e il femminismo.
Dal palco di Bercy, Hamon ha parlato alla Francia intera, ma ha menzionato in particolare i giovani. Consapevole delle difficoltà a cui si va incontro nell’odierno mercato del lavoro, Hamon ha chiesto alle nuove generazioni di «non perdere la “speranza”», parola, quest’ultima, al centro dell’intero monologo del politico originario di Brest.
«Non mettete un limite ai vostri sogni […] siate innovatori, esploratori e un modello per le generazioni di domani», ha affermato il socialista, prima di lanciare l’invito ad «allontanarsi dalla semplificazione di una generazione consumista». A tratti commosso, Hamon si è poi rivolto alla «ragazza nel pubblico, o, chissà, lontano, davanti allo schermo televisivo»: «Vorrei che fossi qui al mio posto, perché so che è arrivata l’ora di “una” Presidente della Repubblica francese». Hamon ha incalzato il boato del pubblico e, sempre riferendosi a un’interlocutrice ideale, ha detto: «Ti devo chiedere di avere altri 5 anni i pazienza, perché non possiamo fare posto a questa destra». Ed è per questo che Hamon ha affermato che sarà «un Presidente femminista» che si batterà per l’uguaglianza tra uomini e donne.
Il secondo boato è arrivato invece quando Hamon si è rivolto alla popolazione francese straniera. Quando ha promesso di «battersi per il diritto di voto degli stranieri con 5 anni di residenza». E ha chiesto con veemenza: «Come ricostruire la Francia, senza i polacchi, gli italiani, i portoghesi, i marocchini?», prima di chiudere sul tema: «La particolarità della Francia è data dalla moltitudine di culture che convivono nel Paese».
Il politico di Brest si è poi spostato sul livello internazionale. Ha chiesto ai francesi di essere «fieri» delle battaglie che questa nazione ha portato avanti in favore del rispetto dei diritti dell’uomo; fieri dell’«altruismo», delle «battaglie al fianco degli spagnoli» contro il fascismo. Conseguentemente, ha fatto riferimento alla sfida migratoria e all’apertura di Angela Merkel del 2015: «Non possiamo lasciare la Francia ai xenofobi reazionari che guardano al colore della pelle, o ai neo conservatori che attaccano le istituzioni sociali». E ha specificato: «Noi abbiamo le braccia aperte, tendiamo la mano al prossimo». «Essere di sinistra oggi, vuol dire avere gli occhi aperti su ciò che ci circonda: sul “possibile” e sui rischi globali. Non possiamo rifugiarci in un mondo che, in fondo, non c’è mai stato”.
E quindi si arriva all’Europa, la quale, secondo Hamon, si trova «di fronte a un suicidio politico». Hamon ha citato Stephan Zweig, «perché la situazione attuale, per certi versi, gli ricorda l’alba Seconda guerra mondiale». Poi ha declinato il suo europeismo: «Come gran parte della mia generazione, sono stato segnato dalla caduta del muro di Berlino, da Sarajevo, dall’impegno politico di Mitterrand». Ma è proprio questo europeismo, che lo ha reso «critico nei confronti del presente». «L’Europa fondata sull’austerità costruisce la propria sconfitta», ha affermato il socialista, prima di citare Jacques Delors e ribadire «che Il mondo ha bisogno di un’Europa forte che si batta per più giustizia a livello globale». Poi ha sottolineato che «nessun Paese può sconfiggere il terrorismo, il riscaldamento globale, gli shock deli capitalismo finanziario da solo». Ed è per questo che «la cooperazione internazionale rimane l’unica prospettiva». Più sul concreto, Hamon è tornato a parlare del famigerato «nuovo trattato per un’assemblea democratica dell’Eurozona, emanazione dei Parlamenti nazionali e con una rappresentanza di eurodeputati». Ma soprattutto, ha aperto – e non è poco, quando si tratta della Francia – a «un’Unione di difesa comune», sempre più necessaria «di fronte alla ritirata statunitense».
Infine, Hamon è tornato a parlare di Francia e del ruolo della sinistra: «Voglio essere il Presidente di una nazione, una forza politica, sociale ed ecologista.». Di fronte, ai tagli promessi dalla destra, ha richiamato al «rispetto per il lavoro e la professionalità degli impiegati pubblici». Immancabile, del resto, la difesa del welfare europeo e francese: «Il nostro modello sociale è una forza, non un peso». E sul rapporto fra stato ed economica nazionale, il socialista non ha mostrato dubbi: «Il potere pubblico deve intervenire per equilibrare l’economia”. Inoltre, Hamon ha sottolineato di essere fiero dell’appoggio dei rappresentanti delle forze sindacali, di chi ha condotto le più recenti «lotte operaie». Poi, come da programma elettorale, ha confermato che la «nazionalizzazione è un’opzione a portata di mano se serve a consentire la difesa dell’industria francese e la sua modernizzazione». Infine, c’è stato spazio anche per l’umorismo, quando, parlando di capitale e lavoro, ha perso per un attimo la voce: «Non riesco ancora a pronunciare la parola “capitale”».
Il Candidato alle Presidenziali del Partito socialista, ha anche voluto dare una descrizione succinta al suo progetto politico: «Voglio creare una nuova democrazia sociale ed ecologica. Un futuro desiderabile». E ha citato Mitterrand: «Quando la Francia incontra una grande idea, insieme fanno il giro del mondo». Come a dire che questa nazione può ancora dettare la direzione giusta. Poi, forse riferendosi alla sinistra di Mélènchon, ha suggerito: «Non dubitate della mia convinzione. Sapete da dove vengo: dalle terre di una Bretagna che non è mai stata conquistare dalla destra. La mia visione del mondo, nel corso del tempo, è cambiata, ma non i principi e i valori che mi ispirano. Bisogna sempre battersi per le proprie idee e, soprattutto, mai scordarsi di coloro per cui ci si batte».
Infine, in barba ai sondaggi, ha ricordato «la storia è fatta di vittorie che sembravano improbabili». E ha chiamato in causa Simone de Beauvoir: «La fatalità vince solo quando ci abbandoniamo a essa. Ma La Sinistra non crede nella fatalità». Poi con voce rotta, ha chiesto ai suoi sostenitori di andare là fuori a parlare con il popolo francese, non solo con quello di sinistra, ma con chi è arrabbiato e disilluso, per «riconciliare la nazione».