All’assalto, sembrano urlare. Uomini nuovi per opere nuove. Liberi e uniti. In effetti nella foto che vedete in copertina loro sembrano uniti. Forse non liberi. Non ancora. Nasciamo tutti uguali ma non tutti liberi. Questo è chiaro, questo racconta la foto di copertina. Europa ultima chiamata. Questo è il senso. Perché noi vi chiamiamo, mentre 27 leader europei vengono a Roma per festeggiare i 60 anni dei Trattati di Roma svuotati di ogni senso, noi ci incontriamo e discutiamo del futuro di un’Unione Europea che era stata sognata come altro. Tanto altro. «La creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa», come scriveva Spinelli a Ventotene. Un luogo di pace, di uguaglianza, di libertà. Persino di libertà dal dominio del commercio. Senza fare troppo i sentimentali, basta rileggersi ogni tanto il Manifesto di Ventotene per trovare tante di quelle cose semplicemente giuste che si fa difficoltà a capire come sia potuto accadere che venissero travolte da tanto nero. Ma così è. Due velocità, geometrie variabili, Nord e Sud, si fa di tutto per mascherare il fallimento dello schema sin qui adottato. Schema economico ma anche culturale. Schema soltanto. Ma siccome quei bambini nella foto di copertina, quell’urlo che chiama a raccolta per procedere all’assalto del folle muro di filo spinato ci assomiglia tantissimo, assomiglia tantissimo al Left che proviamo a fare ogni settimana, noi mentre i leader parlano di soluzioni false e “mascherano” fallimenti in vittorie, andiamo a pensare altrove. Insieme a tutta la sinistra che troviamo. Dalla società civile agli economisti di mezzo mondo, da registi simbolo come Ken Loach all’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, che tutti avrebbero scommesso si sarebbe perso nel nulla. E invece è ancora lì a girare in lungo e in largo l’Europa per proporre a tutti un New deal. Un nuovo corso. Un inizio. Un nuovo patto sociale che abbia al centro, come dicono Longobardi e Ventura, una diversa idea di benessere. Perché come scriveva sempre Spinelli, «se ci sarà nei principali Paesi europei un numero sufficiente di uomini che comprenderanno ciò, la vittoria sarà in breve nelle loro mani, perché la situazione e gli animi saranno favorevoli alla loro opera e di fronte avranno partiti e tendenze già tutti squalificati dalla disastrosa esperienza dell’ultimo ventennio». E ancora: «La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà». Ma questo i bambini della foto di copertina lo sanno benissimo. [su_divider text="In edicola " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

Del futuro dell'Europa parliamo su Left in edicola da sabato 25 marzo

 

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All’assalto, sembrano urlare. Uomini nuovi per opere nuove. Liberi e uniti. In effetti nella foto che vedete in copertina loro sembrano uniti. Forse non liberi. Non ancora. Nasciamo tutti uguali ma non tutti liberi. Questo è chiaro, questo racconta la foto di copertina. Europa ultima chiamata. Questo è il senso. Perché noi vi chiamiamo, mentre 27 leader europei vengono a Roma per festeggiare i 60 anni dei Trattati di Roma svuotati di ogni senso, noi ci incontriamo e discutiamo del futuro di un’Unione Europea che era stata sognata come altro. Tanto altro. «La creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa», come scriveva Spinelli a Ventotene. Un luogo di pace, di uguaglianza, di libertà. Persino di libertà dal dominio del commercio. Senza fare troppo i sentimentali, basta rileggersi ogni tanto il Manifesto di Ventotene per trovare tante di quelle cose semplicemente giuste che si fa difficoltà a capire come sia potuto accadere che venissero travolte da tanto nero. Ma così è. Due velocità, geometrie variabili, Nord e Sud, si fa di tutto per mascherare il fallimento dello schema sin qui adottato. Schema economico ma anche culturale. Schema soltanto.

Ma siccome quei bambini nella foto di copertina, quell’urlo che chiama a raccolta per procedere all’assalto del folle muro di filo spinato ci assomiglia tantissimo, assomiglia tantissimo al Left che proviamo a fare ogni settimana, noi mentre i leader parlano di soluzioni false e “mascherano” fallimenti in vittorie, andiamo a pensare altrove. Insieme a tutta la sinistra che troviamo. Dalla società civile agli economisti di mezzo mondo, da registi simbolo come Ken Loach all’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, che tutti avrebbero scommesso si sarebbe perso nel nulla. E invece è ancora lì a girare in lungo e in largo l’Europa per proporre a tutti un New deal. Un nuovo corso. Un inizio. Un nuovo patto sociale che abbia al centro, come dicono Longobardi e Ventura, una diversa idea di benessere. Perché come scriveva sempre Spinelli, «se ci sarà nei principali Paesi europei un numero sufficiente di uomini che comprenderanno ciò, la vittoria sarà in breve nelle loro mani, perché la situazione e gli animi saranno favorevoli alla loro opera e di fronte avranno partiti e tendenze già tutti squalificati dalla disastrosa esperienza dell’ultimo ventennio». E ancora: «La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà». Ma questo i bambini della foto di copertina lo sanno benissimo.

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