Nel momento in cui il primo ministro britannico Theresa May ha fatto scattare l’articolo 50 del trattato di Lisbona per rendere inevitabile la Brexit, l’Europa si è trovata stretta tra due paradossi che rappresentano minacce immediate per l’Unione. David Cameron, il predecessore della premier conservatrice, ha tutte le ragioni per essere interdetto dagli esiti della sua sconfitta. La Gran Bretagna sta lasciando l’Europa dopo che la sua richiesta originaria di “geometrie variabili” che avrebbero consentito a Londra di chiamarsi fuori dai principi base dell’Unione europea venne respinta con forza da Berlino e, in forme meno severe, da Parigi. Eppure, proprio a causa della Brexit, Berlino e Parigi hanno finito con il prendere in considerazione l’idea di geometrie variabili come strada praticabile.
Il paradosso smette di essere tale se lo si osserva attraverso le lenti della consuetudine europea di rendere ogni sconfitta una virtù. La cancelliera tedesca Merkel si è sempre opposta a un’Europa a più velocità. Dopo il 2008, quando l’Eurozona ha cominciato a frammentarsi a causa della crisi finanziaria, si è persino opposta a incontri tra i leader dell’Eurozona per timore che minassero l’integrità dell’Unione. Oggi, dopo che la catastrofica gestione della crisi ha indebolito la legittimità dell’Europa, ha dato impeto ai brexiter e ha causato uno scivolamento dell’Unione verso la disintegrazione, la signora Merkel ha fatto propria l’idea che, non solo sia possibile consentire ai singoli Paesi europei di procedere a velocità diverse, ma anche di avere il diritto di andare in direzioni diverse.
L’Europa non può sopravvivere come istituzione dell’“ognun per sé”, del liberi tutti e dell’austerità, costruita su un processo decisionale in materia economica de-politicizzato che funge da foglia di fico a un federalismo nel quale alcuni Paesi sono condannati alla recessione permanente e ai debitori vengono negati i diritti democratici. L’Europa, insomma, ha bisogno di un New Deal che attraversi il continente, abbracciando tutti i Paesi, indipendentemente dal fatto che siano nella zona euro, nell’Unione europea o in nessuna di queste due.
Questo è il motivo per cui, il 25 marzo a Roma, mentre i leader europei venderanno la disgregazione della Ue come una storia di successo, DiEM25 presenta la sua proposta per un New Deal europeo e lancia un appello pubblico per portare il New Deal ai popoli d’Europa.
*L’autore è co-fondatore di DiEM25 ed ex ministro delle Finanze della Grecia
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