Potrebbe sembrare una storia minima eppure Giusi Nicolini ancora una volta ha dato una lezione di umanità in un periodo in cui la politica sembra specializzarsi nell'essere feroce per poter funzionare. E l'occasione del suo incontro con Salvini dei giorni scorsi ci riporta fortunatamente fuori dal recinto dei rodei, della bava, della ferocia e ci abitua tutti a essere un po' più umani. I fatti, dunque: nel suo tour delle provocazioni Matteo Salvini decide di fissare una tappa a Lampedusa per toccare con mano il pertugio da cui (secondo la sua millantata teoria) arrivano tutti i mali italiani. Dopo Napoli Salvini ha capito bene che farsi contestare è il modo migliore per meritare uno spicchio di visibilità: cosac'è di meglio che polemizzare con i rifugiati appena sbarcati, deve avere pensato. Eppure Lampedusa (che è un'isola con un cuore che c'è da sperare che diventi il cuore di tutta la penisola nostra) ha una storia recente che le impedisce di prendere sul serio le salvinate: "Arriva Salvini? Bene, accoglieremo anche lui come accogliamo tutti" è la reazione della sindaca Giusi Nicolini. La solidarietà del resto funziona se è solidale con tutti: essere solidali solo con i sodali è altro, è la giustificazione dell'inizio del clan. Non vale, no. Tant'è che il salvino Salvini alla fine è rimasto disinnescato e alla fine gli è scappato addirittura da dire che "servirebbero corridoi umanitari" per chi ha bisogno di sfuggire dalla guerra (aggiungendo ovviamente il "solo per chi ha bisogno davvero"). "Non scrivetelo però", ha detto ai giornalisti, come se non sapessimo che il leader leghista proprio sul prurito della stampa ha costruito tutta la propaganda di questi anni. Ma non è Salvini il punto, ora: quello che ci interessa è che Giusi, da sindaca ma soprattutto da donna che visita tutti i giorni il dolore, ci ha riportato tutti nella giusta misura delle cose. Di fronte al dramma che si consuma in questa Europa diventata un cimitero sotto il mare le provocazioni e i razzismi contano poco di più dell'alito di schifo e indignazione che si meritano: nessuno dei salvati e dei sopravvissuti che si trascinano sulle nostre spiagge ha un reale interesse per le provocazioni bavose del razzista di turno. Qui i temi sono ancora la distruzione, la morte, gli orfani, le vedove e le ferite dell'indifferenza. Se avessimo il cuore abbastanza adulto per continuare a contenere il dramma non ci sarebbe nemmeno lo spazio per le salvinate di chiunque. E Giusi ce l'ha ricordato. Buon lunedì.

Potrebbe sembrare una storia minima eppure Giusi Nicolini ancora una volta ha dato una lezione di umanità in un periodo in cui la politica sembra specializzarsi nell’essere feroce per poter funzionare. E l’occasione del suo incontro con Salvini dei giorni scorsi ci riporta fortunatamente fuori dal recinto dei rodei, della bava, della ferocia e ci abitua tutti a essere un po’ più umani.

I fatti, dunque: nel suo tour delle provocazioni Matteo Salvini decide di fissare una tappa a Lampedusa per toccare con mano il pertugio da cui (secondo la sua millantata teoria) arrivano tutti i mali italiani. Dopo Napoli Salvini ha capito bene che farsi contestare è il modo migliore per meritare uno spicchio di visibilità: cosac’è di meglio che polemizzare con i rifugiati appena sbarcati, deve avere pensato.

Eppure Lampedusa (che è un’isola con un cuore che c’è da sperare che diventi il cuore di tutta la penisola nostra) ha una storia recente che le impedisce di prendere sul serio le salvinate: “Arriva Salvini? Bene, accoglieremo anche lui come accogliamo tutti” è la reazione della sindaca Giusi Nicolini. La solidarietà del resto funziona se è solidale con tutti: essere solidali solo con i sodali è altro, è la giustificazione dell’inizio del clan. Non vale, no.

Tant’è che il salvino Salvini alla fine è rimasto disinnescato e alla fine gli è scappato addirittura da dire che “servirebbero corridoi umanitari” per chi ha bisogno di sfuggire dalla guerra (aggiungendo ovviamente il “solo per chi ha bisogno davvero”). “Non scrivetelo però”, ha detto ai giornalisti, come se non sapessimo che il leader leghista proprio sul prurito della stampa ha costruito tutta la propaganda di questi anni.

Ma non è Salvini il punto, ora: quello che ci interessa è che Giusi, da sindaca ma soprattutto da donna che visita tutti i giorni il dolore, ci ha riportato tutti nella giusta misura delle cose. Di fronte al dramma che si consuma in questa Europa diventata un cimitero sotto il mare le provocazioni e i razzismi contano poco di più dell’alito di schifo e indignazione che si meritano: nessuno dei salvati e dei sopravvissuti che si trascinano sulle nostre spiagge ha un reale interesse per le provocazioni bavose del razzista di turno. Qui i temi sono ancora la distruzione, la morte, gli orfani, le vedove e le ferite dell’indifferenza. Se avessimo il cuore abbastanza adulto per continuare a contenere il dramma non ci sarebbe nemmeno lo spazio per le salvinate di chiunque. E Giusi ce l’ha ricordato.

Buon lunedì.