Trecentoventiquattro container di quelli che vedete nei grandi parcheggi vicino ai porti o sulle navi mercantili sono stati installati in due campi definiti dal governo ungherese “zone di transito”. Da oggi entrano in funzione. Il governo Orban si prepara infatti, a partire da oggi, a implementare la legge che prevede la detenzione in questi campi di tutti gli stranieri extra comunitari che passino il confine illegalmente, anche se lo fanno per richiedere lo status di rifugiato. La legge votata il 7 marzo scorso prevede la detenzione di tutti costoro, vecchi e bambini compresi, nel periodo in cui la loro domanda viene vagliata. L’Europa, l’Unhcr e l’Alta corte per i diritti dell’uomo avevano censurato una pratica simile – non stabilita per legge – già nel 2013. L’unica cosa consentita ai richiedenti asilo sarà tornarsene oltre il confine con la Serbia, ovvero fuori dall’Unione europea. I due campi, posti nei pressi dei confini, vengono definiti zona extraterritoriale, un escamotage per violare le convenzioni internazionali.
Oggi il commissario europeo per l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos, sarà a Budapest per un incontro con il premier ungherese divenuto campione della guerra totale all’immigrazione (contro i migranti ha speso quasi un miliardo di euro). Chissà che Avramopoulos abbia qualcosa da dire e non annunci finalmente misure contro Budapest. A oggi, l’Europa ha quasi taciuto sulle pratiche ungheresi che violano le convenzioni internazionali e l’Ungheria, dove nel 2016 30mila persone hanno chiesto asilo e solo 423 lo hanno ottenuto.
«E’ difficile non concludere che la scarsa propensione della Commissione a fare pressioni sull’Ungheria ha incoraggiato altri Paesi dell’Unione per replicare il suo approccio. In Polonia, progetti di modifica alla legge in vigore permetterebbero una simile detenzione automatica dei richiedenti asilo o li costringerebbero a dirigersi in Bielorussia – Paese senza una protezione efficace per coloro che fuggono dalle persecuzioni. In Slovenia, emendamenti alla legge rendono più facile l’espulsione dei richiedenti asilo verso la Croazia». ha scritto Lidya Gall di Human Rights Watch.
La Svezia ha proposto di tagliare i fondi europei a quei Paesi che si rifiutano di accogliere i rifugiati nell’ambito del programma di redistribuzione interno all’Europa. La stessa Svezia, a oggi, è l’unico Paese ad aver criticato apertamente Budapest, paragonando i centri di detenzione previsti dalla legge ai Gulag.
«Mi hanno chiamato in ogni modo possibile e tutti ci hanno condannato» ha detto Orban alla radio riferendosi al fatto che nessuno lo critica più «Ma quello che abbiamo fatto è diventato accettabile per tutti». La speranza è che l’Europa, tanto solerte sul tema dei bilanci, lo diventi anche in materia di asilo e rispetto dei diritti umani.