L'urbanista che ha lavorato al recupero dei Sassi di Matera racconta il lavoro di Icomos nella tutela e nel recupero del patrimonio storico artistico nelle aree di crisi del Medio Oriente

Esperto Unesco per le zone aride, Pietro Laureano si è occupato a lungo di ecosistemi in pericolo.  Si è occupato  del patrimonio storico artistico di varie aree del Medio Oriente e, in Italia, è soprattutto noto come mentore del recupero dei Sassi di Matera. Come presidente Icomos (che ha un ruolo consultivo nell’Unesco) partecipa al G7 Italy della Cultura (il 30 e il 31 marzo  a Firenze) organizzando nel complesso della SS. Annunziata a Firenze un incontro con sindaci, amministrazioni, associazioni di tutela e società civile per l’implementazione dell’Obiettivo delle Nazioni Unite del 2030 sulle Città Sostenibili e le Comunità. Ma non solo, Da tempo Icomos è impegnato nella tutela e nel recupero  del patrimonio storico artistico nelle aree di crisi del Medio Oriente. In particolare nella Siria dilaniata dalla guerra e nelle aree devastate dall’Isis «L’Icomos è già impegnata direttamente in queste aree. I soci locali, internazionali e molti italiani sono profondi conoscitori di quel grande patrimonio e sono sempre rimasti presenti nel loro ruolo anche nei momenti più difficili della crisi, pagando di persona anche con il sacrificio più alto».  In quelle aree Icomos è intervenuto con procedure standard e anche misure eccezionali attraverso l’adozione di nuove Convenzioni.

«Purtroppo proprio il successo del Patrimonio lo ha reso bersaglio per procurarsi notorietà, soldi o effettuare ricatti criminali. Non dimentichiamo in Italia i terribili momenti della strage dei Georgofili operata dalla mafia contro la Galleria degli Uffizi di Firenze. Ma queste azioni si ritorcono contro chi le compie».  Chi distrugge le opere d’arte compie un crimine contro l’umanità, ma distrugge anche qualcosa di sé. «Comunicando il Patrimonio l’Icomos cerca di trasmettere la consapevolezza che distruggendo i monumenti si uccide se stessi e si preclude un futuro di identità e benessere alle nuove generazioni», sottolinea Laureano. «I membri dell’Icomos dei Paesi colpiti dal conflitto, i ragazzi mussulmani impegnati in prima persona per difendere la loro terra, gli uomini e le donne di quei luoghi hanno ancora maggiori motivazioni, argomenti e possibilità di successo».

La parole chiave  nel lavoro di Icomos è cooperazione,  collaborando con le associazioni che operano sul territorio «per meglio affrontare insieme le sfide globali e operare a livello locale». E al contempo procedendo a stretto contatto con gli organi consultivi dell’ Unesco cioè l’Iccrom e Uicn «ma anche con tutte le altre organizzazioni per dare maggiore voce e legittimità alla grande ricchezza dell’associazionismo italiano» sottolinea l’architetto e urbanista. «Solo facendo leva sulle comunità e la responsabilizzazione della gente potremo rendere possibile il futuro che vogliamo. A livello di teoria e pratica del patrimonio l’obiettivo è superare la visione monumentale e aulica, la conservazione in sé e rivolgere l’attenzione alla manutenzione, i beni della vita quotidiana, la gestione del cambiamento, il Paesaggio, gli ecosistemi e le persone che hanno realizzato tutto questo. Dobbiamo per questo scavare sempre più nella enorme ricchezza di significati dei luoghi, le tradizioni, le pratiche sociali per renderli narrazione e strumenti di valorizzazione e benessere».

Sostenibilità ambientale e tutela, obiettivi possibili nell’agenda che guarda al 2030, in che modo?
«Sono passati 30 anni dal rapporto Burdtland, quando per la prima volta si coniò il termine “sostenibilità”», risponde Laureano. «Finalmente le Nazioni Unite nella assemblea mondiale di New York del 2015 hanno adottato una risoluzione rivoluzionaria che impegna i governi su 17 obiettivi strategici da realizzare attraverso azioni locali concrete. Sono queste ultime il nostro campo di attività e speranza. I negoziati globali sono sottoposti all’alea dei cambiamenti di governo ma i progressi fatti nelle esperienze e aspirazioni delle comunità per avere un mondo più giusto, sano, ospitale per l’intera umanità e gli altri organismi viventi, trasmissibile alle generazioni future, sono acquisizioni che nessuno può cancellare».

In che modo Icomos cercherà di raggiungere questi obiettivi? «Svilupperemo esperienze e azioni nelle città, villaggi e aree rurali e le promuoveremo come buone pratiche a scala internazionale. Impareremo dalle conoscenze tradizionali e la sapienza antica utilizzando queste conoscenze per soluzioni innovative e una nuova tecnologia verde e non invasiva. Lavoreremo per l’inclusione di tutti, compreso gli immigrati, nella integrazione della identità storica locale con l’apporto di variegate sensibilità e culture consapevoli che la diversità e un fattore di creatività, innovazione e
successo».