Da tre anni il governo affitta e vende migliaia di ettari di terreni, destinati ufficialmente agli agricoltori under 40. Opportunità di ricambio generazionale o dismissione del patrimonio pubblico? Viaggio tra chi, da sempre, lavora in agricoltura

Si chiamano in modo suggestivo – Terrevive, Campo Libero – oppure in modo più ambiguo – Banca della Terra – e vengono propagandati come un’opportunità per il ricambio generazionale in agricoltura. Sono i provvedimenti con cui il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, di concerto con il ministero dell’Economia e delle finanze, hanno dato il via da tre anni alla vendita e, in minima parte, all’affitto di migliaia di ettari di terreni, destinandoli innanzitutto agli agricoltori under 40. Terre dislocate soprattutto in Calabria, Puglia, Lazio, ma ci sono appezzamenti di rilievo anche in Toscana, Lombardia ed Emilia Romagna.

Aste al rialzo e Grande distribuzione
Coldiretti è entusiasta: «Negli ultimi anni stiamo assistendo a un vero e proprio ritorno alla terra, soprattutto da parte dei giovani», spiega a Left Maria Letizia Gardoni, leader delle Giovani imprese di Coldiretti. E ci fa notare che nel 2016 gli under 35 che hanno scelto di lavorare in agricoltura sono aumentati del 12%: un record se paragonato alla crescita di altri settori attestata sull’1%. «Questi risultati non sono un caso bensì il risultato di una serie di politiche», tiene a precisare Gardoni, riferendosi al decreto “Campo libero”, ai finanziamenti di Ismea. E, da ultimo, ma solo a livello temporale, al progetto Banca della Terra che, grazie a un sistema di mappatura delle terre permette di individuare i terreni agricoli di natura pubblica in vendita e riportare l’agricoltura anche le aree incolte. «Un progetto importante – secondo Coldiretti – perché a regime prevede la messa a disposizione di ben 22mila ettari di terra, valorizzando un patrimonio fondiario pubblico, a oggi scarso, e fornendo una soluzione concreta agli ostacoli che limitano un vero e duraturo ricambio generazionale in agricoltura, ovvero l’accesso al credito, alla terra e gli eccessivi oneri burocratici». Per Coldiretti, insomma, va tutto bene. Ma, è lecito chiedersi, se le aste sono al massimo rialzo mentre la Grande distribuzione organizzata impone il doppio ribasso e si accaparra così la produzione ortofrutticola (lo denuncia la campagna Filiera Sporca), quale modello di agricoltura c’è nei piani del governo?

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