Se n'è andato il 2 maggio, intorno alle 10 del mattino. A 86 anni, dopo una notte di coma e 24 ore di ricovero. E ha lasciato un vuoto incolmabile, Valentino Parlato, in un'informazione, quella italiana, che fa acqua da tutte le parti. E in un momento, questo, in cui manca la terra sotto i piedi a chi fa il nostro lavoro nonostante sia «in crisi la speranza», come diceva lui. Soprattutto a sinistra. Tra i fondatori e più volte direttore de Il manifesto, Parlato ha con spirito critico e forte indipendenza letto la realtà da sinistra, a sinistra e per la sinistra. Da comunista quale è stato, per tutta la vita, militando nel Pci fin quando il partito non lo ha espulso, nel 1969. Dalle 15 di oggi - venerdì 5 maggio - è allestita la camera ardente presso la Protomoteca del Campidoglio, dove alle 17,30 si terrà la cerimonia funebre. Nello stesso Campidoglio che oggi ospita Virginia Raggi, sindaca che ha votato per poi, pentito, dichiarare: «Ero talmente indignato verso il Pd che per la prima volta ho tradito la sinistra, spero sia anche l'ultima». Noi lo salutiamo con le sue stesse parole. «Che cosa dovrebbe voler dire per noi tendenza? La denunzia dello stato di cose esistente e la volontà-possibilità di un cambiamento» «Questa borghesia è illuminata finché qualcun altro paga la bolletta della luce» «Dobbiamo capire che siamo a un passaggio d’epoca, direi un po’ come ai tempi di Marx quando il capitalismo diventava realtà e cambiava non solo i modi di produzione, ma anche i modi di vivere degli esseri umani. Quando scrivo «passaggio d’epoca» vorrei ricordare che il capitalismo fu, certamente, un passaggio d’epoca, ma conservò modi di pensare e valori e anche autori del passato greco-romano, come dire che nella discontinuità c’è sempre anche una continuità, ma questo non ci deve impedire di capire i mutamenti che condizioneranno la vita dei giovani e delle generazioni future. Non possiamo non tener conto di quel che sta cambiando: dobbiamo studiarlo e sforzarci di capire, sarà un lungo lavoro e non mancheranno gli errori, ma alla fine un qualche Carlo Marx arriverà». «La sinistra è così debole perché non si è accorta che tutto attorno a noi è mutato. Il lavoro umano purtroppo è meno importante di una volta, le cose, le macchine, si sono presi un vantaggio sulle persone. I modi di produzione sono cambiati ma non riusciamo ancora ad analizzarli. Soprattutto è in crisi la speranza». «Una volta erano ottanta sigarette al giorno. La dottoressa mi ha detto che devo ridurle a cinque perché il fumo riduce la quantità di ossigeno che va al cervello, e quindi istupidisce: un tempo invece aguzzava l'ingegno. Non so se crederle. Il mondo è proprio cambiato»

Se n’è andato il 2 maggio, intorno alle 10 del mattino. A 86 anni, dopo una notte di coma e 24 ore di ricovero. E ha lasciato un vuoto incolmabile, Valentino Parlato, in un’informazione, quella italiana, che fa acqua da tutte le parti. E in un momento, questo, in cui manca la terra sotto i piedi a chi fa il nostro lavoro nonostante sia «in crisi la speranza», come diceva lui. Soprattutto a sinistra. Tra i fondatori e più volte direttore de Il manifesto, Parlato ha con spirito critico e forte indipendenza letto la realtà da sinistra, a sinistra e per la sinistra. Da comunista quale è stato, per tutta la vita, militando nel Pci fin quando il partito non lo ha espulso, nel 1969.

Dalle 15 di oggi – venerdì 5 maggio – è allestita la camera ardente presso la Protomoteca del Campidoglio, dove alle 17,30 si terrà la cerimonia funebre. Nello stesso Campidoglio che oggi ospita Virginia Raggi, sindaca che ha votato per poi, pentito, dichiarare: «Ero talmente indignato verso il Pd che per la prima volta ho tradito la sinistra, spero sia anche l’ultima».

Noi lo salutiamo con le sue stesse parole.

«Che cosa dovrebbe voler dire per noi tendenza? La denunzia dello stato di cose esistente e la volontà-possibilità di un cambiamento»

«Questa borghesia è illuminata finché qualcun altro paga la bolletta della luce»

«Dobbiamo capire che siamo a un passaggio d’epoca, direi un po’ come ai tempi di Marx quando il capitalismo diventava realtà e cambiava non solo i modi di produzione, ma anche i modi di vivere degli esseri umani.
Quando scrivo «passaggio d’epoca» vorrei ricordare che il capitalismo fu, certamente, un passaggio d’epoca, ma conservò modi di pensare e valori e anche autori del passato greco-romano, come dire che nella discontinuità c’è sempre anche una continuità, ma questo non ci deve impedire di capire i mutamenti che condizioneranno la vita dei giovani e delle generazioni future.
Non possiamo non tener conto di quel che sta cambiando: dobbiamo studiarlo e sforzarci di capire, sarà un lungo lavoro e non mancheranno gli errori, ma alla fine un qualche Carlo Marx arriverà».

«La sinistra è così debole perché non si è accorta che tutto attorno a noi è mutato. Il lavoro umano purtroppo è meno importante di una volta, le cose, le macchine, si sono presi un vantaggio sulle persone. I modi di produzione sono cambiati ma non riusciamo ancora ad analizzarli. Soprattutto è in crisi la speranza».

«Una volta erano ottanta sigarette al giorno. La dottoressa mi ha detto che devo ridurle a cinque perché il fumo riduce la quantità di ossigeno che va al cervello, e quindi istupidisce: un tempo invece aguzzava l’ingegno. Non so se crederle. Il mondo è proprio cambiato»