Una, semplice, legittima richiesta: essere riconosciuti come persone. È questo che Rom e Sinti di tutta Italia chiedono a gran voce da decenni, e ribadiranno oggi alle 15.30 davanti a Montecitorio, in una manifestazione indetta da tutte le loro associazioni. Il 16 maggio non è un giorno casuale: è infatti l'anniversario della rivolta dei Rom nel campo di concentramento di Auschwitz, che riuscì purtroppo solo a posticipare di 3 mesi, l'eliminazione di 2.897 uomini, donne e bambini "zingari". Tra le richieste formali: il riconoscimento dello status di minoranza storico-linguistica di Rm e Sinti; la costituzione di una Consulta Romanì che collabori nell’applicazione della Strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e Caminanti (che dovrebbe dare applicazione alla Risoluzione del Commissione europea del 2011), finora disattesa; il superamento della segregazione istituzionale delle comunità Rom e Sinti e il contrasto dell’antiziganismo con politiche efficaci a lungo termine. Questo al fine di costruire le condizioni per una convivenza fondata sul rispetto e sulla dignità. La Strategia nazionale ha fra gli obiettivi principali il superamento dei campi, e con essa la convinzione ampiamente diffusa che il nomadismo sia aspetto intrinseco, "genetico", di questa popolazione. Niente di più anacronistico e volutamente deviante: in moltissimi Paesi europei e non solo i rom vivono nelle case da decenni, e i "campi nomadi", spesso vere e proprie baraccopoli decadenti, le imparano a conoscere in Italia. Per quanto riguarda il riconoscimento dello status di minoranza storico-linguistica, è bene sapere che il popolo rom e sinta è l'unico al quale non viene riconosciuto questo diritto costituzionale. Molti di loro solo italiani, lo sono da generazioni, qualora servisse specificarlo, eppure per loro la Costituzione - nel suo obbligo di tutela delle minoranze - non vale. Non viene applicata. Così come non viene applicato l'articolo 3 della Carta, che richiede di garantire pari dignità ai cittadini, e di assicurare la rimozione di ostacoli che potrebbero generare diseguaglianza nell'accesso alla vita lavorativa, politica e sociale del Paese. Per questo, Rom e sinti sono «uniti nel chiedere giustizia e rispetto per tutte le nostre comunità». Troppo spesso queste persone sono vittime di insulti e discriminazioni. Secondo i dati raccolti dall'Osservatorio dell'Associazione 21 luglio, per esempio, il tasso di incitazione all'odio nei loro confronti nel 2016 è stato di un insulto pubblico a settimana, calato rispetto al 2015, in cui erano quasi uno al giorno, ma minore anche di quanto sta accadendo in questi mesi. L'ultima ferita inferta a questo popolo, non ancora riconosciuto come tale, è stato il rogo di Centocelle. Che si tratti di "faide" fra criminali non ha niente a che vedere con le modalità con le quali è stata trattata la questione: come un fatto, seppur tragico, ritenuto infondo comprensibile perché avvenuto fra popoli "tribali".
«Per l’ennesima volta il nostro dolore immenso viene sfregiato e offeso, dato in pasto alla peggior politica razzista e alle manifestazioni di odio gratuito in rete e sui media», dicono i portavoce. «Vorremmo che l’Italia si rendesse conto di quanto profondamente e pericolosamente l’antiziganismo si è insinuato nella nostra società - proseguono - rendendo impossibile le vite di Rom e dei Sinti anche qualsiasi politica di inclusione sociale e civile». Il comunicato è stato diffuso anche in romanì, e coerentemente con quanto scritto, lo riportiamo qui: PRI ROMANI KRIS TA I ROMANI PATIV martedì 16 Maggio 15,30 Piazza Montecitorio Roma Le dzungale merribbé andre kala bersh dukhajà sa le Rom ta vuar furat buder o dukhadipé mèngre vel dukhaddó ko nafel, le racista keren lèngre melali politika opral a mend andre le social media ta andre le dzurnal ta televicion. Sinjiem sa tekané pang priso mangas i kris ta i pativ pri sassare le Rom. Le Gage te dzanen sar si baro o antiziganismo andre l'Italia, ka na vel ta dzivel lacho le Rom ta le Sinte, kerel but esklusion, i politika ka le Gage keren opral a mend si but nasfalì, melali ta xoxanì. Kava 16 maggio, andre o dives tar o risardipé tar le Rom ta le Sinte andre o Lager tar o Auschwitz, o dives ka si o baro dives tar i Romani Resistenze, ko 15,30 lame Rom ta Sinte keras jekh Presidio anglal o italikano Parlamento tar o Montecitorio andre Roma. Mangas ka le Gage te prindzkaren ki le Rom ta le Sinte o Status sar jekh historikani ta chibkani minoranza etnika. Mangas ka le Gage te prindzkaren meng jekh Romani Konsulta ka te kollaborenel tekane lend pri Strategia Nacionale ka fin a dadives na vilì applikimmé. Mangas ka le Gage te ningaven i segregacione ta i diskriminacione opral a mend. Te keren jekh nevi politika prisosk pang le Rom ta le Sinte te dziven feder ta lache. Keren o Romano Tekanipe: Federazione FederArteRom, Upre Roma, New Romalen, Isernia in Rete, Romano Drom, Museo del Viaggio Fabrizio De Andrè, Accademia Europea D’Arte Romani, Romano Glaso, Associazione Nazionale Them Romano Onlus, FutuRom , Django Reinhardt , Cittadinanza e Minoranze Per adesioni: [email protected] Per informazioni: 3397608728 /3406862486    

Una, semplice, legittima richiesta: essere riconosciuti come persone. È questo che Rom e Sinti di tutta Italia chiedono a gran voce da decenni, e ribadiranno oggi alle 15.30 davanti a Montecitorio, in una manifestazione indetta da tutte le loro associazioni. Il 16 maggio non è un giorno casuale: è infatti l’anniversario della rivolta dei Rom nel campo di concentramento di Auschwitz, che riuscì purtroppo solo a posticipare di 3 mesi, l’eliminazione di 2.897 uomini, donne e bambini “zingari”.

Tra le richieste formali: il riconoscimento dello status di minoranza storico-linguistica di Rm e Sinti; la costituzione di una Consulta Romanì che collabori nell’applicazione della Strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e Caminanti (che dovrebbe dare applicazione alla Risoluzione del Commissione europea del 2011), finora disattesa; il superamento della segregazione istituzionale delle comunità Rom e Sinti e il contrasto dell’antiziganismo con politiche efficaci a lungo termine. Questo al fine di costruire le condizioni per una convivenza fondata sul rispetto e sulla dignità.

La Strategia nazionale ha fra gli obiettivi principali il superamento dei campi, e con essa la convinzione ampiamente diffusa che il nomadismo sia aspetto intrinseco, “genetico”, di questa popolazione. Niente di più anacronistico e volutamente deviante: in moltissimi Paesi europei e non solo i rom vivono nelle case da decenni, e i “campi nomadi”, spesso vere e proprie baraccopoli decadenti, le imparano a conoscere in Italia.

Per quanto riguarda il riconoscimento dello status di minoranza storico-linguistica, è bene sapere che il popolo rom e sinta è l’unico al quale non viene riconosciuto questo diritto costituzionale. Molti di loro solo italiani, lo sono da generazioni, qualora servisse specificarlo, eppure per loro la Costituzione – nel suo obbligo di tutela delle minoranze – non vale. Non viene applicata. Così come non viene applicato l’articolo 3 della Carta, che richiede di garantire pari dignità ai cittadini, e di assicurare la rimozione di ostacoli che potrebbero generare diseguaglianza nell’accesso alla vita lavorativa, politica e sociale del Paese.

Per questo, Rom e sinti sono «uniti nel chiedere giustizia e rispetto per tutte le nostre comunità». Troppo spesso queste persone sono vittime di insulti e discriminazioni. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio dell’Associazione 21 luglio, per esempio, il tasso di incitazione all’odio nei loro confronti nel 2016 è stato di un insulto pubblico a settimana, calato rispetto al 2015, in cui erano quasi uno al giorno, ma minore anche di quanto sta accadendo in questi mesi.

L’ultima ferita inferta a questo popolo, non ancora riconosciuto come tale, è stato il rogo di Centocelle. Che si tratti di “faide” fra criminali non ha niente a che vedere con le modalità con le quali è stata trattata la questione: come un fatto, seppur tragico, ritenuto infondo comprensibile perché avvenuto fra popoli “tribali”.

«Per l’ennesima volta il nostro dolore immenso viene sfregiato e offeso, dato in pasto alla peggior politica razzista e alle manifestazioni di odio gratuito in rete e sui media», dicono i portavoce. «Vorremmo che l’Italia si rendesse conto di quanto profondamente e pericolosamente l’antiziganismo si è insinuato nella nostra società – proseguono – rendendo impossibile le vite di Rom e dei Sinti anche qualsiasi politica di inclusione sociale e civile».

Il comunicato è stato diffuso anche in romanì, e coerentemente con quanto scritto, lo riportiamo qui:

PRI ROMANI KRIS TA I ROMANI PATIV
martedì 16 Maggio 15,30
Piazza Montecitorio Roma

Le dzungale merribbé andre kala bersh dukhajà sa le Rom ta vuar furat buder o dukhadipé mèngre vel dukhaddó ko nafel, le racista keren lèngre melali politika opral a mend andre le social media ta andre le dzurnal ta televicion. Sinjiem sa tekané pang priso mangas i kris ta i pativ pri sassare le Rom. Le Gage te dzanen sar si baro o antiziganismo andre l’Italia, ka na vel ta dzivel lacho le Rom ta le Sinte, kerel but esklusion, i politika ka le Gage keren opral a mend si but nasfalì, melali ta xoxanì.
Kava 16 maggio, andre o dives tar o risardipé tar le Rom ta le Sinte andre o Lager tar o Auschwitz, o dives ka si o baro dives tar i Romani Resistenze, ko 15,30 lame Rom ta Sinte keras jekh Presidio anglal o italikano Parlamento tar o Montecitorio andre Roma.
Mangas ka le Gage te prindzkaren ki le Rom ta le Sinte o Status sar jekh historikani ta chibkani minoranza etnika.
Mangas ka le Gage te prindzkaren meng jekh Romani Konsulta ka te kollaborenel tekane lend pri Strategia Nacionale ka fin a dadives na vilì applikimmé.
Mangas ka le Gage te ningaven i segregacione ta i diskriminacione opral a mend. Te keren jekh nevi politika prisosk pang le Rom ta le Sinte te dziven feder ta lache.

Keren o Romano Tekanipe: Federazione FederArteRom, Upre Roma, New Romalen, Isernia in Rete, Romano Drom, Museo del Viaggio Fabrizio De Andrè, Accademia Europea D’Arte Romani, Romano Glaso, Associazione Nazionale Them Romano Onlus, FutuRom , Django Reinhardt , Cittadinanza e Minoranze
Per adesioni: [email protected]
Per informazioni: 3397608728 /3406862486

 

 

Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.