La presenza della Chiesa in Tv ha raggiunto cifre record quando il segretario Pd era presidente del Consiglio. Occupando Tg, fiction e tutti i programmi più seguiti. Alla faccia della laicità e del pluralismo dell’informazione. Ecco i risultati del XII Rapporto sulla secolarizzazione in Italia realizzato da Critica liberale

Uno Stato nello Stato, una televisione nella televisione. In Italia, l’intrusione della Chiesa nella vita dei cittadini non accenna a diminuire nonostante le chiese vuote e dismesse, il calo inesorabile dei battesimi e dei matrimoni concordatari, l’aumento dei divorzi e delle convivenze, gli esoneri crescenti dall’ora di Insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica e così via. Basti pensare al recente discorso ai lavoratori dell’Ilva di Genova durante il quale papa Francesco ha detto che «l’obiettivo da raggiungere non è il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti». Entrando così a gamba tesa nella dialettica politica rivelando una sintonia con il segretario del Pd, Matteo Renzi, notoriamente avverso al reddito di cittadinanza, e contro Grillo che invece ne è fautore. Gli osanna dei media per la “sensibilità” del papa verso gli operai si son sprecati mentre non un sopracciglio si è alzato per l’ingerenza di un capo di Stato estero negli affari italiani. È questa la prassi da quando il gesuita Bergoglio ha dato il suo «buonasera» ai fedeli di tutto il mondo dal balcone di piazza San Pietro il 13 marzo 2013. Qualunque cosa dica o faccia il pontefice, ci viene proposto in maniera acritica e senza alcun contraddittorio. Complici i politici trasversalmente genuflessi e complici i media, dove le notizie sono filtrate dai vaticanisti che raccontano in maniera, cioè solo attraverso il punto di osservazione della Chiesa, quello che ruota intonro al mondo dei cattolici. E complice soprattutto la Rai che nega il ruolo di servizio pubblico di uno Stato laico ingolfando di ecclesiastici i suoi programmi di intrattenimento e informazione. Per di più lasciando ai rappresentanti delle altre confessioni, quando va bene, spazi infinitesimali a orari in cui lo share è prossimo allo zero. E a tal proposito va detto che anche i canali generalisti privati non sono da meno.
Questo è in sintesi lo scenario che emerge dal VI Rapporto sulla presenza delle confessioni religiose in tv e dal VII Dossier sui telegiornali editi dalla Fondazione Critica Liberale insieme al XII Rapporto sulla secolarizzazione. Il progetto, pubblicato dal periodico Critica liberale diretto da Enzo Marzo, si avvale del lavoro di ricerca della Società Geca Italia ed è sostenuto con i fondi dell’otto per mille della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste…..

L’editoriale è tratto dal numero di Left in edicola

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Scrivevo già per Avvenimenti ma sono diventato giornalista nel momento in cui è nato Left e da allora non l'ho mai mollato. Ho avuto anche la fortuna di pubblicare articoli e inchieste su altri periodici tra cui "MicroMega", "Critica liberale", "Sette", il settimanale uruguaiano "Brecha" e "Latinoamerica", la rivista di Gianni Minà. Nel web sono stato condirettore di Cronache Laiche e firmo un blog su MicroMega. Ad oggi ho pubblicato tre libri con L'Asino d'oro edizioni: Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L'Italia, la Chiesa e i desaparecidos (2015); e uno con Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera: Giustizia divina (2018).