Prove tecniche di Stato sovrano. E laico. Forse. Da un paio di giorni sulla home page del sito del ministero dei Beni culturali è in bella mostra un comunicato che invita i contribuenti a devolvere l'8permille espressamente allo Stato, al fine di contribuire « concretamente al recupero dei beni culturali danneggiati dal sisma» che ha colpito il Centro Italia nel 2016. «Il terremoto - si legge nella nota - ha ferito gravemente centri storici, musei, chiese, abbazie, di un’area che è stata culla della civiltà europea. Salvare il patrimonio culturale significa difendere le radici stesse delle popolazioni colpite e avviare un percorso di rinascita. Da quest’anno e per 10 anni, tutti i cittadini potranno contribuire concretamente al recupero dei beni culturali danneggiati dal sisma, indicando lo Stato come destinatario dell’8xMille nella propria dichiarazione dei redditi. Di tutte le risorse incamerate, infatti, l’intera quota destinata alla conservazione dei beni culturali [...] sarà utilizzata esclusivamente per interventi di ricostruzione e restauro del patrimonio culturale nelle aree colpite». È la prima volta che lo Stato si ricorda di essere tra i destinatari dell'8xMille ed è la prima volta che invita i cittadini a fare i cittadini partecipando concretamente alla tutela e alla salvaguardia del patrimonio culturale e artistico nazionale. Notoriamente a farla da padrona, da quando esiste il meccanismo di ripartizione del millesimale, è sempre stata la Chiesa cattolica. Non a caso la Conferenza espicopale italiana reinveste parte del miliardo mediamente incassato tramite l'8xMille nelle griffatissime pubblicità che passano quotidianamente in tv nel periodo della dichiarazione dei redditi. Rivolgendosi a fedeli e non solo per pagare tra le altre voci gli stipendi ai sacerdoti. Notizia nella notizia, anche il ministero ha realizzato un video pubblicitario e lo ha messo su Youtube. Ma qui finiscono le good news. Il video è online dal 6 giugno nella pagina ufficiale del ministero (Mibact.tv) e in due giorni ha totalizzato ben 151 visualizzazioni, compresa la nostra. In tv invece è andata ancora peggio, non essendo proprio passato (avvisateci semmai dovesse accadere!). «“Dona l’8xMille allo Stato”. Era da tempo che aspettavamo di sentire questo semplice slogan», commenta il segretario della Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, Stefano Incani e aggiunge: «La Uaar propugna da tempo l’abrogazione totale del meccanismo ma in attesa che ciò si concretizzi ci sembra il minimo che lo Stato partecipi alla ripartizione come competitor alla pari. Certo a nostro avviso la cosa migliore sarebbe stata quella di destinare le risorse dell’8perMille statale alla ricostruzione delle zone dell’Italia centrale colpite dal sisma con priorità assoluta per case e scuole». Su questo tema verteva un recente appello della Uaar al premier Gentiloni. «E invece probabilmente le prime a tornare in piedi saranno proprio le chiese…». Peraltro, ricorda Incani, quello del governo è un atto dovuto: «La Corte dei Conti è intervenuta per ben tre volte negli ultimi due anni per mettere in rilievo gli elementi di debolezza della normativa e ha sottolineato a più riprese come lo Stato abbia spiccato per l’assenza di iniziative promozionali circa le proprie attività: cosa che ha compromesso la possibilità di ottenere maggiori introiti. La speranza è dunque che questi spot abbiano un’ampia diffusione che possa tenere il passo con il battage mediatico della Chiesa cattolica». Al momento degli spot non c'è traccia, c'è solo la speranza.

Prove tecniche di Stato sovrano. E laico. Forse. Da un paio di giorni sulla home page del sito del ministero dei Beni culturali è in bella mostra un comunicato che invita i contribuenti a devolvere l’8permille espressamente allo Stato, al fine di contribuire « concretamente al recupero dei beni culturali danneggiati dal sisma» che ha colpito il Centro Italia nel 2016. «Il terremoto – si legge nella nota – ha ferito gravemente centri storici, musei, chiese, abbazie, di un’area che è stata culla della civiltà europea. Salvare il patrimonio culturale significa difendere le radici stesse delle popolazioni colpite e avviare un percorso di rinascita. Da quest’anno e per 10 anni, tutti i cittadini potranno contribuire concretamente al recupero dei beni culturali danneggiati dal sisma, indicando lo Stato come destinatario dell’8xMille nella propria dichiarazione dei redditi. Di tutte le risorse incamerate, infatti, l’intera quota destinata alla conservazione dei beni culturali […] sarà utilizzata esclusivamente per interventi di ricostruzione e restauro del patrimonio culturale nelle aree colpite».

È la prima volta che lo Stato si ricorda di essere tra i destinatari dell’8xMille ed è la prima volta che invita i cittadini a fare i cittadini partecipando concretamente alla tutela e alla salvaguardia del patrimonio culturale e artistico nazionale. Notoriamente a farla da padrona, da quando esiste il meccanismo di ripartizione del millesimale, è sempre stata la Chiesa cattolica. Non a caso la Conferenza espicopale italiana reinveste parte del miliardo mediamente incassato tramite l’8xMille nelle griffatissime pubblicità che passano quotidianamente in tv nel periodo della dichiarazione dei redditi. Rivolgendosi a fedeli e non solo per pagare tra le altre voci gli stipendi ai sacerdoti.

Notizia nella notizia, anche il ministero ha realizzato un video pubblicitario e lo ha messo su Youtube. Ma qui finiscono le good news.

Il video è online dal 6 giugno nella pagina ufficiale del ministero (Mibact.tv) e in due giorni ha totalizzato ben 151 visualizzazioni, compresa la nostra. In tv invece è andata ancora peggio, non essendo proprio passato (avvisateci semmai dovesse accadere!).

«“Dona l’8xMille allo Stato”. Era da tempo che aspettavamo di sentire questo semplice slogan», commenta il segretario della Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, Stefano Incani e aggiunge: «La Uaar propugna da tempo l’abrogazione totale del meccanismo ma in attesa che ciò si concretizzi ci sembra il minimo che lo Stato partecipi alla ripartizione come competitor alla pari. Certo a nostro avviso la cosa migliore sarebbe stata quella di destinare le risorse dell’8perMille statale alla ricostruzione delle zone dell’Italia centrale colpite dal sisma con priorità assoluta per case e scuole». Su questo tema verteva un recente appello della Uaar al premier Gentiloni. «E invece probabilmente le prime a tornare in piedi saranno proprio le chiese…».

Peraltro, ricorda Incani, quello del governo è un atto dovuto: «La Corte dei Conti è intervenuta per ben tre volte negli ultimi due anni per mettere in rilievo gli elementi di debolezza della normativa e ha sottolineato a più riprese come lo Stato abbia spiccato per l’assenza di iniziative promozionali circa le proprie attività: cosa che ha compromesso la possibilità di ottenere maggiori introiti. La speranza è dunque che questi spot abbiano un’ampia diffusione che possa tenere il passo con il battage mediatico della Chiesa cattolica». Al momento degli spot non c’è traccia, c’è solo la speranza.

Scrivevo già per Avvenimenti ma sono diventato giornalista nel momento in cui è nato Left e da allora non l'ho mai mollato. Ho avuto anche la fortuna di pubblicare articoli e inchieste su altri periodici tra cui "MicroMega", "Critica liberale", "Sette", il settimanale uruguaiano "Brecha" e "Latinoamerica", la rivista di Gianni Minà. Nel web sono stato condirettore di Cronache Laiche e firmo un blog su MicroMega. Ad oggi ho pubblicato tre libri con L'Asino d'oro edizioni: Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L'Italia, la Chiesa e i desaparecidos (2015); e uno con Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera: Giustizia divina (2018).