Il V centenario della Riforma offre l’occasione per tornare a studiare la sua traduzione della Bibbia e il ruolo che ebbe nella nascita del tedesco moderno. Senza però dimenticare le parole di Marx: «Lutero ha distrutto la fede nell’autorità per ripristinare l’autorità della fede»

Il V centenario della Riforma offre l’occasione per tornare a studiare la sua traduzione della Bibbia e il ruolo che ebbe nella nascita del tedesco moderno. Senza però dimenticare le parole di Marx: «Lutero ha distrutto la fede nell’autorità per ripristinare l’autorità della fede»

Se si pensa a Lutero si pensa alla Riforma protestante e alla rivolta contro la Chiesa di Roma; si pensa alla traduzione della bibbia e alla nascita della lingua tedesca moderna. Forse si sa anche che Lutero, con la sua rivolta a Roma, ebbe un ruolo basilare per la successiva storia culturale della Germania e per tutto il futuro pensiero tedesco, ma raramente viene colto il senso di duplicità che questa ribellione comportava. Per comprenderlo dobbiamo tener presente che Lutero è un uomo di Chiesa e tale rimarrà sempre, è un uomo del Medioevo e non del Rinascimento, è l’uomo che teorizzò nel De servo arbitrio l’impossibile conciliazione fra libertà interiore ed obbedienza all’autorità. Una teorizzazione che divenne esplicita condanna in occasione della Rivolta dei contadini nel 1525. Infervorati dalle parole del monaco sassone che condannava i soprusi di Roma, i contadini dettero vita alla loro ennesima insurrezione convinti che questa volta gli esiti sarebbero stati a loro favorevoli. La realtà, lo sappiamo, fu assai diversa: essi furono trucidati e Lutero non solo non li appoggiò ma ne prese le distanze formulando la scissione fra uomo interiore soggetto ai disegni divini e uomo esteriore soggetto ai padroni del mondo. I contadini erano cioè liberi solo in qualità di uomini interiori ma non potevano pretendere la libertà per l’uomo esteriore che deve invece, sempre e comunque, obbedienza all’autorità. Una frattura che pervade tanta cultura futura. Secoli dopo Marx scrisse nella Critica della filosofia del diritto in Hegel : «Lutero ha distrutto la fede nell’autorità per ripristinare l’autorità della fede; ha trasformato i preti in laici per fare dei laici preti; ha liberato l’uomo dalla religione esteriore per fare della religione l’uomo interiore».
Teniamo presente questo aspetto e apparirà esplicito il complesso percorso della Riforma, la nascita di un’etica protestante che caratterizza le popolazioni del Nord e la storia della lingua tedesca, lingua dall’anomalo sviluppo che ha dominato in ambito filosofico e psichiatrico e a cui, all’interno dell’Analisi collettiva, abbiamo dedicato ampio spazio.
1517. Quando cinque secoli fa Lutero pubblicò le sue tesi non aveva alcuna intenzione di provocare uno scisma: fino al 1521, anno in cui con la bolla di Leone X fu condannato come eretico hussita, cercò di scongiurare la rottura affinché la riforma rimanesse un fenomeno interno alla chiesa. Lutero era uomo di Chiesa. Tuttavia la miccia era stata accesa e l’esplosione non poteva essere evitata. Veri artefici della scissione della cristianità furono la politica dei principi elettori laici che videro la possibilità di affermare il loro potere su più di un quinto dell’impero in mano ai principi ecclesiastici, rappresentanti papali, e la stampa a caratteri mobili di Gutenberg che diffuse, con una rapidità mai vista prima, sia le lettere d’indulgenze vendute sulla pubblica piazza secondo precise regole di mercato da venditori itineranti, sia le 95 tesi luterane che le condannavano.



L’articolo prosegue sul numero di Left in edicola
SOMMARIO ACQUISTA