Il 20 giugno è la Giornata mondiale del rifugiato. Ma i diritti umani non vengono garantiti né in Europa né in Africa dove si fanno accordi con governi dittatoriali pur di non far arrivare i migranti. L'intervento del vicesegretario Arci

Il 20 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale del rifugiato, appuntamento annuale voluto dall’Assemblea generale dell’Onu, il cui obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di milioni di rifugiati e richiedenti asilo. È lo stesso giorno in cui, nel 1951, l’Assemblea approvò la Convenzione di Ginevra.
Negli ultimi anni il diritto d’asilo è sempre più diventato oggetto di campagne diffamatorie e strumentali, che tendono a legittimare la non applicazione di quanto sta scritto nella nostra Costituzione e nella legislazione internazionale. Governi dell’Ue (si pensi ai cosiddetti Paesi di Visegrad: Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) hanno affermato il loro diritto a bloccare i flussi di richiedenti asilo, negando così un principio cardine della Convenzione di Ginevra, cioè il diritto di ogni persona a chiedere protezione internazionale. Allo stesso tempo l’Ue ha firmato un accordo con la Turchia di Erdogan per bloccare il flusso di richiedenti asilo dal Medio Oriente, proprio mentre i siriani, che rappresentano il principale gruppo di rifugiati al mondo, scappavano dalle bombe della coalizione internazionale e da quelle di Daesh. Questa è una pagina vergognosa della storia del Vecchio continente, che ha deciso di scaricare sui Paesi limitrofi l’onere dell’accoglienza e dell’eventuale respingimento, in cambio di soldi e sostegno politico. Dopo quell’accordo, l’Unione europea, con l’Italia capofila, tenta di utilizzare lo stesso modello usato con la Turchia anche con altri Paesi, dove i diritti umani vengono regolarmente calpestati come in Libia. Un Paese dilaniato da una guerra civile che dura dal 2011 e con un territorio diviso per bande, viene così investito di una responsabilità che i nostri governanti non vogliono assumersi. Gli si chiede di impedire le partenze e di trattenere i flussi migratori sul loro territorio, nonostante le testimonianze di centinaia di migranti sulle violenze e i ricatti che lì subiscono. L’Ue, e l’Italia tra i principali protagonisti di questo indirizzo politico, ha anche scelto di condizionare gli aiuti allo sviluppo dei Paesi africani, alla collaborazione degli Stati di origine e transito dei flussi migratori. È una operazione ingiusta, assolutamente inefficace e, in molti casi, controproducente. Il sostegno a governi dittatoriali o sostenuti da bande di criminali che controllano il territorio aumenterà infatti le ragioni di fuga e quindi anche il numero di profughi, proprio a causa della situazione di crescente instabilità e conflitto di molte regioni del mondo. Le risorse per l’accoglienza dei profughi destinate all’Unhcr sono sempre di meno a fronte di quasi 70 milioni di persone nel mondo che fuggono in cerca di protezione: il numero più alto dall’approvazione della Convenzione di Ginevra. Il diritto d’asilo è dunque sotto attacco in nome della compatibilità economica e politica, in Europa come nel resto del mondo. Per questo ha fatto bene l’Unhcr a ribadire che è importante in questo 20 giugno 2017, più che in passato,  stare dalla parte dei rifugiati #WithRefugees. Gli Stati, i governi, mostrano di non voler perseguire più l’interesse generale e di avere abbandonato come obiettivo irrinunciabile il riconoscimento dei diritti umani per tutti e tutte. La società deve provare a riprendere in mano il proprio destino assumendo come prioritario questo obiettivo generale. Le organizzazioni sociali, le associazioni devono svolgere in questa battaglia un ruolo da protagoniste. Ed è quello che intendiamo fare nel nostro Paese e nell’Ue a partire da questa importante giornata del 20 giugno.

L’articolo di Filippo Miraglia, vicepresidente Arci, è tratto da Left in edicola


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