C'è fermento nella penisola araba. Il re dell’Arabia saudita Salman bin Abdelaziz Al Saud a sorpresa ha nominato principe ereditario suo figlio Mohammed bin Salman, 31 anni. A sorpresa perché il principe ereditario in carica era invece Mohammed bin Nayef, cugino 57enne del nuovo principe ereditario. Un annuncio che però sembrava ormai nell’aria: nell’ultimo anno Mohammed bin Nayef era infatti quasi scomparso dalla vita politica saudita e dalle cerimonie ufficiali, mentre Mohammed bin Salman ricopriva ruoli sempre più centrali. La scelta del più anziano cugino come principe ereditario era avvenuta lo scorso anno, una scelta favorevolmente accolta dalla politica saudita. Mohammed Bin Nayef è infatti il principe più rispettato fra quelli della seconda generazione, soprattutto per aver messo a repentaglio la propria vita - fu oggetto anche di un attentato - durante la campagna condotta contro i terroristi di Al Qaeda. Mohammed Bin Salman, il principe ereditario in carica, era estraneo alla politica fino a due anni fa, ma si è velocemente distinto ricoprendo il ruolo di ministro della Difesa, dell’Economia e dei Giovani. Sotto la sua guida l’Arabia Saudita è entrata in guerra con lo Yemen, conflitto che in due anni ha causato migliaia di morti, senza portare fino ad ora grandi risultati per il Paese. Al contrario, come ministro dell’Economia e dei Giovani si è distinto per le sue idee innovative in politica interna. Il principe è infatti l’ideatore di Vision 2030, il progetto di innovazione che si propone di cambiare nei prossimi 14 anni il volto all’Arabia Saudita. L'economia del Paese dipende per l'80% dai profitti derivanti dal petrolio. Mohammed bin Salman con il suo piano vuole ridurre al minimo la dipendenza dell’Arabia Saudita dall'oro nero, privatizzando ampi settori dell’economia e inserendo giovani e donne nel mercato del lavoro. Un piano audace e innovativo, che rappresenta una eventuale svolta per l’Arabia Saudita, il Paese più conservatore del mondo arabo, governato per decenni da ultrasettantenni. Del resto, in questo periodo, Riad sta ricoprendo un ruolo sempre più importante nella politica internazionale e del Medio Oriente. Basti ricordare che il mese scorso al vertice sunnita “contro il terrorismo” tenutosi proprio a Riad, Donald Trump aveva affidato all’Arabia Saudita il compito di guidare i Paesi del Medio Oriente. Se negli ultimi decenni la monarchia sunnita aveva mantenuto un basso profilo politico, da tre anni a questa parte ha invece cambiato rotta, sposando una politica più aggressiva e indirizzata ad un forte cambiamento del Paese. Un cambio che viene “premiato” dalle parole di Trump e da questo improvviso cambio di ruolo del principe ereditario. Probabilmente questo cambio sarebbe avvenuto comunque, ma sicuramente il sostegno di Trump verso l’Arabia Saudita ha accelerato la decisione di re Salman.

C’è fermento nella penisola araba. Il re dell’Arabia saudita Salman bin Abdelaziz Al Saud a sorpresa ha nominato principe ereditario suo figlio Mohammed bin Salman, 31 anni. A sorpresa perché il principe ereditario in carica era invece Mohammed bin Nayef, cugino 57enne del nuovo principe ereditario.
Un annuncio che però sembrava ormai nell’aria: nell’ultimo anno Mohammed bin Nayef era infatti quasi scomparso dalla vita politica saudita e dalle cerimonie ufficiali, mentre Mohammed bin Salman ricopriva ruoli sempre più centrali.
La scelta del più anziano cugino come principe ereditario era avvenuta lo scorso anno, una scelta favorevolmente accolta dalla politica saudita. Mohammed Bin Nayef è infatti il principe più rispettato fra quelli della seconda generazione, soprattutto per aver messo a repentaglio la propria vita – fu oggetto anche di un attentato – durante la campagna condotta contro i terroristi di Al Qaeda.
Mohammed Bin Salman, il principe ereditario in carica, era estraneo alla politica fino a due anni fa, ma si è velocemente distinto ricoprendo il ruolo di ministro della Difesa, dell’Economia e dei Giovani.
Sotto la sua guida l’Arabia Saudita è entrata in guerra con lo Yemen, conflitto che in due anni ha causato migliaia di morti, senza portare fino ad ora grandi risultati per il Paese.
Al contrario, come ministro dell’Economia e dei Giovani si è distinto per le sue idee innovative in politica interna. Il principe è infatti l’ideatore di Vision 2030, il progetto di innovazione che si propone di cambiare nei prossimi 14 anni il volto all’Arabia Saudita. L’economia del Paese dipende per l’80% dai profitti derivanti dal petrolio. Mohammed bin Salman con il suo piano vuole ridurre al minimo la dipendenza dell’Arabia Saudita dall’oro nero, privatizzando ampi settori dell’economia e inserendo giovani e donne nel mercato del lavoro.
Un piano audace e innovativo, che rappresenta una eventuale svolta per l’Arabia Saudita, il Paese più conservatore del mondo arabo, governato per decenni da ultrasettantenni. Del resto, in questo periodo, Riad sta ricoprendo un ruolo sempre più importante nella politica internazionale e del Medio Oriente.
Basti ricordare che il mese scorso al vertice sunnita “contro il terrorismo” tenutosi proprio a Riad, Donald Trump aveva affidato all’Arabia Saudita il compito di guidare i Paesi del Medio Oriente. Se negli ultimi decenni la monarchia sunnita aveva mantenuto un basso profilo politico, da tre anni a questa parte ha invece cambiato rotta, sposando una politica più aggressiva e indirizzata ad un forte cambiamento del Paese. Un cambio che viene “premiato” dalle parole di Trump e da questo improvviso cambio di ruolo del principe ereditario. Probabilmente questo cambio sarebbe avvenuto comunque, ma sicuramente il sostegno di Trump verso l’Arabia Saudita ha accelerato la decisione di re Salman.