Nessun Sam, nessuna Lara. Basta con John e Mark, ma anche Malek. Sono banned baby names, nomi vietati per i bambini nell'Egitto 2017 di Al Sisi.

Oggi al Parlamento egiziano dibattono questa proposta di legge: nessun nome straniero, specialmente occidentale, verrà dato ai neonati «per salvare le nostre radici sociali e culturali, per non abbandonare i nomi arabi». Lo ha detto il membro del Parlamento e promotore della legge, Bedier Abdel Aziz, che ha aggiunto che le generazioni future senza nomi arabi «potrebbero non essere legate alla loro vera identità».

Solo la minoranza copta predilige nomi stranieri, differenziandosi dalla maggioranza sunnita che usa quelli arabi. Se qualcuno però volesse comunque provare a chiamare i suoi figli come vuole, dal Cairo ad Alexandria, per chiamare i suoi figli Sam o Vanessa, rischierebbe una multa di di migliaia di sterline egiziane o peggio, sei mesi di prigione. «Non posso credere che al Parlamento non abbiano niente di meglio da fare» ha scritto Anthea Gould sui social, ribattuta dall'Egypt Indipendent, e riassume la voce della maggior parte degli egiziani sulla questione.

Nessun Sam, nessuna Lara. Basta con John e Mark, ma anche Malek. Sono banned baby names, nomi vietati per i bambini nell’Egitto 2017 di Al Sisi.

Oggi al Parlamento egiziano dibattono questa proposta di legge: nessun nome straniero, specialmente occidentale, verrà dato ai neonati «per salvare le nostre radici sociali e culturali, per non abbandonare i nomi arabi». Lo ha detto il membro del Parlamento e promotore della legge, Bedier Abdel Aziz, che ha aggiunto che le generazioni future senza nomi arabi «potrebbero non essere legate alla loro vera identità».

Solo la minoranza copta predilige nomi stranieri, differenziandosi dalla maggioranza sunnita che usa quelli arabi. Se qualcuno però volesse comunque provare a chiamare i suoi figli come vuole, dal Cairo ad Alexandria, per chiamare i suoi figli Sam o Vanessa, rischierebbe una multa di di migliaia di sterline egiziane o peggio, sei mesi di prigione. «Non posso credere che al Parlamento non abbiano niente di meglio da fare» ha scritto Anthea Gould sui social, ribattuta dall’Egypt Indipendent, e riassume la voce della maggior parte degli egiziani sulla questione.