Scusatemi. Mi sono sbagliato.
Ho creduto che il voto di qualche milione di persone di sette mesi fa fosse un fastidiosissimo intoppo nella mia perversione di intendere il potere come mio potere, la politica come la mia politica, il partito come mio partito, la sinistra come la mia sinistra e così anche il mio centrosinistra. Ho pensato, sbagliando ancora, che rendere digeribile alla gente di sinistra le politiche sfacciatamente di destra fosse un buon modo per votare a sinistra. Che sciocco: a forza di rendere potabile quegli altri non ho pensato a quanto fosse naturale votare loro, direttamente gli originali.
Scusatemi mi sono sbagliato.
Ho pensato che bastasse fomentare l’indignazione contro gli stipendi dei politici, iperbolare sulle loro pensioni e rimestare tra i loro arresti per credere che questo bastasse per essere la naturale alternativa. Ho finito per intendere la politica come un soffio continuo sul fuoco e alla fine mi sono bruciato anch’io. Che sciocco: ho creduto che amministrare, sapere amministrare, proporre oltre che demolire, sapere di politica, prendere decisioni e prendere posizioni fossero solo degli antipatici compiti a casa da poter copiare in classe. E mi sono sbagliato. Ora usciamo di qui, diciamo che abbiamo perso e che questo errore ci serve per essere migliori come succede alle persone normali.
Scusatemi mi sono sbagliato.
É che la gente là fuori sta male. Male davvero: più poveri, con meno speranza, spaventati, incazzati, oppressi ogni volta che pensano a un futuro più lungo dei dieci minuti di un caffè, sbeffeggiati dai potenti e per niente informati sulle dinamiche dei poteri. Che sciocco: ho pensato che la gente potesse avere ancora voglia di occuparsi di politica mentre la politica ha smesso di occuparsi della gente. Ora usciamo da qui e lo diciamo chiaro e tondo che governare con solo l’appoggio di una minoranza oscena e silenziosa è un esercizio logorante che vogliamo dismettere subito.
Scusatemi. Mi sono sbagliato.
Buon martedì.