Insomma. L’altro ieri sera il Partito Democratico decide (non erano passate nemmeno 24 ore dalla batosta elettorale in cui il “nuovo” Renzi ha “non vinto” come il “vecchio” Bersani) di pubblicare una foto sui propri social. Questa:
Una foto che, nella torbida simpatia di Orfini che ha firmato il post, avrebbe dovuto farci sorridere per l’infantile trucchetto del “vecchio” come “ridicolo”. E fa niente che al simpatico tavolo perculato da Orfini ci siano anche due persone che non ci sono più (Marco Pannella e Padoa Schioppa): a Orfini diverte così tanto fare il bullo nascosto nelle mutande di Renzi che alla fine ci scrive sotto anche “Condividiamo!”. Lo vuole fare sapere a tutti. Insomma.
«A parte che Padoa Schioppa e Pannella sono morti…è un post di pessimo gusto, vista anche la figura che abbiamo fatto meno di 24h fa…» commenta Benedetta; «Ah, ma non è Matteo Renzi News…
Ma quando avete fatto questo post, vi siete resi conto che lì in mezzo, oltre ad esserci l’anima storica di questo partito, c’è anche il nostro attuale Premier?», scrive Daniel; «Ma la finiamo di fare ste cose?
Ma l’analisi sarebbe questa? Ste cose da trolloni a chi cacchio giovano? Perché se me lo spiegate magari da comunicatore capisco. Dai, basta»., scrive Samuele; «Ma è il titolista di Libero che vi fa da da social media manager? O avete affittato quello di Salvini? Vergognosi, provo imbarazzo ad aver rifatto la tessera l’anno scorso, ma adesso basta», si arrabbia David; «Il mio è un appello da semplice iscritto disperato: cambiate i toni, cambiate i modi», dice Matteo; «Da iscritto PD vi chiedo: state bene? Dentro a questa lista c’è, tra gli altri, l’attuale premier Gentiloni (che il PD mi pare sostenga)», aggiunge Stefano. E avanti così. Migliaia di commenti disgustati. Attenzione: di iscritti del PD.
Poi, ieri, anche Romano Prodi perde la pazienza (Prodi, eh) e all’ennesimo calcio di Renzi decide di rispondere: «Leggo che il segretario del Partito democratico mi invita a spostare un po’ più lontano la tenda. Lo farò senza difficoltà: la mia tenda è molto leggera. Intanto l’ho messa nello zaino», dice l’ex presidente del consiglio. Evvai.
Poche ore prima, su Repubblica Walter Veltroni aveva certificato, in modo asciutto e pacato, quella che in altri tempi si sarebbe chiamata mutazione genetica, rispetto al dna con il Pd nacque dieci anni fa al Lingotto: «Il partito non ha più identità».
Critiche che, del resto, sia Cuperlo che Orlando e Emiliano lanciano da tempo. Ma sono “nemici interni”, come li chiamano loro. Quindi lasciamoli stare. Andiamo avanti.
Imbarazzatissimo anche Graziano Delrio: «Le tende si mettono nello zainetto, ma si possono anche ritirare fuori…», prova a balbettare.
«Serve calma e responsabilità per il ruolo che il Partito ha nei confronti degli elettori. Ripeto serve calma e responsabilità rispetto a esasperazioni che non servono», dice il tiepido Lorenzo Guerini, esperto di bolliture a fuoco lento, pompiere come massima inclinazione.
Poi arriva il siluro del ministro Dario Franceschini che pubblica in un tweet i deludenti dati delle amministrative e commenta: «Bastano questi numeri per capire che qualcosa non ha funzionato? Il Pd è nato per unire il campo del centrosinistra non per dividerlo».
Intanto ieri in provincia di Lecce nel PD hanno salutato 104 tra sindaci, assessori, consiglieri comunali e quadri. Tutti pronti a migrare dal Partito Democratico ad Articolo 1-Mdp.
Avanti. Bulletti. Verso il dirupo.
Buon mercoledì.