Contro lo ius soli, una legge che riconosce un fondamentale diritto umano, quello di diventare cittadino del Paese dove si nasce e si vive, viene agitata la bandiera di una politica sempre più povera di linguaggio e di pensiero. Il diritto alla cittadinanza per i figli di immigrati nati in Italia (ius soli) e per i minori arrivati da piccoli e che hanno compiuto il primo ciclo di studi (ius culturae) viene sempre più spesso accostato a paure – perlopiù indotte da politici e media – come quella del terrorismo o della criminalità legata al fenomeno dell’immigrazione. Non conta la vita reale di 800mila giovani “italiani senza cittadinanza” da decenni nel nostro Paese, che hanno compiuto i loro studi qui, che tifano Roma o Inter, che parlano i mille dialetti d’Italia. I fatti vengono falsificati e così anche lo ius soli scivola nel gran calderone della sicurezza, efficace strumento elettorale. La Lega lo cavalca ormai da tempo, in compagnia adesso del M5s che sullo ius soli ha fatto una giravolta con l’astensione al Senato, in pratica un voto contrario. Cosa sta accadendo? «Uno spostamento continuo di significati e tanta confusione», commenta Filippo Miraglia, vicepresidente dell’Arci che da anni è in prima fila nella campagna per la cittadinanza. «L’immigrazione si presta a una grande strumentalizzazione, per cui si passa da quelli che sbarcano a quelli che nascono, dai musulmani all’intercultura: tutto è uguale, tutto fa brodo per indurre una sensazione di assedio e di estraneità degli immigrati». Lo ius soli è stato tirato in ballo anche per spiegare la sconfitta del centrosinistra e il fallimento del Pd di Renzi alle ultime elezioni amministrative. «A me sembra una sciocchezza, perché il tema della sicurezza è sempre stato l’argomento principale della destra. È l’unica cosa che sanno dire alle persone che vivono la crisi economica: la colpa è degli immigrati».
Sempre a proposito delle elezioni amministrative, il 25 giugno, giorno del ballottaggio, un articolo diNando Pagnoncelli sul Corriere della Sera ha avuto un roboante effetto mediatico, rilanciato durante tutta la giornata e anche nei giorni successivi da tv e radio. Veniva riportato un sondaggio Ipsos: rispetto al 2011 gli italiani favorevoli a concedere lo ius soli ai figli di immigrati passano dal 71% al 44%. Il sondaggista poi spiega che gli italiani sarebbero preoccupati perché gli immigrati «sono giudicati troppo numerosi, gravano sui conti pubblici e competono nel mercato del lavoro» con i possibili rischi «per la sicurezza, non solo per gli episodi di microcriminalità (scippi, furti negli appartamenti, spaccio, ecc.) ma anche per la possibile presenza di terroristi». Ecco qua, il gioco è fatto. Ma il clima che si è creato pregiudicherà l’approvazione della legge, sostenuta da Pd, Mdp, Sinistra italiana e Ncd, e che attende da due anni dopo l’ok della Camera?
La senatrice Doris Lo Moro, Mdp, relatrice del disegno di legge, ammette di esserci rimasta male leggendo l’articolo di Pagnoncelli. «Quel sondaggio dimostra che più il tempo passa, per via dell’indecisione dei politici, e più sorgono dubbi anche in chi prima non li aveva», dice. Per questo bisogna fare in fretta e arrivare all’approvazione che secondo la senatrice, visto lo schieramento a favore, potrebbe avvenire entro la fine dell’estate.
La legge dovrebbe essere approvata a fine estate. Ma il clima si accende e i minori senza cittadinanza vengono usati per fini elettorali. Incredibile la giravolta del M5s che nel 2013 aveva presentato una legge sullo ius soli simile a quella attuale